La città della salute e l’edilizia sanitaria in Lombardia

ospedale-simpsonIniziamo un nuovo viaggio, ancora in compagnia di Alessandro,  ingegnere, che lavora per la sanità lombarda, questa volta alla scoperta di cosa si nasconde e come viene organizzato l’aspetto dell’edilizia delle strutture sanitarie in Lombardia e non solo…

Ultimamente si è parlato sui giornali della città della salute: da dove partono i progetti per realizzarla, di cosa si tratta?

Della città della salute si inizia a parlare all’inizio degli anni ’90, quando il Besta per la prima volta sente la necessità di costruire una nuova struttura. Solo all’inizio degli anni 2000 anche l’Istituto dei Tumori inizia a condividere questa necessità di una nuova sede e così si pensa alla possibilità di un progetto in comune tra i due istituti.

Sebbene ricerca neurologica ed oncologica in realtà avessero avuto sino a quel periodo campi di indagine e necessità differenti, con la decrittazione del genoma vengono individuate necessità comuni. Nell’ottica di laboratori di ricerca legati alla genomica ed alla proteomica, sia per quanto riguarda gli ambiti di terapia personalizzata che di diagnosi complessa, entrambi gli Istituti necessitano di laboratori molto avanzati rendendo quindi sensata una condivisione. I macchinari più avanzati, quelli del “whole genome sequencing”, hanno bisogno di professionalità molto avanzate e un istituto solo non avrebbe la capacità di investimenti in tecnologie e tecnici specializzati mentre questa prospettiva sarebbe sostenibile attraverso laboratori in condivisione tra i due. Per questo motivi negli anni 2000 si pensa di fare un unico polo ispirandosi ai modelli anglosassoni di trust: ovvero istituti specializzati autonomi ma sotto una regia unica amministrativa.

L’area su cui farla sorgere è stata motivo di discussione in questi anni: di che area stiamo parlando? Come mai ha suscitato tanto dibattito?

Per l’area di destinazione prima si pensa a quella di Milano Rubattino ma il comune (giunta Albertini) si oppone, naufraga il progetto e l’istituto Besta decide di progettare da solo un nuovo istituto su un terreno destinato a quel progetto in Milano Bicocca, su via Chiese. Nel 2006 Formigoni fa una dichiarazione sui giornali, a dire il vero poco approfondita, in cui annuncia “si torna a un istituto unificato in area Vialba per la città della salute e della ricerca” e inizia così a lavorare un gruppo di lavoro che però dopo alcuni anni scopre delle criticità abbastanza pesanti: la fragilità idraulica, quella ambientale e insuperabili criticità di trasporto pubblico e privato. La fragilità idraulica riguarda un torrente apparentemente innocuo (torrente Pudiga) ma che in occasione di eventi piovosi aumenta la portata, esce e allaga quei terreni. Questo fenomeno è dovuto all’urbanizzazione “selvaggia” dell’area nord (Novate, Baranzate, Bollate..), dove quando piove l’acqua, non più assorbita dai terreni, finisce negli impianti fognari; questi non riescono a smaltire sufficientemente gli scarichi e così li immettono nel torrente Pudiga che sotto l’autostrada ha un imbocco stretto e in corrispondenza del quale esonda.

Come mai non è stato risolto questo problema?

Perchè mettere a posto quel terreno richiedeva il posizionamento di enormi vasche di laminazione nei comuni di Senago e Baranzate che non hanno rilasciato, anche comprensibilmente, l’autorizzazione.

Continuando il discorso.. quali erano le altre criticità?

Le altre riguardavano la fragilità ambientale per quanto riguarda l’inquinamento da parte di grosse industrie limitrofe ormai dimesse con pozzi barriera (barriera tra i siti inquinati e la falda acquifera) poco efficienti. In più il primo gruppo di lavoro aveva evidenziato criticità di trasporto pubblico e privato gravi e non risolvibili. Vi era un precedente progetto di ama (agenzia mobilità milanese) e Politecnico per progettare nuove infrastrutture nell’ambito dei lavori per l’expo per il trasporto in quella zona, con una metropolitana leggera che partisse almeno da viale Certosa e si collegasse alla rete ferroviaria e metropolitana, ma essendo stati tagliati e ridotti i finanziamenti destinati ad Expo tutto ciò è venuto a cadere, lasciando gli evidenti problemi di trasporto già oggi visibili.

