Per Giulio Regeni
Faccio fatica a prendere la parola su Giulio Regeni, così simile a tante mie amiche e miei amici che girano per il mondo per cercare di metterne insieme dei pezzi mentre io resto qui. Scelte diverse, spesso presentate come contrapposte, innalzate l’una a discapito dell’altra, ma che io sento ancora parte della stessa storia, dello stesso tessuto intrecciato dalla fatica di sentirsi vicine anche quando lontane.
Oggi, però, di Giulio Regeni si è parlato a lungo in una conferenza stampa in cui i genitori hanno ricordato che quello che è successo a Giulio non è un caso isolato, perché, come ha detto il rappresentante di Amnesty, “nel 2015 ci sono stati 466 casi di sparizione forzata in Egitto, i casi documentati di tortura sono stati 1.056. Nel 2016 i casi documentati di tortura sono stati 88 e nei giorni in cui Giulio Regeni era scomparso, sono scomparse anche altre due persone”.
E allora chiedere la verità per Giulio Regeni significa chiederla per tutti e tutte quelle che il regime egiziano ha fatto sparire e torturato. Ed è questo, forse, l’unico modo per continuare il suo lavoro e far luce su un altro pezzo di mondo.
Carlotta
Un articolo sulla situazione in Egitto
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