Tutti lo chiamano Pulce, ma lui non ha amici.
(foto di Alberto Cattaneo)
Sono passate 62 ore dal suo ingresso nel carcere minorile Beccaria, e già le cronache parlano di lui, uno che le tappe della vita le ha sempre bruciate.
Quando l’ho conosciuto aveva 7 anni, lo trovai mentre armeggiava con un motorino che qualcuno aveva rubato e aveva lasciato dietro il nostro spazio sociale in attesa di venderlo, il rumore del pedalino che dava a vuoto mi aveva spinto a guardare sul retro di Spazio Baluardo per imbattermi in un bambino indiano moccioloso che rubava il suo primo cavallo.
Ricordo che mi disse «è tuo?», con i toni ingenui dei bambini che fanno una marachella e vogliono sembrare innocenti. Gli risposi che era sicuramente di qualcuno, ma che il vero padrone di quel motorino non era certo la persona che l’aveva nascosto li.
Quel breve dialogo mi fece tornare indietro di anni, quando anch’io “rubai il mio primo cavallo”.
Da ormai pochi mesi Pulce ha compiuto 14 anni, l’età giusta per essere considerato burocraticamente un delinquente, una persona pericolosa, l’età giusta per prenderti in flagrante e condurti al carcere minorile dove fartele pagare tutte.
Peccato che in quel carcere minorile il 60% dei detenuti siano coetanei di Pulce, ragazzi di Quarto Oggiaro reclusi per aver commesso i reati più vari, dallo spaccio al furto, passando per la rapina, “ragazzi fuori” destinati ad un percorso in discesa verso l’oblio.
Chi vive il nostro quartiere non si sottrarrà certo al giudizio, sono troppe le voci che girano e un carattere come quello di Pulce farebbe infuriare il Prete di quartiere più ostinato, chi in questi anni l’ha visto crescere tra un reato e l’altro riesce solo ad esprimere un giudizio fatto e finito: “per lui non c’è niente da fare”.
Non riesco a dare troppo torto ai miei concittadini, Quarto Oggiaro non è certo Pulce e le sue malefatte, però cerco di concentrarmi su qualcosa che si sta muovendo all’interno del tessuto Periferico dove vivo e Pulce, con la sua storia e il mito che viene creato attorno a lui, mi aiuta a comprendere.
Qualche giorno fa una notizia sul giornale sottolineava il problema della Sicurezza in città, due ragazzi di 15 anni fuggono ad un controllo della polizia locale e imboscano durante la fuga una pistola finta, scambiata per vera e che, nonostante le smentite della polizia locale, resta vera sui giornali per ridipingere Quarto Oggiaro come il Bronx.
Non leggo i giornali per comprendere quello che accade nel mio quartiere, vivo in prima persona il territorio come cittadino e come Custode Sociale, ruolo che un tempo veniva riconosciuto dallo Stato e che oggi sembra invece un romantico modo di sentirsi importante per il luogo dove vivi.
Mi accorgo che stanno mutando delle situazioni e che sono sfuggite di mano alla maggior parte delle persone che giudicano, tra le righe di un giornale o seduti al tavolo del bar, emergenze che sono strettamente collegate ai modelli di società con la quale tutti, e non solo Pulce, devono confrontarsi.
L’immensa tragedia sociale che ci sta coinvolgendo parte da un errato modo di comunicare le parole della Crisi – per il momento sono lo spread e i debiti pubblici – mentre delle vere parole d’ordine, delle persone, non parla più nessuno.
Non si analizzano le criticità di una società che ci vede sempre più poveri non solo economicamente, ma anche culturalmente, di un mondo fatto di persone che in questo momento sono alle prese con gravi problemi che riguardano le proprie famiglie e la crescita dei propri figli.
Bisogna educare, non indottrinare, né reprimere.
Mesi fa Pulce diventò famoso per la Bomba all’Arci Itaca della Vigilia di Natale, un atto vandalico e da vero irresponsabile che poteva trasformarsi in una tragedia, tragedia che però era stata annunciata proprio dallo stesso Pulce due settimane prima.
Era bastato non comprenderne l’animo ribelle e infantile, strafottente e criminale, per risolvere un suo comportamento arrogante con una chiamata alla Questura, subito pronta ad intervenire per ricordare a Pulce la fine che ha fatto suo fratello, di quello che gli spetta in carcere. Così si pensa di risolvere i problemi di una società.
Ricordo quella sera di dicembre, la faccia ingrifata di Pulce che controbatte il poliziotto, stringendo le lacrime di un bambino con cui fa la lotta ogni giorno, mentre qualcuno di noi tenta di parlare, farlo ragionare. Capirlo non è roba da tutti.
C’è chi risolve le cose con l’intervento delle forze dell’ordine e c’è chi osserva, spritz alla mano, il disagio delle periferie come se stesse guardando un reality. Due modi per riempirsi la bocca di giudizi e non avere il coraggio di trovare delle soluzioni.
Pulce quella sera fu allontanato dalle forze dell’ordine. Tornò dopo circa un’ora, quando gli spettatori del reality avevano già rimosso dalle loro coscienze quel ragazzo.
Venne a chiedere chi gli aveva mandato la madama, disse che voleva il nome di quell’infame e poi, davanti ai fondi di spritz tenuti in mano da persone mezze vuote o mezze piene, disse “l’unico di cui mi fido è Aaron”. Quella per me fu una conferma del tanto lavoro che avevo fatto in quegli anni, di quanto era vero che stare in mezzo a quei pezzenti della società mi aveva dotato della loro lingua, del loro odore, della loro pelle.
Pulce quella sera non ottenne il nome di chi aveva chiamato la polizia, l’omertà non era solo figlia dei palazzoni dove era cresciuto, era complice di un intero sistema di cose che non prevedeva la ricerca di una soluzione, ma lasciava al silenzio il compito di farci compagnia in attesa del verdetto.
