Uno sguardo sull’Europa: Il ruolo dei movimenti nelle trasformazioni dell’Europa della crisi
La registrazione audio e video del dibattito che ieri pomeriggio si è tenuto a ZAM 3.0 sugli spazi di movimenti in europa.
Dopo la partecipazione di Milano In Movimento ad Agora 99 l’iniziativa dello spazio occupato di largo Don Gallo 1 non poteva non risultare di nostro interesse.
Il piano di discussione europeo è un piano sempre più necessario.
Oggi registriamo la necessità di un passaggio culturale che ci porti a sentirci cittadini europei e militanti europei. La visione “europeista” è una necessità sia in opposizione ai venti populisti-identitari di matrice nazionalista sia in vista di una fase costituente, non solo dei movimenti, per un europa politica e non schiava dell’euro che sappia così opporsi al paradigma finanzio e al mondo della globalizzazione neoliberista. Un passaggio non semplice
Alleghiamo dopo il video anche il testo di lancio della bella iniziativa:
Mentre Mario Draghi e la BCE sembrano l’unici soggetti capaci di elaborare un manifesto politico ed organizzativo dell’Unione Europea, la Troika, dopo aver distrutto l’economia della Grecia, annuncia pubblicamente di aver probabilmente commesso degli errori (fino al prossimo errore…).
La politica è totalmente assoggetta e controllata dal paradigma finanziario e subisce la progressiva cancellazione di ogni forma di democrazia e volere popolare, l’austerità come concetto cardine di gestione dei paesi e come unica risposta possibile alla crisi del debito sovrano, i grandi eventi e le grandi opere come unica prospettiva di governance dei territori.
Speculare, indebitare, drenare risorse pubbliche cancellando diritti e stato sociale sono ormai la realtà.
L’insoddisfazione per le insensate (o meglio, sensate per le tasche dei soliti noti) politiche di Bruxelles si diffonde in tutto il continente, divisa tra movimenti di lotta e tendenze populistiche in opposizione all’Europa e all’Euro.
Ovunque nel continente si sviluppano lotte territoriali contro le grandi opere e i maxi-eventi generatori di debito e devastazione ambientale.
Il neoliberismo ha imposto un nuovo piano di controllo e di gestione dei poteri. Già prima di Genova 2001 dicevamo che i governi nazionali si stavano trasformando in meri esecutori di decisioni prese altrove. La tristissima scena di Letta costretto a portare i “compitini” a Bruxelles per farseli correggere dall’Unione europea è un’ulteriore conferma a queste intuizioni.
12 anni fa si pensava che le grandi imprese multinazionali fossero uno dei soggetti che determinavano il potere globale. L’altro erano i grandi vertici come WTO, FMI, Banca Mondiale ed il famigerato G8.
Oggi questi vertici sembrano svuotati di molte delle prerogative del passato e assieme alle imprese transnazionali sono uno dei tanti attori del neoliberismo e della finanziariazzione dell’economia (insieme ai fondi di investimento, le assicurazioni, le banche, i fondi pensione, i grandi nomi della speculazione…).
Tutto è virtuale. Nemmeno più la guerra sembra essere uno strumento efficace nel generare crescita economica e controllo del mercato.
L’industria e la produzione sono ancora sinonimo di ricchezza e di forza per un paese?
Sappiamo di vivere in una metropoli e sappiamo che la metropoli è chiave di lettura locale dei poteri globali e del paradigma finanziario.
Indaghiamo la metropoli come specchio del mondo e delle sue forme di potere, organizzazione e controllo.
Con gli occhi di chi abita e vive la metropoli in tutte le sue ricchezze e contraddizioni ci opponiamo alla logica della crisi.
Fare questo a Milano significa opporsi al “gigante dai piedi d’argilla”: Expo 2015 (esattamente come in Brasile significa opporsi ai Mondiali di calcio).
Opporsi ad Expo non come evento in sé, ma soprattutto alla logica che lo accompagna. Una logica fatta di speculazioni e sistematico drenaggio di risorse pubbliche su piano locale e nazionale.
Una logica generatrice di debito, precarietà e devastazione ambientale.
Vivere la metropoli ci offre uno sguardo privilegiato sulla ricaduta pratica e quotidiana delle teorie di dominio del capitale e di superamento delle volontà collettive. Però il nostro sguardo privilegiato ci dice anche che agire nella metropoli non può bastare per cambiare il mondo, la complessità del nuovo corso neoliberale obbliga ad ampliare i nostri orizzonti. Convinti che la metropoli sia solo uno dei possibili palcoscenici della rivolta vogliamo allargare la nostra visuale. Certi che il mondo si cambia producendo conflitti, ma anche con la capacità di mettere in rete le diverse lotte.
Abbiamo attraversato Blockupy a Francoforte e Agora 99 a Roma ed è arrivato il momento di porci alcune domande, e lo facciamo in maniera pubblica.
Chi governa il mondo? L’Europa che ruolo ha? E’ interessante e necessario agire sul piano europeo? L’assenza di obiettivi com’erano un tempo i palazzi del potere o i grandi vertici internazionali come complica la capacità di catalizzare l’attenzione pubblica e creare mobilitazione? L’inaugurazione della nuova sede della BCE nel 2014 col suo immenso portato simbolico può essere un vettore di mobilitazione? La nuova generazione precaria ed europea riuscirà a trovare il suo spazio d’azione, quale? Come i movimenti possono influire sul cambiamento? Di quale cambiamento parliamo? Come ci rapportiamo alla Primavera europea tra ultimi incontri dell’attuale Ue, elezioni europee, G8 (in Russia) e Blockupy?
Ne discutiamo sabato 30 Novembre dalle ore 17.30 a Z.A.M. 3.0 (Largo Don Gallo 1, ex via Santacroce 19) assieme a:
Carlotta Cossutta (Ambrosia – Milano)
Alex Foti (Milano X – Milano)
Vanessa – Esc Roma
Andrea Fumagalli (Docente Università di Pavia)
Gianmarco De Pieri (Tpo Bologna – GlobalProject.info)
Tag:
europa foti fumagalli globalproject roma zam