Expo tra arresti illustri, dichiarazioni preoccupate ed incontri ai vertici

 

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Mentre emergono particolari sugli altissimi stipendi dell’ex-direttore di Infrastrutture Lombarde Antonio Rognoni (ora in carcere) e sulle dichiarazioni del Prefetto Tronca in sede di Commissione parlamentare antimafia sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nei cantieri di Expo nella giornata di ieri si è svolto a Milano un incontro ai vertici tra il Sindaco Pisapia, il Governatore della Lombardia Maroni, il Commissario Sala ed il Ministro Lupi che ha portato alla nomina del nuovo direttore dei lavori nell’area di Rho-Pero. Si tratta di Diego Robuschi, già braccio destro dell’indagato Alberto Porro. Riproponiamo quindi l’articolo di ieri sull’affaire Expo perché quantomai attuale:

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Arresti illustri e dichiarazioni preoccupate del commissario unico Giuseppe Sala. Settimana difficile per il grande evento ancora sbandierato come grande opportunità per la città di Milano, per la metropoli tutta e per la nazione intera.

Lo scrivevamo già tempo fa. Giorno dopo giorno Expo getta la maschera: adesso che il dispositivo sembra aver terminato la spartizione degli appalti, l’arresto del formigoniano Rognoni e la messa in discussione del lavoro di Infrastrutture Lombarde riapre la partita e sarà causa (o giustificazione) di nuovi ritardi nei cantieri. Lo stato d’eccezione in materia di lavoro è diventato realtà ed allo stesso tempo le linee del Job Act renziano vanno a peggiorare le già pessime proposte in vista di Expo 2015. La macchina è avviata verso il fallimento economico, il ritardo dei lavori è palese, le infiltrazioni mafiose denunciate giornalmente. La politica locale è chiamata ora a pagare il conto.

Expo SPA ha scelto il Corriere della Sera ed Elisa Soglio (come giornalista) per comunicazioni ufficiose che poi si trasformano velocemente in ufficiali, e così dopo il doppio “grido disperato” alla politica di Sala nella scorsa settimana, oggi ci sarà un vertice del CDA di Expo SPA a cui oltre a Sindaco e Governatore parteciperà anche il Ministro Lupi.

Le dichiarazioni di Sala della scorsa settimana vanno in continuità sia sul progetto Vie d’Acqua sia sulla questione Expo in generale.

Expo è un’azienda privata a partecipazione pubblica. Sala ha un ruolo tecnico, ovvero consegnare l’area dove si svolgerà il grande evento pronta per il 1 Maggio 2015. Tutti gli altri lavori non lo riguardano, riguardano la politica, ed è la politica che deve prendere una decisione, ed è quindi la politica che deve decidere il percorso delle Via d’Acqua, i costi dei progetti addizionali ed i loro tempi di realizzazione.

Come dire, Expo SPA crea lo stato d’eccezione e le condizioni affinché una serie di progetti vengano portati avanti a tempo record sfruttando la folle possibilità di far lavorare su doppio turno da 10 euro e per 6 giorni alla settimana, ma crea anche l’opportunità di trovare fondi per finire opere che non avevano possibilità di essere terminate (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2013/11/04/Stabilita-emendamento-fondo-Expo_9566099.html), però, allo stesso tempo, sostiene di non essere responsabile del progetto.
Viene da ridere.

Il gioco è chiaro. Smarcarsi dalle responsabilità, salvare la faccia, non essere associati al fallimento economico, dei lavori e del risultato sostanziale di Expo. Sala ed Expo SPA giocano la partita dei “tecnici” e di quelli che eseguono solamente scelte altrui, anzi si fanno paladini del fatto che grazie ai poteri speciali possono “agevolare” lo svolgimento dei lavori di opere che non interessano “il progetto Expo” tipo il rifacimento della Darsena. Il Comune dice di aver ereditato l’affare dalla scorsa giunta e quindi non poter farci molto. Maroni usa questo spazio per iniziare a fare campagna elettorale e mettere in difficoltà Pisapia giocandosi la carta che i lavori che riguardano Milano città.

Se guardiamo un pochino più in profondità possiamo vedere bene che la partita economica del pre-Expo è conclusa. Non ci sono e non ci saranno novità. Decreti, leggi, fondi unici, drenaggio di denaro pubblico, deroghe sul diritto del lavoro, progetti, assegnazione di spazi e di appalti e tutto ciò poteva portare guadagni “privati” a fronte di investimento (politico, sociale e/o economico) pubblico è stato assegnato, votato e definito. E’ una fase terminata, mentre le fasi che sono da gestire sono quelle del lavoro nei cantieri e della gestione politica del grande evento. Pochi interessi economici e quindi la società privata si sfila, e lascia alla politica il ruolo di gestire le parti scomode.