Guardò tutti negli occhi, molti di voi avrebbero abbassato lo sguardo, ve l’assicuro, e disse : «ve la faccio saltare quella vetrina». Fece quello che giurò, questo lo sanno tutti, anche quelli che quella sera avevano ignorato le minacce di quel bambino.
Due settimane dopo lanciò una bomba dentro il circolo ARCI Itaca, ferendo in modo grave alcuni anziani, anche quell’Alpha, partigiano 83enne che all’età di Pulce stava in montagna a sparare ai Fascisti.
Per un mese ho girato il quartiere per dare a Pulce un sacco di calci nel culo, per quanto quella sera ero stato uno dei pochi dalla sua parte, quel suo gesto sconsiderato poteva costare molto e non tolleravo un comportamento di quel genere.
Pulce rimase nascosto tra le cantine e i suoi rifugi per diverso tempo, lo vidi solo mesi dopo in sella ad una moto cinque volte più grossa di lui. Anche questa suo sprezzante senso di immortalità, di uno che di fronte alla morte non si spaventa, lo fa diventare una sorta di Personaggio.
Tutti i ragazzini a Quarto amano e odiano Pulce, lo odiano perché è un bullo lo amano perché compie quelle spericolatezze che ti fanno entrare nella leggenda, come saltare da un balcone all’altro per sfuggire alla polizia, tu, ragazzino di 14 anni, che le tappe le hai bruciate come gran parte della tua vita.
Torno però su quanto di profondo ha mosso in questi momenti la mia attenzione sul quartiere e la sua situazione sociale che, se vogliamo ben vedere, non è diversa da quella dello Zen di Palermo o della Garbatella a Roma.
Mancano gli esempi positivi, le strutture che formano e crescono i giovani, ormai è lontano il modello nel quale sono riuscito io, più di 10 anni fa, a sfuggire alla malavita.
Ero un utente di un Centro Giovanile dove gli operatori erano giovani che lavoravano in equipe da anni sul territorio, conoscevano tutto di noi, capivano il nostro atteggiamento tribale e ci insegnavano a dotarci di parole e significati che nutrivano quella parte di noi, intima e profonda, che ci avrebbe portato un giorno a nostra volta ad essere degli Educatori o Custodi Sociali.
Quando chiuse il CG alcuni di noi presero la propria vita in mano, i più piccoli invece no, non avevano avuto tempo e in pochi anni li ho ritrovati cresciuti in fretta, all’angolo delle strade a vendere cocaina, a parlare come i grandi a vivere nel falso mito della delinquenza.
Pulce non era ancora nato, ma c’erano i presupposti per far si che al suo avvento il quartiere fosse il posto esatto dove dannarsi.
Oggi osservo i ragazzi, che noi chiamiamo tradizionalmente Randa, scegliere un posto come Baluardo per trovare quello che cercavo io allora, esempi e coinvolgimento, e ne siamo tutti contenti e fieri, perché è frutto di un lavoro duro.
Ecco che mi viene quindi da chiedere a questa Società: ” perché hai deciso di tagliare negli ambiti della cultura e del sociale invece che investirvi, sfruttando e ottimizzando le risorse che hai sul territorio invece di inventarti interventi dall’alto con poca lucidità e conoscenza dei contesti?
Perché le Istituzioni non vengono a chiedere a noi come si parla a questi ragazzi?
Perché oggi si crede che un Pulce punito sia un esempio per altri ragazzi?
In fin dei conti, entrato in carcere dopo poche ore era già capo rivolta, per quei pezzenti lui è un leader negativo da seguire, crediamo realmente che punirlo sia un modo per far evitare che qualcuno segua il suo esempio?
Pulce dice di essere “il nuovo Vallanzasca” e così facendo mi serve un asso d’oro per citare una frase di Renato Vallanzasca stesso, che più di qualsiasi filosofo, antropologo o politico mi ha aiutato a vedere con chiarezza la società in cui vivo (forse perché Vallanzasca è nato e ha vissuto i luoghi dove siamo nati e vissuti io e Pulce?):
«Come diceva Bertold Brecht? È un crimine più grande fondare una banca o rapinarla? Bene, io a quella domanda come tutti sanno ho dato una risposta. Ma guardandomi intorno oggi, sai cosa mi colpisce? Che quarant’anni fa, Milano era più cupa, più sporca. Ma ad avere paura era solo chi aveva il grano. Le porte delle case restavano aperte. Gli operai che tiravano la lima alla Marelli lasciavano i ragazzini alla vicina o in cortile. Oggi chi ha il grano paura non ne ha più. La paura è dei disgraziati. Paura di essere scippati, violentati, accoltellati. E sai cosa trovo ancora più incredibile? Che a dire «Al lupo, al lupo», però, sono rimasti sempre quelli che hanno il grano. Oggi uno che fa una rapina prende quindici anni. Chi manda sul lastrico qualche decina di migliaia di famiglie succhiandosi i loro risparmi, va bene se fa un mese ai domiciliari. Il senso della comunità è andato a farsi fottere. E se non c’è comunità, non c’è mito. Guardia o ladro che tu sia».
Manca proprio questo, la dimensione di Comunità e il culto di Miti positivi, leali e solidali.
Con questo articolo non è mia intenzione difendere Pulce il Criminale, ma rivendicare il fatto che gli sia stata negata una Infanzia degna di un Bambino e che il carcere gli porterà via sicuramente il diritto ad un’Adolescenza fatta di errori, ma anche di esempi buoni da cercare.
Lui, Pulce, il nostro Bandito Bambino, ha creato quel conflitto reale nel nostro immaginario che dovrebbe farci riflettere tutti, uomini e donne, leali e corretti, su quanto manca nella nostra dimensione sociale per poterci reputare dei Giudici.
