Russia: raccontare il paese dall’interno
Della Russia si parla raramente. Generalmente lo facciamo per parlarne male in occasione di qualche conflitto armato, di qualche violazione dei diritti umani, per elencare i difetti del socialismo reale o più raramente, in occasione di qualche vittoria sportiva. I luoghi comuni, in qualsiasi caso, si sprecano. Abbiamo deciso di fare una chiacchierata sul tema con Oleg. Oleg lavora tra Mosca e San Pietroburgo da più di 5 anni e frequenta il paese da 10. Si divide tra attività legate alla gestione del turismo (www.sanpietroburgoviaggi.it) ed insegnamento della lingua italiana. Le sue origini slave ci serviranno tentare di capire meglio il paese anche con opinioni ed analisi diverse da quelle comunemente diffuse da noi in Occidente. Oltre agli ambienti più “impegnati” Oleg vive quotidianamente gomito a gomito con l’uomo della strada, quello che potremmo definire il “russo medio”.
–Ti è capitato di attraversare i paesi dell’Est ai tempi del socialismo reale? Che ricordi hai?
“Sì, ho molti ricordi, poiché mia madre è originaria della Bulgaria, e io spesso d’estate andavo a Varna dai nonni. Ricordo la semplicità della vita, la pulizia delle strade, i portoni aperti poiché non esisteva la criminalità, il profumo del pane e gli squisiti prodotti che venivano venduti sciolti, la birra senza etichetta, l’impossibilità di spendere i soldi regalatimi dai parenti perché c’era un solo negozio in città con tre oggetti in vendita…ce ne sarebbe da raccontare! Soprattutto ricordo il modo di fare delle persone: ingenuo, generoso, di naturale bontà. “
–Com’è stato il tuo primo contatto con la Russia?
“Ho aspettato tanto prima di andarci, ed una volta arrivato ho capito di aver perso tempo a leggere libri su questo paese, perché la realtà dei fatti è molto differente da come viene raccontata da noi. La prima volta andai volutamente come studente e non come turista, nello scalcinatissimo studentato statale di Mosca. La più faticosa, e più avventurosa, vacanza della mia vita.”
–Come si è evoluta la situazione in questi 10 anni di putinismo?
“Io conosco il paese dal 2005, quindi non ho un quadro completo, visto che Putin si è insediato nel 2000. In questi anni il paese ha fatto enormi passi avanti in certe cose, come sicurezza, ristrutturazione delle città e delle infrastrutture, sviluppo economico e delle imprese, generale comfort della vita. Per molti versi, per chi ha uno stipendio discreto, la vita di un sanpietroburghese o di un moscovita non è così diversa da quella di un milanese o di un parigino, anzi qui ci sono meno restrizioni ai divertimenti e alle gioie della vita. Gli aspetti più negativi che affliggono il paese e che Putin non è riuscito a risolvere sono la corruzione a qualsiasi livello nella vita pubblica, la sproporzione dei redditi, lo strapotere degli oligarchi, la fuga dei capitali all’estero, la concentrazione di tutte le attività principali nella capitale, il fatto che ancora oggi la Russia è incapace di produrre merci che possano lontanamente competere con quelle europee, e continua a campare sulla vendita delle sue risorse naturali. In politica estera Putin ha avuto il merito di ridare alla Russia il blasone ed il peso che le spetta sullo scacchiere internazionale.”
–Il regime di Putin non brilla per liberalità e rispetto dei diritti civili. Quanto di questo è legato alla figura del Presidente e della sua cerchia di potere costituita da ex-uomini del KGB e quanto invece è legato alla tradizione “dispotica” dei governanti russi?
“Rispondere a questa domanda è difficilissimo persino per una persona che vive in questo paese da anni, e per discuterla ci vorrebbe un’intervista a parte. Inizio spiegando ai lettori quanto sia importante il dibattito interno sui sostenitori della “mano forte” contrapposti a quelli della democrazia all’occidentale. Ebbene, il gruppo dei primi tra la semplice popolazione è nettamente maggioritario. Guardando la storia, i leader che hanno portato più vittorie sono stati anche i più autoritari, da Ivan il Terribile a Pietro il Grande passando per Lenin, mentre coloro che si sono mostrati più morbidi come Nicola II o Gorbaciov hanno portato la Russia vicino alla catastrofe. Ciò che vorrei far capire, è che è il popolo stesso a voler essere guidato in modo anche brutale. So che a noi suona orribile, ma è così. “
–E’ vero, come sostengono alcuni autorevoli esperti di Russia che c’è una continuità dettata soprattutto dal carattere e dalla cultura di quel popolo che lega tutti i regimi politici che si sono succeduti nel paese negli ultimi 100 anni?
