Save Cinecittà: due mesi di sciopero e presidio permanente dei lavoratori del cinema!
“Con la cultura non si mangia…” dice Luigi Abete ed in perfetta coerenza vuole trasformare Cinecittà Studios, di cui è gestore, da “la fabbrica dei sogni” a una fabbrica di soldi. Al diavolo la storia del cinema… al diavolo i lavoratori!
Ma ha fatto male i conti, loro non ci stanno, entrano in sciopero ad oltranza e si organizzano in presidio permanente fuori degli studi di via Tuscolana: “Cinecittà è storia, Cinecittà non si tocca! e nemmeno i nostri posti di lavoro… “.
Denunciano come, praticando prezzi esorbitanti per gli studios, portando quindi le produzioni a girare all’estero ciò che si potrebbe realizzare qui, Abete ha costruito passo passo la dismissione delle attività cinematografiche per giustificare la chiusura e la trasformazione dello storico sito nelle sue attività speculative.
C’è nel contempo qualcosa di assurdo e di scontato in questa storia. A Cinecittà (che è anche il mio quartiere, cresciuto all’ombra degli Studios) a chiunque lo racconti sgrana gli occhi; quasi ogni persona qui, adulta o anziana, ha lavorato nel cinema, anche come semplice comparsa, godendo delle briciole quando qui giravano tanti soldi e di cinema se ne faceva tanto e di qualità. Sentire che un luogo simbolico di questa portata deve lasciare il posto all’ennesimo centro commerciale (c’è Cinecittà 2, altro centro commerciale che è a solo due passi…), ad un albergo a 5 stelle con tanto di centro benessere (ma…di chi?), e poi parcheggi e… la chicca!…il museo del cinema! Insomma… grande trasformazione! (leggi speculazione!)…cioè la solita storia!
Quella del museo mi ricorda dei Mapuche in Argentina , fiero popolo indigeno a cui Benetton (si, il nostro Benetton, quello dei colori uniti….) ha rubato le terre però in cambio ha promesso loro un museo. Ma i Mapuche invece hanno risposto ri-occupando le terre: “un museo è per i morti… noi siamo vivi, non vogliamo un museo, e ci riprendiamo le nostre terre”… e continuano a lottare.
Anche a Cinecittà, a due mesi dall’inizio dello sciopero i lavoratori sono ancora lì, determinati a farsi sentire e vedere… rifiutandosi di sospendere sciopero e presidio anche nel mese di agosto, non fidandosi delle vaghe promesse di incontri e tavoli di trattativa solo ipotizzati per settembre.
Sono sul tetto e su un fazzoletto di prato accanto all’ingresso trasformato in un micro campeggio, dove puoi passere a tutte le ore e trovi sempre tante persone ben organizzate: una postazione internet sempre attiva, un banchetto dove raccolgono firme e contributi economici per sostenere i lavoratori, anche attraverso la vendita di magliette ed altri gadget autocostruiti all’interno del presidio (veri e propri ciak in legno, verniciati di nero e accuratamente disegnati con immagini del cinema e frasi di sostegno alla lotta).
Ci si autorganizza per mangiare (quasi tutte le sere le giovani cuciniere del centro sociale Spartaco portano cibo al presidio, offrendolo ai lavoratori e agli ospiti). si fanno molte assemblee e spesso la sera ci sono spettacoli, proiezione di film, musica e balli, portati dalle realtà culturali del territorio che solidarizzano.
Si passa il tempo, anche in questo torrido agosto, ed in quella dimensione di comunità allargata che si è creata, come può ben immaginare chi ha fatto esperienze simili, le persone crescono, cambiano, prendono coscienza del valore del fare comune, si rafforzano e pur nelle difficoltà oggettive che uno sciopero ad oltranza crea (nelle case non entra lo stipendio!) trovano nella dimensione della lotta una energia nuova e nuove capacità di leggere la realtà che ci circonda.
Sono vivi e preziosi perchè è anche con loro che può continuare a vivere la speranza di cambiare questo paese!
Agosto sta finendo e presto ne sentiremo ancora parlare… nonostante il silenzio dei media sono determinati a continuare… e a vincere. Sosteniamoli!
Se siete a Roma passate al presidio a portare solidarietà, tutte le sere sono anche all’Isola Tiberina, fino a che c’è la rassegna di cinema in programmazione.
Anche tanti artisti hanno portato solidarietà, uso per chiudere le parole dell’attore Pier Francesco Favino “…Cinecitta’ e’ un simbolo di cui andare fieri, fa parte della nostra storia. Chiudere Cinecitta’ e’ come cancellare la nostra memoria“.
Ma Favino parla di cultura e “Con la cultura non si mangia” dice Abete… che poi in realtà non è per niente vero!
A questo sito trovate tantissimo materiale www.savecinecitta.org , questo il gruppo Facebook Salviamo Cinecittà
questo il codice IBAN per aiutare i lavoratori a resistere nell’occupazione.
IBAN IT52P0558403207000000000800
Causale: Cinecittà Occupata
Destinatario: Carlo Pavone per Cinecittà Occupata
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