Spero di poterlo incontrare in carcere, lui che di veri amici non ne ha, o che forse non ne ha ancora conosciuti.
Aaron Paradiso
Periferia Sociale
ma chi gliel’ha negata, “l’infanzia degna di un bambino”? la “società”, come al solito?
conosco anch’io gente che a 14 anni è andata al beccaria. conosco gente nata in famiglie di criminali.
l’infanzia è stata “negata” anche alla mia ragazza, che ha visto morire suo padre quando aveva 6 anni. non è cresciuta come una criminale, però. e la società è la stessa di quella che ha intorno “pulce”, chiamatelo pure così.
capisco l’affetto di chi lo conosce. ma io che non lo conosco di che cosa mi dovrei sentire in colpa?
Mi rende difficile capire cosa ha scatenato in te questo furioso commento sul mio articolo, dici anche di non essere uno che conosce Pulce e proprio per questo motivo mi chiedo: cosa ti spinge a reagire così?
Nel mio testo, oltre a raccontare qualcosa che ho vissuto senza avere la pretesa di inventarmi un articolo sul caso ( dinamica che spesso vediamo sui giornali ), cerco di fare luce su una questione differente che riguarda i metodi di educazione civile.
Condannare Pulce all’ergastolo non servirà ad evitare che in quartieri abbandonati come le Periferie non nascano nuovi problemi di questo tipo, educare dicevo, non indottrinare ne reprimere.
Il mio quartiere ha subito 30 anni di abbandono, tra eroina e criminalità, vive ora un Rinascimento culturale grazie all’impegno di 20 Associazioni di quartiere che ogni giorno fanno quello che dovrebbe fare uno Stato ma ci rendiamo conto che lo Stato Sociale non esiste più e questo è uno dei problemi per le periferie. Sono stato “Pulce” anchio e mi vergognerei a raccontarti cosa ho fatto e cosa ho rischiato di fare, perchè sono cresciuto senza un padre e con una madre che per mantenere me e mia sorella faceva 2 lavori e non la vedevo mai, senza figure in mezzo alla strada mastichi asfalto e rabbia per anni però ho avuto il mio Riscatto e ringrazio gli operatori del Centro Giovani di Via Val Trompia per avermi aiutato a capire quale era il mio percorso.Oggi mancano gli esempi positivi per molti ragazzi di strada, io nel mio articolo parlavo di quello, per cui ti rifaccio la domanda: che cosa ti spinge a reagire così ad un articolo ?
Ciao. Vedi… tu parli di mio “furioso” commento? Secondo me di furioso in questa storia c’è ben altro. Ad esempio, è furiosa la pseudo-rivolta in carcere.
Non furiosamente ti faccio anche notare che Pulce non verrà certo condannato all’ergastolo, non credo che per i minori si possa infatti applicare questa pena, e comunque non certo per qualche rapina e/o atto vandalico.
Chiudo scrivendo una cosa nuova rispetto a prima. Qualcuno ha provato mai a insegnare a Pulce la distinzione tra il bene e il male? Se scrivi che si fida di te, tu hai provato a insegnargliela? Tu stai raccontando un episodio che ha del drammatico: ha minacciato di far saltare una vetrina e poi l’ha fatta saltare davvero. Ma ci rendiamo conto? A 14 anni, a 14 anni!
Ciao, devo risponderti perchè non voglio che tu fraintenda il senso delle mie parole, lo sò che non è facile capire certi passaggi del mio articolo, non sono un giornalista ne uno specialista di pedagogia, sono un ragazzo di strada e voglio contribuire alla narrazione popolare.
Non penso che nessuno sia in grado di insegnare cosè il bene cosè il male, al max si può ragionare su cosa è giusto e cosa è sbagliato, la vita ti darà le risposte e l’esperienza che farai ti metterà in fila , una dietro l’altra, le domande giuste da porti per capire che senso ha vivere e stare in gruppo, in una società.Sconvolge anche te che un ragazzo di 14 anni compia certe “prodezze” ? ecco, ti stai ponendo le domande giuste, perchè un ragazzo non si impegna tanto e con tutte quelle energie a fare dell’altro ?forse perchè non ha mai visto altro.Costruire insieme, come compagni, educatori e altri archetipi sociali il giusto immaginario può forse far ritrovare a questi ragazzi un filo d’arianna perduto.Sai, mi stanno scrivendo in queste ore tanti “pulce” d’italia, lo sapevo che eravamo in molti, tanti che si guardano allo specchio e osservano le loro facce piene di cicatrici e in quel racconto si sono ritrovati, magari tu non lo sei e non ti faccio un colpa se non senti vicine certe cose, qualcuno invece mi ha scritto delle bellissime cose da farmi commuovere.Anche queste lettere private fanno parte della costruzione di un immaginario e di una narrazione popolare
chiunque non ha lottato con tutte le sue forze per impedire che la società italiana arrivasse allo schifo che c’è oggi, e al dominio del capitale su tutto, ha le sue colpe. soprattutto chi queste cose le capisce ma non fa nulla lo stesso
Complimenti per l’articolo, sei riuscito a spiegare perfettamente la rabbia, il senso di vuoto e la mancanza di alternative, credo che tolga il fiato. Ti ringrazio per le parole, anche io credo che la responsabilità di queste vite sia di tutti noi, già solo nel momento in cui pensiamo a questi ragazzini come ad un problema di ordine pubblico. Ma evidentemente questa rabbia che si esprime nella criminalità fa comodo, perchè lascia la condizione di questi ragazzi esattamente com’è, senza i diritti che spetterebbero loro
“l’età giusta per prenderti in FRAgrante e condurti” non si può sentire regà……… FLAgrante
… http://ilmiodizionario.blogspot.it/2008/12/fragrante-e-flagrante.html
Aaron io non ti conosco ma ti ringrazio con tutto il cuore per le tue parole. NOn solo perché ci ricordi cose sacrosante, troppo importanti e che lasciamo andare in continuazione, ma anche perché scrivi tutto questo senza quella rabbia individualista che ci ha portato ad essere uno die paesi più incivili (dal punto di vista del senso civico e del collettivo) del mondo. mi piace anche che cerchi il dialogo con certi pilrla che scrivono idiozie inutilmente risentite.