“Certamente, come ossatura la struttura stato della Russia e i suoi meccanismi di gestione interni sono praticamente identici, indifferente che la denominazione sia Impero Russo, URSS o Federazione Russa. Che si parli di Zar, Segretario del Partito o Presidente la sostanza è la stessa. Per dirla con una battuta, che si vada alla posta, alla dogana, al centro immigrazione o in altro ufficio, è altamente probabile imbattersi in una persona che sta allo stesso tavolino con gli stessi moduli e avente gli stessi poco accomodanti riguardi verso gli utenti di 10, 20, 30 anni fa. “
–Ci puoi descrivere il ruolo nel paese degli oligarchi e dei cosiddetti “nuovi ricchi”? Com’è nata la loro ricchezza?
“E’ un tema molto spiacevole. Sintetizzando, parte di loro si è indebitamente appropriata delle ricchezze statali della collassata Unione Sovietica ed approfittando della gestione Eltsin ne ha fatto fortuna. Solitamente sono persone che abusano della propria posizione di potere e che smuovono risorse, capitali e persone senza scrupoli e corrompendo se necessario. Alcuni di loro si sono trasferiti a vivere in Inghilterra, controllando l’impero a distanza, altri sono rimasti. Putin si è battuto contro di loro, alcune volte anche in maniera plateale, ma è difficilissimo capire con quanto zelo. La mia personale opinione, è che Putin sia onestamente avverso a queste persone che non fanno l’interesse del proprio paese, ma che non possa per via legale metterli tutti a sedere, e che cerchi quanto meno possibile di sconfinare nei metodi illeciti. Con alcuni invece coltiva buoni rapporti, per necessità machiavellica di non avere tutti contro o per proprio interesse personale. Dall’Italia è molto difficile capire quanto sia difficile mettersi contro un oligarca che compia abusi o reati in Russia, la lotta per il potere giudiziario è assolutamente impari. Tornando al tema generale, fortunatamente dall’altra parte, e come al solito la nostra stampa non ne parla, sta crescendo un substrato di imprenditori creativi ed onesti, e la tendenza è sempre più consolidata. “
–In Russia c’è molta corruzione? Ti è mai capitato di imbatterti in situazioni di questo genere?
“Purtroppo sì, la corruzione a mio parere è il problema numero uno in Russia. Arriva a toccare moltissimi momenti della vita anche del più semplice cittadino: dal fare una patente ad iscriversi all’università ad aprire un ristorante. Sarà molto difficile da estirpare poiché è un modo di fare non semplicemente imposto ma radicato nella testa delle persone che a guardare lontano è stato ereditato da tre secoli di dominazione mongolica. “
Secondo te quali sono i principali problemi del paese?
“Come abbiamo appena detto la corruzione, la necessità urgente di redistribuire i redditi e la ricchezza,la distanza tra le due città principali ed il resto del paese, uno stato sociale più debole rispetto al passato, la debole coscienza politica dei cittadini, la mancanza della cultura del rispetto dell’individuo e del lavoro come la intendiamo noi in Europa. Un problema che avverte solo chi vive qui e che è integrato nella società russa è il progressivo perdersi dell’”anima russa”, cioè della spiritualità e profondità delle persone, che di generazione in generazione diventano sempre più materiali e superficiali. Ci sono altri problemi che sono varianti fisse, è banale dirlo e non si possono cambiare ma vale la pena sottolinearli perché dalla piccola e soleggiata Italia spesso si dimenticano: un clima che lascia tregua solo per sei mesi all’anno e l’impossibilità di controllare un paese troppo esteso che va da Kaliningrad, sopra alla Polonia, alla Kamchatka, in prossimità dell’Alaska. “
–E’ vero che nell’ultimo anno c’è stato un reale risveglio della società civile? E’ percepibile nelle strade o è un elemento minoritario?
“Sicuramente sì, una cosa impensabile fino a qualche anno fa e sorprendente per entità. I russi sono gente molto poco politicizzata, capita molto raramente di parlare con loro di politica. Io penso che da una parte siano stufi di vedere Putin, sebbene in realtà il suo consenso sia molto forte, e dall’altra questo sia uno dei loro periodici risvegli dopo un ventennale letargo. La cosa che dà fiducia è il fatto che comunque nonostante alcune restrizioni lo Stato non si sia messo di traverso per impedire le manifestazioni e le altre iniziative, e che i partecipanti siano assolutamente trasversali e non più minoranze marginali; si va infatti dal personaggio famoso, allo studente, al medio professionista, all’immigrato. Il dissenso viene manifestato in tv, sui social network, per strada. In un quadro simile, la speranza è che in un ventennio la vita politica russa arrivi ad essere vivace, partecipata e democratica quasi come lo è in Europa. “
–Cosa pensi del diffondersi della violenza xenofoba e di feroci formazioni naziste in uno dei paesi più multietnici del mondo e nel quale, ai tempi dell’URSS, il problema del razzismo sembrava quasi risolto?