Per questi motivi quell’area è stata esclusa e regione Lombardia ha richiesto agli enti locali di evidenziare possibili aree di rilocalizzazione. In particolare sono state analizzate due nuove candidature: la caserma di via Forze Armate e la vicina piazza d’Armi, candidata dal comune di Milano e, a Sesto, le aree ex-Falck. La regione Lombardia che avrebbe dovuto accogliere e selezionare queste candidature, dichiarò nel giugno 2012 l’assenza della disponibilità da parte del proprietario della caserma (ovvero dal Ministero della difesa), mentre il comune di sesto ottenne dal proprietario privato il permesso di destinare parte dell’area, a valle della bonifica (che è a carico del proprietario privato).

Non è possibile che la Regione avesse anche altri interessi a non far sorgere il progetto in via Forze armate? Si potrebbe pensare alla presenza, li di fronte del Centro Diagnostico Italiano, ma la specificità dei due Istituti lo rende poco credibile. Più probabilmente fu l’idea che quell’area potesse essere maggiormente valorizzabile: secondo il Pgt di Milano metà di quel terreno diventerà edificabile e con un ospedale nell’altra metà del terreno diventa subito meno interessante.

E’ a proposito di questo che sono state fatte polemiche da parte della sinistra?

Sulla localizzazione a Sesto è stata fatta una polemica incredibile da parte di SEL e di esponenti del comune, a mio avviso senza senso, sostenendo che la localizzazione a Sesto fosse sbagliata perchè non avrebbe permesso l’integrazione con un ospedale generale e sarebbe finita in un’area senza servizi di supporto adeguati. Questo non è propriamente vero poichè a sesto ci sono due ospedali validi almeno quanto il Sacco, oltre al Poliambulatorio della lega italiana contro i tumori e una buona rete di servizi assistenziali. L’approccio di chi ha mosso le critiche sarebbe dovuto essere piuttosto: lavoriamo sulla dimensione dell’area metropolitana e ragionando su questa chiediamo alla regione di programmare come unica area Milano e l’interland comprendendo Sesto e Cinisello (che sono già parte dell’unica Asl della città di Milano). Ragionare in questi termini campanilistici e limitati ai confini comunali è perdente, servono centri di secondo livello e centri di primo livello in grado di rendere efficiente ed efficace la sanità in Lombardia. Mancano una reale programmazione degli investimenti ed una rete dei servizi capace di erogare prestazioni appropriate. Il risultato di questa mancanza si vede, per esempio, nella situazione in cui versa il Besta, uno dei centri di ricerca neurologica tra i primi in Europa, dove vediamo camere a sei letti di casi diversissimi nella stessa stanza (medici e chirurgici, adulti e pediatrici); è evidente che queste strutture di qualità dovrebbero poter garantire accoglienza ai pazienti ma per far si che strutture come questa vengano valorizzate e che un nuovo progetto non sia solo un trasloco immobiliare, l’intervento dovrebbe essere inserito in una prospettiva di revisione dei servizi. I servizi dovrebbero essere organizzati tra centri di primo livello che effettuano una prima classificazione dei casi ed erogazione delle cure per poi indirizzare solo i casi più complessi agli istituti di secondo livello, cosa attualmente inesistente o lasciata a casi sporadici.

Come viene regolata la costruzione di edifici in ambito sanitario? Esiste una legge a proposito?

La legge regionale n.31 del 97 affermava un importante principio: prima di poter localizzare un ospedale è necessario il nulla osta preventivo da parte del comune. Ha un senso compiuto: un ospedale necessita di trasporti, attività logistica, modifica l’urbanizzazione dell’area circostante e il comune in quest’ottica deve organizzare il territorio.