non so che fare, non vivo a quarto oggiaro e non sono una che spacca il mondo, anche se avrei voluto ma lascerò che le tue parole fioriscano un po’ in me.
ma pulce che fu writer??? è lui????
ma pulce che fu writer??? è lui???? scusarte il prurito del pettegolezzo ma ho sempre amato i suoi (se son suoi) tetti
ciao ragazzi/e.. io sono un amico di Pulce (il ragazzino di 14 anni che è stato arrestato) abita proprio nella mia zona, e 1 settimana prima dell’arresto era a casa mia… è un bambino, un cane sciolto diciamo fa sempre tutto di testa sua, è un ragazzo cresciuto in mezzo alla strada e ciò non vuol dire che lui non possa rimettere la testa a posto..
e poi Anna io conosco anche molto bene il Pulce “Writer” è un altro carissimo amico mio che abita a quarto oggiaro
Ma perchè quando si racconta la periferia, il sottoproletariato violento e meschino, si tende sempre a seguire una logica mitizzante di figure comunque negative e che all’umanità fanno prevalere la sete di potere e di denaro, non certo sentimenti di giustizia e di rivalsa collettiva…In pratica di vari pulce sono piene tutte le città italiane da nord e sud, dalla metropoli alla provincia più nascosta e remota. Soggetti che inseguono gli stessi miti e gli stessi desideri di chi “ha il grano” anzi vogliono prendere il loro posto e per questo sono disposti a tutto anche ad uccidere magari…In tutto ciò chiedo ai compagni che cosa ci sia da salvare nel perseverare in una logica darwiniana e cinematografica esaltando miti e corpi, certo indisciplinabili, ma anche totalmente funzionali al sistema del profitto, dell’individualismo e della prepotenza del più forte e violento. Piuttosto che dare voce agli invisibili, raccontare storie collettive positive, parlare di chi vive e subisce le angherie
ed i soprusi di vere e proprie borghesie criminali, di chi in silenzio è vittima due volte, una del potere e l’altra delle sue degenerazioni violente e periferiche, di chi non è arrogante e magari non farebbe del male ad una mosca…..anche di questa gente sono piene le periferie…
Grazie a Aron per il bel articolo.
Non parliamo poi piu’ di pulce, ma mettiamo magari l’attenzione sulle condizioni delle carceri italiane, sugli istituti penitenziari minorili, sul Beccaria che è una galera di merda come tante altre anche se c’è il prete tanto bravo e i muri colorati, sul fatto che rinchiudono i ragazzini di 14 anni. Forse è piu’ comodo focalizzare l’attenzione sul piccolo vallanzasca e altre cagate.
Ora, a parte la stesura prolissa dell’articolo che lascia il tempo che trova, sei un giornalista (o dovresti esserlo) non un tesista. Il discorso della società responsabile è condivisibile e chi ne ha voglia ne parla da anni ad ogni livello, ma fatto in questi toni sinceramente è discutibile, retorico e pressoché inutile. Come dice bene il primo commento sono mille i fattori che possono incidere sulla riuscita sociale di un individuo, liquidare il tutto con “povero cucciolo, non ha amici” forse è un po’ didascalico e impoverente, non credi? Un buon psicoterapeuta a occhio e croce ti direbbe che tanto affetto gli è mancato, tante regole gli sono mancate, quindi non sta tutto nel cercare di socializzare con lui facendogli imprimere su un cartellone la sagoma delle sue mani con i colori a dita, che più o meno è il sunto dell’operato assolutamente non professionalizzato di decine di onlus del settore (non tutte operano così per fortuna). Leggiti un qualunque manuale di criminologia o sociologia criminologica (io ti consiglio E. Calvanese, magistrato di sorveglianza al tribunale dei Minori per anni) e arricchisci il tuo panorama culturale fatto di stereotipi da sussidiario, così poi scrivi delle cose leggibili.
Ciao, un cultore della materia
Caro Manfredi,
sono Anna, colei che ha pubblicato il testo di Aaron.
Quello che trovo impoverente è in primo luogo il tuo commento: sono convinta che il contenuto del testo che abbiamo proposto su MilanoInMovimento non possa essere ridotto a un “povero cucciolo, non ha amici”. Con un po’ di onestà intellettuale, sono convinta che tu sia in grado di rendertene conto da solo.
Davanti a una evidente strumentalizzazione dei media che hanno fatto di Pulce un “caso mediatico”, Aaron ci ha dato una lettura a mio avviso diversa e necessaria.
Da ricercatrice quale sono ho molto rispetto dei manuali e degli studiosi, ma l’intento qui era evidentemente un altro: dare voce a chi nella quotidianità fa esperienza di realtà come quella di Quarto Oggiaro.
Il contributo di Aaron non è né quello di un giornalista, né quello di un cultore della materia. E’ una testimonianza diretta che ha il forte merito di partire dalla conoscenza sensibile dei tanti “Pulce” di cui perlopiù non va di moda parlare.
Io ho parlato solo di un bambino,dei rapporti tra le persone,
tu mi consigli di leggere un libro di criminologia o sociologia criminologica.
Vedi,parli come il soldato in uniforme blu ma il mohicano che c’è in me non la firma la tua carta bianca, viso pallido.
AUGH !