“E’ una cosa vergognosa della quale si parla con riprovazione ed imbarazzo. Molti non sanno che la Russia è stato uno dei primi paesi multietnici nel mondo, racchiudendo nei suoi confini circa 200 gruppi etnici differenti. La multietnicità in Russia è sempre stata vista come una cosa naturale ed indiscutibile, a parte pochi imbecilli che cercano uno spicchio di consenso strumentalizzando fatti di cronaca. Infatti purtroppo spesso anche qui come in Europa accade che l’immigrato di turno investa ubriaco la scolara o che al mercato accoltelli il venditore rivale, e allora ciò dà il proposito alla destra più becera di coniare slogan come “la Russia ai Russi”. Medvedev a suo tempo e Putin sono stati assolutamente irremovibili nel condannare tali posizioni, in conformità con quanto scritto nel dettato costituzionale della Federazione.”
–Qual’è il giudizio dei Russi su Michail Gorbaciov e Boris Elstin? Due figure che qui in Occidente, a torto o a ragione, vengono in qualche modo tenute in grande considerazione?
“Se è vero che da cronaca si passa a storia nel giro di vent’anni, ora è molto in voga dibattere proprio il periodo a cavallo tra gli ’80 e i ’90. Il giudizio è all’80% negativo, fatta eccezione per chi in quel periodo si è arricchito e per la Chiesa. Ho parlato di questo tema con i russi non centinaia, ma migliaia di volte, ed ogni volta, parlando della vita quotidiana delle persone e non delle sovrastrutture, ho sentito le stesse parole: scaffali vuoti, file per i prodotti alimentari, sparatorie da far west, proliferazione selvaggia della corruzione, gente che da un giorno all’altro ha perso la casa, famiglie distrutte dall’alcolismo e dalla disoccupazione. In quel periodo c’è stato un vertiginoso crollo delle nascite che la Russia pagherà in questi anni, visto che ora dovrebbe entrare nel mondo del lavoro la generazione nata in quegli anni. La speranza di vita per gli uomini in quel periodo era di 58 anni, ciò significa che per cause disparate si moriva anche prima dei 50.”
-E’ vero che sotto la presidenza di Eltsin non si pagavano le pensioni e gli stipendi arrivavano in ritardo?
“Credo senza scherzi che le pensioni, se pagate, non superassero i 50 dollari. Ho sentito di storie di gente che magari aveva lavorato per mesi attendendo lo stipendio, a cui poi, l’imprenditore, con il beneplacito di un funzionario corrotto ha dato il benservito oppure di chi è stato pagato con la merce che produceva; uno che conoscevo era stato pagato con dei sacchi di patate. In generale il cittadino russo in quegli anni era assolutamente privo di tutele ed impotente di fronte agli eventi. Insomma la legge della giungla, oggi fortunatamente non è più così, anche se c’è molto ancora da fare. “
–E’ vero che per conoscere la Russia non basta andare a Mosca ed a Piter (come viene affettuosamente chiamata San Pietroburgo), ma bisogna spingersi nel Caucaso ed in Siberia?
“Sì, Mosca e San Pietroburgo sono come due isole nella Federazione, anche tra loro diverse. Non serve andare in luoghi così più difficilmente raggiungibili come il Caucaso o la Siberia, ma in una qualsiasi cittadina di medie dimensioni della parte europea per capire che la Russia è un’altra cosa. Tuttavia per la frequentazione di questi luoghi è obbligatorio conoscere il russo, altrimenti è difficile comunicare con la popolazione locale. “
–Cosa pensi del caso delle Pussy Riot?
“Credo che sia stato sbagliato condannarle. Lo dico da non credente, sono convinto che abbiano sbagliato luogo per la loro esibizione e che così facendo abbiano offeso molte persone, ma incolparle di odio religioso è evidentemente un provvedimento sproporzionato che è finalizzato ad essere da esempio e da avvertimento. Le ragazze, che sottolineo non sono un gruppo musicale ma un vero e proprio collettivo politico, non erano nuove ad atti eclatanti e poco educati, come orge improvvisate nei musei e sproloqui appollaiate sui monumenti della Piazza Rossa. Sono sempre state punite con sanzioni amministrative ridicole, nell’ordine della decina di euro. Sarei curioso di vedere cosa sarebbe successo a colui che fosse salito su San Pietro urlando al megafono “cazzo, merda, piscio e Dio caccia il premier” o agitando i propri genitali alla Galleria degli Uffizi. Detto ciò, ribadisco che sia esagerato punire queste ventenni quando il paese soffre di ben peggiori cialtronerie. Mi rivolgo a chi è interessato all’opposizione in Russia: il corpo reale del movimento in Russia è ben altro.”
(Intervista di Matteo Colò)