Può essere forse un caso che AREAEXPO, cioè l’azienda proprietaria dei terreni dove Expo si svolgerà e su cui si giocherà tutta la partita post-evento, non è coinvolta nelle indagini e questa cosa è stata fatta subito notare?

Il problema è che la politica è stata attrice principe delle scelte della società privata, forse subendole, forse agendole, sicuramente sapeva e per debolezza, connivenza, pavidità o non sappiamo che altro le ha assecondate.
Adesso però viene presentato il conto da pagare.

Su questo la vicenda “Vie d’Acqua” è emblematica. Abbiamo parlato di due grida disperate di Sala. La prima è stata proprio settimana scorsa quando Sala, Maroni e Pisapia si sono incontrati per provare a chiudere la vicenda dell’inutile canale. Expo SPA ha un solo obiettivo, svuotare il laghetto nel sito dell’esposizione universale, la scelta del tracciato spetta alla politica. Come dire: “io mi smarco, sono un tecnico, io ti dico quello che mi spetta come compito. La gestione dei rapporti con i comitati di cittadini non mi riguarda. Siete voi, i politici che dovete rispondere agli elettori, siete voi azionisti della società, siete voi che dovete decidere. Io eseguo”. E’ evidente che questa è una falsità, ma è anche chiaro che Expo e Sala fanno pesare in tutto e per tutto al Comune di Milano e Pisapia le loro difficoltà nel gestire la trattativa.

Expo è una grande operazione di marketing, deve mantenere la facciata pulita e bianca come la base delle sue grafiche pubblicitarie. Non deve e non può essere il marchio Expo ad essere “sporcato”. Allora è la politica che deve salvare la facciata, pagare le conseguenze ed il conto. Lo diciamo da anni. La politica è schiava dell’economia e delle speculazioni, Expo è la prova provata del meccanismo. E lo rivendica via stampa.

La verità sta nelle righe scritte sopra, sta nel delicato gioco di ruolo tra politica ed economia, sta nelle responsabilità condivise e quindi nelle responsabilità di nessuno, sta nelle gradazioni di grigio e nei giochi di luce e ombra che la scusa del grande evento crea, le luci sono state la parte di marketing e la creazione mediatica dell’evento, le ombre sono gli stati di eccezione, il drenaggio di risorse pubbliche, lo stress del diritto del lavoro. Se la luce illumina altrove cambiano le ombre, qualcosa si illumina, qualcosa sparisce. Qualcuno dovrà spiegare.

Pisapia il giorno degli arresti ha dichiarato: “Per fortuna ci sono le indagini”, con coraggio forse avrebbe dovuto dire che: “Expo è una grande illusione”. Questo riassume tutto l’articolo.

Abbiamo una certezza sempre maggiore: Expo fa acqua da tutte le parti ed è una grande occasione per alcuni settori del capitale industriale e finanziario di speculare e mettere le mani su risorse pubbliche. Chi pagherà il conto saranno gli abitanti della città, della provincia, della regione e del paese intero. Come dire l’ennessimo passo verso la svendita al neoliberismo di un intero paese, Grecia docet.

Chiudendo ricordiamo citiamo una canzone delle PornoRiviste C.N.C.C. che dice “Piace quando luce e buio le facciamo noi”, cioè è l’ora di essere attori protagonisti della vicenda e influire là dove possiamo farlo.

Una risposta a “Expo tra arresti illustri, dichiarazioni preoccupate ed incontri ai vertici”

  1. Giuseppe Radaelli ha detto:

    secondo quanto si legge sul fatto quotidiano arexpo è coinvolta —Dagli atti emergono accordi su “future gare”. Sono due le gare relative all’Expo che, a leggere l’ordinanza di custodia cautelare, sarebbero state inquinate indette da Infrastrutture Lombarde per affidare a professionisti esterni la preparazione di “atti e documenti necessari per l’avvio e lo svolgimento delle procedure di affidamento afferenti alla realizzazione delle opere di costruzione per il Sito per l’Esposizione Universale, sino alla stipula dei relativi contratti di appalto”. Tra gli indagati c’è anche Cecilia Felicetti, il direttore generale di Arexpo (che in una nota sostengono che “le indagini attualmente in corso non riguardano la società“) tra le cui funzioni c’è l’acquisizione delle aree del sito Expo. Secondo il giudice “emerge dagli atti e dai testi delle telefonate riportate che con l’accordo della Felicetti gli indagati hanno già predeterminato l’assegnazione di future gare“.

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