Coda di Lupo
Guerriero della Tribù delle Pulci
Quella che tu chiami “carta bianca” io la chiamo cultura ed emancipazione, ed è sempre stato un ottimo strumento per migliorare l’ambiente sociale in cui si vive, cosa che ho fatto anche io. Poi per quel che dice Anna, d’accordissimo sulla strumentalizzazione dei giornali e d’accordissimo sul raccontare le storie da punti di vista insoliti: però questo non basta a creare i contenuti, sennò si svilisce chi crea riflessioni serie sulle cose, non una melassa sensazionalistico-empatica sul degrado sociale: scrivere “lui che di veri amici non ne ha”, o ancora meglio “bisogna educare, non reprimere”, scusa tanto ma puzza di stereotipo sociale da sussidiario: perché in una società civile non trova posto la repressione? A questo servono le “carte bianche”, a non sparare assurdità. Se poi tolti questi infantilismi vuoi dire che resta comunque il sacro concetto che è l’ambiente a fare la persone, beh c’è poco di nuovo lo diceva Marx alla fine dell’ottocento e prima ancora di lui Darwin. Quindi, dov’è il valore aggiunto di questo articolo? No perché toccante è toccante, così come la strumentalizzazione giornalistica è scioccante, ma il contenuto, dov’è? La riflessione sui temi sociali meriterebbe il rispetto che merita la chimica in un laboratorio, e finché non ci si sveste di tutta questa retorica vuota, lasciando il posto alla professionalità stiamo freschi, io, te e i problemi sociali di Pulce.
Ciao Manfredi, vedo con piacere che continui ad alimentare questa discussione! Due cose ci tengo a dire:
1 – Visto che tiri in ballo la scienza, voglio dirti una cosa, da naturalista quale sono. In passato mi è capitato di fare monitoraggio della fauna selvatica nel parco dell’Adamello. Bene, il mio lavoro probabilmente non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dei mandriani e dei cacciatori che vivevano tra quelle montagne e che stavano a contatto da quando sono nati a tutte le ore del giorno e della notte con gli animali che dovevo monitorare.
Io sapevo delle cose, loro ne sapevano altre. E, ci tengo a sottolinearlo, penso che il loro sapere fosse degno tanto quanto, se non più, del mio. Integrare le nostre conoscenze, ci ha aiutato entrambi.
2 – A parte che mescolare Darwin e Marx in quella frase mi sembra poco pertinente, non capisco il punto: se qualcuno ha detto qualcosa in passato, ieri o secoli fa, non pensi che ripeterlo, magari contestualizzandolo, possa avere un valore? Che senso avrebbero i manuali di cui tu parli se attingere da altri porta a conclusioni poco interessanti?
Guarda ho risposto più oltre, rispetto a Marx e Darwin, posso consigliarti qualche libro sui carteggi intercorsi tra i due a riguardo, di cui ti posto qui un brevissimo passaggio:
W. Liebknecht racconta che Marx, nonostante fosse assiduamente impegnato nei suoi studi
sull’economia, «seguiva ogni nuova pubblicazione» nel campo della scienza della natura, anche se, nella
divisione del lavoro tra i due amici e compagni di lotta, il compito spettava ad Engels. “L’origine della
specie” di Darwin viene pubblicato il 24 novembre 1859, neanche venti giorni dopo Engels scrive una lettera
entusiasta a Marx. «Il Darwin che sto appunto leggendo è proprio stupendo. Per un certo aspetto la
teleologia non era stata ancora sgominata, e lo si è fatto ora. E poi non è stato ancora mai fatto un tentativo
così grandioso per dimostrare uno sviluppo storico nella natura, o almeno non così felicemente. Naturalmente
bisogna passar sopra al goffo metodo inglese» (Engels a Marx, 11 o 12 dicembre 1859).
Seguono una lettera di Marx a Engels e una a Lassalle altrettanto favorevoli nei confronti di Darwin.
«…ho letto […]il libro di Darwin sulla ‘natural selection’. Per quanto svolto grossolanamente
all’inglese, ecco qui il libro che contiene i fondamenti storico-naturali del nostro modo di vedere» (Marx
ad Engels, 19 dicembre 1860).
«Molto notevole è l’opera di Darwin, che mi fa piacere come supporto delle scienze naturali alla lotta di
classe nella storia. Naturalmente bisogna accettare quella maniera rozzamente inglese di sviluppare le
cose. Ma, nonostante tutti i difetti, qui non solo si dà per la prima volta il colpo mortale alla ‘teleologia’
nelle scienze naturali, ma se ne spiega il senso razionale in modo empirico» (Marx a Lassalle, 16 gennaio
1861).
Manfredi lo sai che nel tuo commento manca il contenuto. cosa vuoi dire?
io capisco quattro cose
1) che sei un critico di articoli di giornale
2) che sei un critico dell’operato delle onlus
3) che ti diletti a leggere manuali di criminologia
4) che insulti
contento tu…
ciao,
provo, schematizzando vista l’ora, a dire la mia sul senso dell’articolo di Aaron in merito alle vicende del priccolo criminale:
sono Lorenzo, sono anch’io di Quarto, e anch’io ho vissuto l’esperienza del centro giovani e condivido molti aspetti dell’articolo di Aronne.
