Otto mesi senza Vittorio. E senza verità

Sono passati circa otto mesi da quel terribile pomeriggio di metà aprile, quando un video su youtube diffuse la notizia del sequestro di Vittorio Arrigoni, attivista italiano trentaseienne, che da circa tre anni viveva a Gaza, svolgendo attività di attivismo, solidarietà internazionale e giornalismo indipendente. Vittorio Arrigoni lavorava con ISM (International Solidarity Movement: http://palsolidarity.org/ ), un’associazione pro palestinese internazionale, impegnata in attività come interposizioni civili, accompagnamento e protezione di palestinesi a ridosso della buffer zone (in particolare agricoltori e pescatori), testimonianze e denunce di violazioni dei diritti umani e dei crimini di guerra compiuti quotidianamente da Israele. Il blog di Vittorio, Guerrilla Radio (http://guerrillaradio.iobloggo.com/), ora diventato uno splendido libro (“Restiamo Umani”, Edizioni Il Manifesto), raccoglieva i racconti e le testimonianze dell’attivista, e, in particolare durante il periodo dell’attacco israeliano Piombo Fuso del dicembre 2009, era divenuto un blog molto popolare e visitato, permettendo così la circolazione di informazioni libere ed indipendenti sulla situazione nella Striscia di Gaza.

Vittorio Arrigoni fu trovato morto la mattina dopo il suo rapimento (rivendicato su internet da un misterioso gruppo islamico salafita), lasciando sgomenti e senza parole amici, attivisti, lettori e semplici ammiratori della sua attività in Palestina, preziosa per tutti. Le dinamiche del suo rapimento, avvenuto a sorpresa, mentre il ragazzo tornava a casa, solo, dalla palestra, in un contesto nel quale lui stesso si sentiva protetto e a casa, sono sembrate da subito poco chiare, soprattutto per il fatto che l’attivista fosse molto amato e conosciuto anche a Gaza. Chi avrebbe potuto compiere un atto del genere, contrario agli interessi degli stessi palestinesi? Le ipotesi che furono, più o meno da subito, paventate, furono tre: la prima era una sorta di “vendetta” nei confronti del governo di Hamas, da parte di qualche gruppo “ribelle” (effettivamente nel momento della rivendicazione fu chiesta la liberazione di uno Sheik, militante jihadista incarcerato, in cambio dell’ostaggio). La seconda teoria era un atto di estremismo e fanatismo nei confronti di un occidentale (che nello stesso video veniva accusato dai rapitori di “diffusione di costumi occidentali e del peccato nella Striscia”). La terza ipotesi, sostenuta anche da queste testimonianze subito dopo il ritrovamento del cadavere di Vittorio (http://www.youtube.com/watch?v=O6mLAaZaUy4), era un complotto da parte di Israele, che aveva già, tempo prima, minacciato e incoraggiato l’eliminazione di tutti gli attivisti presenti della Striscia con ISM, condannandoli come terroristi e nemici di Israele (http://www.stoptheism.com/).

Meri Calvelli, attivista e cooperante italiana che vive da numerosi anni tra Striscia di Gaza e Cisgiordania, sta seguendo il processo, inviando informazioni puntuali e dettagliate attraverso il suo profilo di facebook. Le ho posto alcune domande sulla faticosa ricerca della verità e su quanto si sia effettivamente appreso fino ad ora su quel terribile evento.

Meri, qual’è la situazione del processo Arrigoni?

“Siamo arrivati alla settima udienza del processo ai presunti assassini di Vittorio. Sono 4 gli imputati che vengono processati dal 23 agosto 2011. Altri due (tra cui il possibile “capo” del gruppo, giordano) furono “preventivamente” uccisi durante lo scontro a fuoco con le forze di sicurezza di Hamas, immediatamente dopo il ritrovamento del corpo di Vittorio.

Gli imputati ancora in vita rilasciarono a suo tempo delle testimonianze, di cui non si sa molto, ma dalla quale si capisce che hanno confessato di aver preso parte al rapimento e all’uccisione. Durante il primo dibattimento pero’, ritrattarono tutto, dicendo che erano stati pressati e maltrattati. Le prove portate in aula, computer cellulari, moto, affitti di case ecc, dimostrano però la loro partecipazione e coinvolgimento.

La linea della difesa, molto scarsa e mal organizzata, tende a rimandare ogni volta il processo, opponendosi ai testimoni, e a scaricare il più’ possibile le responsabilità’ ai due ormai uccisi.

Le accuse agli imputati sono quelle di aver partecipato, in concorso con altri, al rapimento a scopo di ricatto e uccisione. Il perché’ sia stato ucciso tuttavia non e’ stato ancora appurato.”

E’ stato scoperto qualcosa sulle possibili cause del sequestro e omicidio?

“Forse questa e’ la nota dolente, per la quale ancora non si riesce ad entrare nel merito della questione. Come possibile movente c’e’ solo il riferimento alla richiesta di liberazione dello Sheik incarcerato da Hamas, da parte del gruppo dei sequestratori, su ordine del giordano che è uno dei due che furono uccisi.”