Tre anni fa il nulla osta è stato abolito e questo, ancora una volta, fa venire a mancare la collaborazione tra struttura ospedaliera ed ente locale, mentre l’ospedale può rivolgersi direttamente alla regione per proporre la localizzazione di nuovi servizi. Solo in seguito il nuovo ospedale chiede il permesso di costruire al comune ma in un momento di progettazione già avanzata, impedendo in questo modo che il comune faccia una programmazione coerente alla presenza di quell’ ospedale realizzando le necessarie connessioni. La programmazione integrata tra urbanistica e sanità, tra comune e regione viene fatta in tutti i paesi del mondo, permettendo la costruzione di strutture ospedaliere dotate di adeguati servizi, strade e trasporti pubblici. Non organizzando una programmazione degli investimenti  pubblici coerente, si insinua la possibilità di informazioni e comportamenti discrezionali avvantaggiando solo alcuni soggetti.

Il comune a proposito di questo, non può fare niente per cambiare le cose?

In realtà il comune non può fare niente perchè quella è una legge di competenza regionale e ben poco ha fatto la regione negli ultimi due decenni. Venerdì scorso, il giornale della Valtellina riportava, nell’ambito delle recenti indagini relative alle infiltrazioni della malavita organizzata in Lombardia, che i lombardi hanno scelto la continuità rispetto a un certo modo di concepire la sanità; la giunta regionale lombarda sarà governata dalle stesse forze politiche che l’han fatto negli ultimi 17 anni.

Però la conferenza dei sindaci che approva la programmazione dell’Asl potrebbe fare delle proposte per provare a migliorare le cose.

Negli ultimi anni è già stata sfruttata questa nuova situazione?

Beh, negli ultimi tre anni sono stati inaugurati nuovi ospedali come a Bergamo, Como, Vimercate, Legnano e parzialmente quello di Riguarda, ma in nessun caso vi è stata una reale programmazione integrata dei servizi necessari (si notino ad esempio le problematiche relative ai parcheggi ed ai trasporti pubblici).

Riguardo alla notizia uscita sul Sole 24 h sul miliardo e mezzo di euro per edilizia sanitaria stanziato dal governo Monti e al modo in cui sono stati distribuiti, cosa pensi?

Innanzitutto di quel miliardo e mezzo, 4oo milioni sono stati destinati alla Regione Lombardia.

Nell’ambito dei fondi previsti dalla legge nazionale di programmazione n.67 dell’ 88 questi residui furono bloccati dal ministro Tremonti nel 2008 e con troppo fretta resi nuovamente disponibili dal governo Monti. Dico troppa fretta perchè in mancanza di una progettazione integrata sulla base delle esigenze sanitarie, della compatibilità dei trasporti, della revisione della rete dei servizi sul territorio. In particolare il governo dei tecnici ha deciso di renderli disponibili con estrema urgenza, durante la campagna elettorale, lasciando una settimana di tempo alle regioni per decidere a chi destinarli e chiedendo di indicare le priorità di investimento. Da un governo tecnico che predilige un’ allocazione corretta delle risorse ci si aspettava che venisse richiesta una programmazione integrata a garanzia di investimenti efficaci, mentre è evidente che se lasci una settimana alle regioni per dire di cosa hanno bisogno queste analisi non vengono fatte. La regione Lombardia non ha fatto altro che recuperare progetti di tre anni fa e li ha riproposti al Ministero sottoutilizzando la possibilità di notevoli investimenti pubblici quale motore di riavvio dell’economia: se neanche l’edilizia sanitaria pubblica (per non parlare dell’edilizia scolastica pubblica) riesce a ripartire, come possiamo pensare che questo paese riparta con un’economia reale? E’ importante citare che circa 20 anni fa nel Regno Unito, in un momento di economia interna comunque stagnante, il governo inglese decise di impiegare notevoli risorse nel servizio sanitario pubblico e, al contrario di quello che si è portati a pensare, decise di promuovere investimenti di capitali privati nelle strutture pubbliche con lo strumento del project financing ma con il vincolo che la gestione della struttura ospedaliera rimanesse nelle mani della struttura pubblica: un esempio di come garantire uno sviluppo equilibrato senza alterare il livello di welfare raggiunto.

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