Secondo me la collettività deve tornare ad investire nell’educazione, perchè se no è peggio. perchè senza educazione continua uno storto si storta ancora di più, perchè le belle esperienze infantili e adolescenziali, che fanno tanto bene ai neuroni delle giovani menti, sono possibili se il c’è amore, calma e se c’è il grano. In assenza di questi e di relazioni umane edificanti – rappresentate per esempio da un educatore – tra 5 anni potrai trovarti ad avere 50 pulce in chilometro quadrato. Siamo in una società che standardizza i traguardi e gli obiettivi, gli oggetti da possedere e i comportamenti da assumere, le cose da sapere e però non standardizza la cosa principale: la griglia di partenza… e la rabbia monta!
se il traguardo è forzatamente uno (ma sotto mentite spoglie molteplice e differenziato) e le condizioni iniziali sono palesemente diseguali, il risultato è già scritto.
l’educazione (il termine deriva dal verbo latino educĕre cioè «trarre fuori, “tirar fuori” o “tirar fuori ciò che sta dentro”) tira fuori il TUO traguardo da raggiungere, in questo e per questo l’educazione è sovversiva
E’ sicuramente difficile educare, ci vogliono competenza, pazienza, anni e soldi.
ma una società ben fatta non può prescinderne, e pulce non è che un altro ragazzino bruciato perchè cresciuto in cattività.
ciao
1. Ho trovato assurdo, totalmente stupido, l’aver portato “Pulce” in un carcere (il Beccaria).
2. Non mi hanno pertanto stupito per nulla le sue reazioni, prima la rivolta, poi il rifiuto di rientrare in cella – azioni del tutto prevedibili.
3. Mi domando, ma chiedo soprattutto a voi (io faccio un altro mestiere, l’economista e l’educatore a livello però di studenti universitari, e vivo un un quartiere ‘alto’ di Milano), che cosa, secondo voi, si dovrebbe fare. Gente come me, che comunque ha una certa sensibilità sociale e una notevole e ricca conoscenza dei meccanismi che creano le diseguaglianze, nonchè degli aspetti psicologici, quale contributo può portare, sia critico che costruttivo e anche in modo concreto con la propria e personale disponibile presenza?- anche sul territorio (Io sono quarant’anni che non frequento Quarto Oggiaro – allora, accompagnavo mia madre, assistente sociale e psicologa del Comune a visitare le famiglie più disastrate. Non so come sia diventato oggi, ma ricordo com’era allora. Mi sarebbe utile capire come sia oggi, e che cosa significhi viverci. In fondo siamo a soli sei km di distanza, nella stessa città.)
ho letto attentamente e posso risponderti che indipendentemente da dove cresci puoi subire altrettante ingiustizie, mi riferisco alla morte sul lavoro di un genitore, al fatto che non ti paghino lo stipendio, che hai delle trattenute vergognose etc etc anche se vivi in un quartiere ‘stupendo’ e non ti senti come gli altri hai il diritto di reagire? Credimi che sono convintissima che chi ha meno da di più, lo so. Purtroppo bisogna vedere cosa ha influito, sono certo che nella maggior parte dei casi sia stata la cruda verità di qualche accadimento nella vita di una persona vicina(fratello!?) purtroppo sicuramente ha di più influito il comportamento di chi gli ha spiegato ‘qualcosa’ in un modo NON PROPRIAMENTE ADATTO AD UN BAMBINO magari già il di per se sensibile fragile ma non per questo meno forte e determinato, credimi la sbagliata polarizzazione delle proprie forze non è dovuta solo ad un comportamento di voler emulare presunte abitudine…altrimenti sarebbero tutti criminali. Penso che vi siano frasi abitudinarie sentite magari che suonano innocentemente come mantra ironico ma che di fatto siano state profonde…non so se mi capisci.. non sto dndo colpa ma anche l’ignoranza dei familiari é peggio delle cattive intenzioni, perciò se il nucleo base é la famiglia e vive in un monolocale per forza di cose devi stare attento a ciò che dici non bisogna mettere al mondo 2 figli per buttargli addosso pesi politici o sociali. Rubare una moto o un cellulare non è nulla se fatto col SOLO scopo dell’averlo o del rubare…ma quando vuoi attaccare fisicamente qualcuno… Tanti genitori nascondono qualunque cosa ai bambini e tanti altri nascondonno tutte le ingiustizie anche ad adolescenti, ma non lo fanno per hobby. ciao
Torno a rispondere, scusate se prima però mi sono permesso di cambiare stile e di giocare con il testo ma non avevo altro da dire a Manfredi, che secondo me, non ha contribuito in modo rispettoso alla discussione.
Ci tengo a ringraziare chi invece si interessa alla questione con un approccio che, nella esempio descritto da anna, richiama il desiderio di avere dei rapporti più paritari e solidali e che nel contributo di lorenzo, che ci tengo a dire è quanto me una persona che conosce il luogo dove abita perchè lo vive da sempre anche con passione e coinvolgimento, si concretizzano nel messaggio di Fabio che ci sta chiedendo ” cosa può fare lui con le sue pratiche e conoscenze sociali” a Quarto Oggiaro?
Credo che ti posso rispondere con convinzione: Vieni a vedere Quarto Oggiaro !
Fallo perchè non è come la descrivono,è un posto con una dimensione di paese racchiuso da 4 ponti ,con i suoi difetti e i suoi pregi,ma pur sempre un luogo vivo e non una città nel deserto.L’hanno fatto molte persone, qualcuno alla fine è pure venuto a viverci e a farci i figli, ma non voglio assolutamente schiodarti dal tuo “centro”, perche credo che all’estrema periferia della tua sensibilità hai incontrato il cuore del nostro pensiero.Per te e per chi vuole conoscere queste storie, quella di pulce, lorenzo,yari o altri e prova a chiedersi come rendere la cultura un arma contro questo abbandono delle pratiche civili, Quarto Oggiaro mette a disposizione la sua ospitalità, che per noi è qualcosa di molto importante.
Vi lascio la mia mail se qualcuno vuole conoscere il quartiere: aaron.paradiso@gmail.com
però vi lascio anche con un piccolo video, che mi piace tanto,giusto perchè in questo caso rende l’idea dei modelli genuini e mi ricorda tanto la storia di Pulce.
http://www.youtube.com/watch?v=3flpg8aQoLE
ma scusa irrispettoso dove? se dico che mi sembra vuoto di contenuti è irrispettoso? se dico che mi sembri retorico è irrispettoso?
