Meglio imbrattamento che estinzione
La mattina del 2 gennaio 2023, 5 cittadinə appartenenti al movimento di disobbedienza civile Ultima Generazione hanno imbrattato il Senato.
Dopo 24 ore erano già a processo, che vedrà la prossima fase il 12 maggio.
Il dilemma morale dello Stato italiano è limpido: viene ritenuto più criminale un imbrattamento con vernice lavabile (mentre il Senato è oltretutto chiuso) piuttosto che chi inquina e finanzia il collasso climatico (molto spesso proprio con l’approvazione di parte della classe politica).
Se la crisi climatica fosse facile da sconfiggere come della vernice, probabilmente noi tuttə non avremmo di che preoccuparci. Invece lo Stato ha deciso di incanalare ogni sforzo per fermare queste voci di protesta che, sottolineiamo, sono volutamente di disobbedienza civile, svolte da persone che sanno le conseguenze legali che rischiano.
Non dobbiamo stupirci della velocità con cui il sistema giudiziario si è mosso: la proverbiale burocrazia italiana non può fare nulla contro un apparato repressivo ben più forte. La stessa velocità purtroppo non viene dimostrata quando si tratta di contrastare la crisi climatica che distrugge già la nostra quotidianità: dove sarebbe la risposta delle istituzioni tanto offese agli innumerevoli disastri climatici che hanno colpito il nostro paese solo nell’ultimo anno? Così, mentre si processano disobbedienti climatici (la migliore strategia per tentare di delegittimaere una causa) si tace su questo autunno rovente, caratterizzato da temperature estreme e caldo record.
Cortei, petizioni, marce, sit-in e azioni sono una parte imprescindibile della lotta alla crisi climatica e nessuna opera di disobbedienza civile vuole costituire una cesura con il dialogo istituzionale.
È arrivato però il momento che lo stato italiano inizi ad ascoltare e non solo a reprimere.
Siamo solidali con Ultima Generazione e con lə cittadinə preoccupatiə che ne fanno parte.
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