Quali sono in principali impedimenti alla scoperta della verità?

“Da quello che è uscito fino ad ora, gli imputati, sia quelli uccisi che quelli in vita, facevano parte dei corpi militari di Hamas (dipartimento della protezione civile) e polizia, sui quali sicuramente c’e’ stata una perdita di controllo. Comunque e’ chiaro che risulta difficile giudicare personale interno.”

Come si stanno comportando le autorità competenti?

“Le autorità competenti sono il tribunale militare che sta giudicando, il ministero degli interni, la sicurezza interna che ha condotto l’inchiesta che pero’ non ha reso pubblici gli atti e le testimonianze per intero. Di fatto il processo lo stanno facendo, ma restano ancora moltissimi punti oscuri.Nell’ultima udienza il giudice ha fatto un appunto alla difesa, dicendogli di non entrare nel vivo della causa, ma di richiedere solo rinvii senza leggere gli atti di accusa e dibatterli. Non si capisce bene se e’ una farsa o un metodo per spronare alla difesa degli imputati.”

Secondo te cosa può essere successo?

“Sicuramente il gruppo, intenzionato a dettare condizioni alla polizia interna e a dare una “lezione” ai costumi occidentali, non ha saputo gestire un iniziale rapimento, che poi e’ finito drammaticamente nell’uccisione. Non e’ comunque escluso che ci possa essere altro dietro, che a questo punto dubito possa saltare fuori, visto che il principale coinvolto e’ stato ammazzato.”

Ma secondo te Vittorio Arrigoni era obiettivamente una persona che poteva essere accusata di atteggiamenti sconvenienti e poco opportuni nella Striscia e dunque essere preso facilmente di mira da gruppi di fanatici?

“No. Vittorio aveva un comportamento normalissimo ed era amato e stimato a Gaza. Io stessa, che vivo qui da anni, non ho mai avuto problemi o accuse di condotta inadeguata. Le persone che hanno compiuto quel gesto, secondo me, sono personaggi non in grado di ragionare, con mentalità malate, mosse da profonda ignoranza e stupidità, che si nascondono dietro precetti religiosi ma che in realtà non hanno nessun tipo di motivazione etica o morale. La loro difesa sta giocando sporco, appigliandosi alla motivazione di una presunta frequentazione di donne da parte di Vittorio per sminuire la colpevolezza degli imputati.

Io penso che i colpevoli siano gente incapace, senza cervello, che volevano originariamente mettere a dura prova il governo di Hamas, magari fomentati anche da Israele: non sono stati in grado di gestire il rapimento e di darsi alla fuga, per questo lo hanno ucciso. Ma svelare la verità sarà molto difficile, visto che la “mente” dell’operazione è stata uccisa.

Quello che è successo è davvero grave, è una brutta storia da differenti punti di vista (dinamiche interne, controllo da parte del governo, gestione della sicurezza e strumentalizzazioni), ed è per questo, credo, che nessuno voglia andare a fondo della reale dinamica dei fatti. E non è nemmeno un episodio isolato: basti pensare all’uccisione del ragazzo italiano a Gerusalemme nel 2005 (accoltellato da un passante palestinese, poi sparito nel nulla), e Juliano Mer Kamis, poco prima di Vittorio, ucciso nel campo di Jenin in modo analogamente misterioso e senza plausibili motivazioni (http://www.haaretz.com/weekend/week-s-end/stuck-in-emergency-mode-1.400514) .”

Che clima c’è a Gaza tra gli attivisti dopo quello che è successo?

“Gli attivisti ISM presenti a Gaza continuano a fare le operazioni di accompagnamento sia sulle terre dei contadini che sul mare con la barca Oliva, per monitorare gli attacchi della marina israeliana ai pescatori. A livello di attivismo interno, non ci sono manifestazioni di dissenso nei confronti del governo o sulla riconciliazione, come durante il movimento del 15 marzo 2011; da allora c’e’ una specie di divieto da parte di Hamas su manifestazioni “politiche”. Di fatto non e’ concessa nessuna forma di dissenso.

Che cosa ha lasciato Vittorio a Gaza? Il suo lavoro continua?

La gente lo conosceva, per il lavoro di sostegno ai palestinesi, ai bambini. Nei negozi e in molti uffici delle associazioni locali puoi trovare la sua foto. Molti ragazzi indossano le magliette. La gente, chi ancora spera nel cambiamento e nella giustizia, lo ricorda sempre, ed e’ dispiaciuta per quello che e’ successo.

Questa cosa ha segnato molto.

Un grandissimo GRAZIE a Meri Calvelli e Michele Giorgio, amici di Vittorio Arrigoni e impegnati come lui sul difficile fronte dell’informazione libera e indipendente sulla Palestina, per il prezioso lavoro di testimonianza e informazione sul processo Arrigoni che stanno svolgendo.

 

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