Prima vi riempite la bocca di parole come solidarietà e tolleranza, poi chi critica i vostri metodi, non le vostre idee, è irrispettoso o “insulta” come ha detto su un altro.
Ma che insulti? Detto ciò dico ad Anna: i cacciatori che hai frequentato immagino tu li abbia frequentati per avere delle informazioni aggiuntive utili al tuo problema; io non dubito che qui ne sappiate tutti a pacchi, solo che mi sfugge in questo caso specifico cosa abbiate detto IN PIU’ di utile al problema. Cosa ci avete raccontato che non sapessimo già? La prima cosa di contenuto che ho visto è il commento ultimo di Aaron, con un bel video piuttosto esplicativo. Ecco il contenuto, peccato sia in un commento, non nell’ articolo.
Ad ogni modo, la mia vis polemica è quella di chi vuole fare il punto, non certo ce l’ho con voi o con quarto oggiaro, dove spendo le mie domeniche a giocare a calcio e non solo.
Sempre per quello di sopra, poi, non mi diletto di criminologia, la studio all’università.
ciao manfredi
cito:
“e arricchisci il tuo panorama culturale fatto di stereotipi da sussidiario, così poi scrivi delle cose leggibili.” a me sembra mancanza di rispetto.
detto questo, mi fa piacere che studi quello che studi ma allora esponi quello che pensi, esponi la tua tesi e difendila portando degli argomenti – cosa che non hai fatto.
il tuo è stato un intervento a vuoto.
puoi parlare di profili psicologici, psichiatrici, criminali, allora fallo. Dai il tuo contributo alla discussione. esponi sinteticamente quello che stai studiando. perchè fino ad ora ti sei solo vantato di studiare.
siccome già per marx e darwin l’ambiente influisce sulla personalità allora basta, non è più un tema da discutere, non è più una ragione sufficiente a causare un disturbo nel carattere di un essere umano che sta crescendo.
galileo non ragionava così. siccome aristotele si era pronunciato sulla fisica allora non si discute più di gravi e moti celesti.
einstein non ragionava cosi, siccome newton si era pronunciato sulla gravitazione, allora non se ne discute più.
questo è un atteggiamento stupido perchè vedere, guardare e capire il mondo è un continuo rivedere, riguardare e ricapire il mondo. sai, uno degli errori grossolani della scienza – guarda caso per una mancanza di propedeutica e di critica (leggi educazione) – è quello di collezionare verità sul percorso di ricerca, sistemarle all’interno di un sistema ben organizzato di proposizioni logicamente connesse e pensare che manchi poco alla verità assoluta. ma non è così.
l’atomismo era un pensiero sviluppato nell’antichità, e il più famoso esponente fu democrito. (che fu oggetto della tesi del giovane marx, se non sbaglio)
poi per secoli fu soppiantato dall’essere parmenideo, platone, aristotele, il cristianesimo e compagnia bella. nell’ottocento viene ripescato e per tutta la prima parte del novecento è stata l’idea dominante di quel modello della materia, di come si pensava fosse organizzata la realtà per i fisici teorici. ora le frontiere della fisica sono ben lontane da quel modello, m-theory, quanti e cose difficilissime che non capisco.
questo per smontare quanto sostieni, il tuo ingenuo modo di credere come la scienza e piu in generale il sapere vadano.
non si butta via niente nella storia delle idee.
detto questo
ora mi aspetto che esponi, da apprendista criminologo, cosa pensi di un ragazzino che ha la rabbia in corpo. che dimostra di non avvere paura di niente, forse perchè ha paura di tutto.
ma mi viene difficile pensare che tu lo possa fare, perchè l’esperienza diretta col soggetto in questione non ce l’hai. hai, spero, delle fittisime pagine lette che sono sicuramente necessarie ma non sufficienti.
dì cosa ne pensi visto che te ne occupi, sono curioso di allargare la mia prospettiva.
ciao e buona notte
Lorenzo
Mah, ti dirò che ho ben altro da fare che spiegare a te quello che ti puoi leggere da solo su un manuale. Posto che dire che nel mondo delle idee non si butta via niente mi sembra una boiata, potrei esprimere tesi e argomentazioni in una sede accademica, o magari, in una sede di studio sociale dove non c’è solo una fila di parole vuote e quattro nozioni che spaziano da aristotele ad einstein (ma che c’entra quel che hai scritto con quanto si dice qui?) che hai tirato via dall’ultimo capitolo dell’Abbagnano Fornero che studiavi al liceo. Non ho mai pensato che quel che è assodato è assodato e non si può andare oltre, si può eccome: il fatto è che qui non si va oltre, si resta sempre lì, a qualche vecchio concetto sorpassato e ci si gira intorno credendosi sociologi che hanno fatto grandi scoperte e grandi constatazioni. Punto. Poi se vuoi leggere la mia tesi di laurea te ne invio volentieri una copia.
continui a sfuggire al problema. in tutti i tuoi commenti non aggiungi niente che io non possa imparare per esempio guardando sgarbi in tv. sei vuoto e ti bulli di sapere.
l’articolo di aaron pone l’accento su una mancanza di investimenti in educazione da parte della collettività (comune, regione, stato). quindi politicamente bisogna tornare a farlo.
questo è il punto.
ciao
Ritengo che il pensiero di Manfredi sia semplice. Ha ritenuto, post lettura, che l’articolo in questione fosse privo di contenuti differenti da quelli già assodati dai più.
La cosa può essere condivisa o meno, è una critica, come tale dev’essere accettata.
Dev’essere anche considerata l’ipotesi che quanto scrive il Manfredi, sia da utilizzare come spunto per una crescita dell’autore, al fine di implementare le sue conoscenze fornite dalla “vita”.
Dare contro e non ammettere il contraddittorio, è puerile ed inutile.
Io, di mio, ritengo che l’unico argomento interessante (sia dell’articolo che dei commenti) sia quello espresso da Yari. Lui, che lo conosce bene (a quanto mi pare di capire) ci segnala che il ragazzo è testa calda, non un cretino. Quindi recuperabile.
La denuncia della mancanza dello stato è un’evidenza. Come lo è dappertutto in Italia (e da qui si capisce da dove nasca l’impero malavitoso).
Che dire? Spero solo che il beccaria non serva a Pulce per farsi amici inopportuni (come sarà facile, purtroppo).
1) la critica è una cosa seria.
se la fai porti argomenti costruttivi, altrimenti sembri uno stilita che descrive un paio di pantaloni come fuori moda (e sti cazzi?!?)
se ti limiti giudicare lo stile dello scrittore, non sei molto utile alla discussione. almeno lo scrittore ha detto qualcosa. se lo vuoi criticare entri nel merito della discussione parlando di cose serie. magari diametralmente opposte alla sua visione, ma questa è dialettica.
2)poi, dire “un concetto è vecchio, quindi è superato, quindi parliamo di altro” è una cosa totalmente priva di senso
scrivere che pulce, e decine e centinaia di bambini come lui hanno bisogno di educazione, è un concetto che non invecchierà mai.
la cosa grave è che le istituzioni hanno smesso di farlo, tagliando investimenti in scuola ed educazione.
se questo non è nuovo mi dispiace per il senso estetico un po’ fighetto di qualcuno ma io come cittadino rivoglio che il comune torni ad occuparsene. E per portare la discussione nelle giuste sedi (consiglio di zona, comune, ecc) affinchè la macchina burocratica torni in moto nella direzione auspicata non pensi che sia necessario ribadire questi concetti in rete e sui giornali?
non pensi sia necassario tornare a parlarne invece di avere la puzza sotto il naso giudicandoli come superati?
ciao
1) La critica può essere costruttiva o distruttiva. in questo caso mi sembra che il Manfredi, abbia portato alla luce argomentazioni (saggi etc) che meritino di essere valutati in modo positivo. Inoltre, se consideriamo il mondo che ci circonda, sai bene che la forma ha un suo peso. Questo gli permette (a mio parere) d’azzardare un giudizio. Ovvero che l’articolo è prolisso e che esprime rindondante, sempre la stessa ipotesi.
2) Non mi è parso (forse mi sbaglio?) che alcuno abbia affermato che il concetto è vecchio.
Il concetto è RISAPUTO. Questo sì. Questa è la critica.
Sarebbe quindi opportuno argomentare meglio al fine di essere esaustivi, nell’esposizione dei fatti, per rendere tutto più didattico e meno narrativo. Altrimenti leggo il Cioè.
me,
il concetto sarà anche risaputo, ma non è applicato alla vita pubblica e quotidiana.
e questa mancanza di educazione e di modelli alternativi edificanti (assieme ad altri fattori) ha contribuito alle deficienze comportamentali di decine e decine di pulce.
e non puoi dirmi che questo non è parte del contenuto!
per discutere di temi in assemblea comunale si inizia anche con un articolo di giornale.
dov’è lo scandalo?
il fatto che l’articolo sia prolisso ci può stare, ma fa parte dello stile dello scrittore.
e parlare di stile, di anacoluti e metonimie è interssante fino ad un certo punto. suvvia
la critica distruttiva fa bene e fa crescere. ma manfredi non ha fatto critiche. ha commentato l’articolo in maniera superficiale e poco pertinente, e per altro con fare snob.
ciao
PuLce e buono .. Fidatevi .. La società ha girato le spalle a gran parte della gente che conosco cioè amici di Quarto .. Bhe ha voltate le spalle Anche a me .. Ma noi possiamo anche andare avanti senza questa fottuta società .. tanto .. Ce la caviamo benissimo da soli .. Fortunai voi he avete soldi .. La vorrei avere io la vostra vita .. Vorrei dare hai miei ciò che meritano .. Ma non posso .. Ma capirete che anche un diavolo dentro di se è stato un angelo .. Ma a quel angelo hanno voltate le spalle ed e diventato diavolO
Bella riflessione…intensa e profonda…non cerca verità assolute, ma pone domande serie.
Mi stupisco delle persone che prendono questo spaccato di vita reale senza comprendere un senso profondo…
Si potrebbe fare tanta retorica, ma la verità è che è una storia come tante, che racconta di disagi e fatiche di bambini a cui non è concesso fare i bambini e che non trovano altro modo che questo per andare avanti e sentirsi meno soli..meno abbandonati..
Eh si non tutti fanno i delinquenti, perché non tutti reagiamo o troviamo
Lo stesso modo di stare nella sofferenza, questa è forse una colpa? Io non credo…credo sia pericoloso per tutti non accorgersi di quello che succede: non si tollerano le difficoltà, non è ammessa la sofferenza, non sono concessi gli errori…eppure abbiamo avuto governanti che opportunità ne hanno avute e hanno fatto cose peggiori a tutti gli italiani.
Questi ragazzi dovrebbero avere il diritto di avere come unico pensiero che maglietta mettere o il non aver fatto i compiti, come é successo a tanti di noi, nelle nostre comode case e vite….
E non è Pulce il problema, non lo si sta giustificando,.ma a 14 anni non è lui che é tutto sbagliato o è cattivo, ha fatto delle scelte non giuste…ma le persone per fortuna possono imparare a fare altro…sempre!!!
Secondo me pulce é il migliore senza dimenticare anke valentino
Deve solo prenderne e prenderne finché non comincia a usare il cervello e non il culo per ragionare!!!!
ciao il vero pulce writer non è lui ma è stato chiamato per fare svariati pezzi con il nome di pulce con il vero pulce e alcuni tetti sono di pulce’writer’ e il piccolo vallanzasca