Statale – Numero chiuso alle Facoltà umanistiche – Vago tenta il colpo di mano
Con la votazione del senato accademico di oggi, 23 Maggio 2017, si assiste all’ennesimo passaggio del lungo processo di aziendalizzazione e privatizzazione dell’Università italiana iniziato con al Riforma Ruberti nel ’90, proseguito per i due decenni successivi e che ha visto un altro picco con la Riforma Gelmini del 2008 legge 133/2008. Processo che ha portato al restringimento progressivo del diritto allo studio e, al quale, tra alti e bassi, gli studenti si sono sempre opposti. Lo stesso spostamento di Città Studi nell’ex-area Expo fa parte di questo percorso.
La brusca accelerazione imposta dal Rettore dell’Università degli Studi di Milano Vago, che ha scavalcato il parere negativo dei consigli di facoltà, è giustificata dall’adeguamento dei corsi di studi della facoltà di Studi Umanistici ai parametri “Anvur”-Il sistema AVA (Autovalutazione, Valutazione periodica, Accreditamento), costituisce l’insieme delle attività dell’Agenzia in attuazione delle disposizioni della legge 20/12/2010, n. 240 e del decreto legislativo 27/01/2012, n. 19, le quali prevedono, tra gli altri parametri, una proporzione del 33% tra professori e studenti con pena la decadenza del corso di studi qualora non vi fosse il suddetto adeguamento. L’introduzione di questi parametri, non nocivi di per sé, è stato però, seguito ed anticipato, da un costante taglio dell’organico del corpo docenti e ciò ha creato diversi problemi ai singoli atenei i quali hanno fronteggiato il problema, sempre con le stesse modalità, introducendo il numero chiuso o programmato nella maggior parte dei Corsi di Studi. Riteniamo che l’introduzione di continue barriere nell’accesso allo studio universitario non possa essere una seria soluzione al problema dei parametri Anvur tenendo conto che ,secondo i dati di Eurostat, l’Italia è il penultimo paese dell’Unione Europea per numero di laureati (26%) chiediamo quindi che il Governo, il MIUR-Ministero dell’Istruzione Università e ricerca- e i singoli atenei ricomincino ad investire nell’assunzione di personale docente a tempo indeterminato e non in progetti megalomani, per far si che l’università pubblica italiana torni al suo antico splendore!
Intervista a Pietro, studente di filosofia e attivista di LUMe-Laboratorio Universitario Metropolitano Le ragioni del No al numero programmato
Segue il comunicato scritto dagli e dalle studentesse dell’Università Statale di Milano.
PROTESTE CONTRO IL NUMERO CHIUSO IN STATALE
Oggi, dopo l’interruzione del senato accademico di martedì scorso, il rettore porrà nuovamente in votazione la proposta di numero programmato per le facoltà di studi umanistici e gli studenti hanno convocato un nuovo presidio per manifestare contrarietà verso la decisione dell’amministrazione.
“Non possiamo continuare ad essere ignorati – dichiara Davide Quadrellaro, rappresentante nel dipartimento di filosofi – questa imposizione è inaccettabile”. Il rettore non è stato neanche disposto ad accettare che una delegazione di studenti portasse le proprie ragioni durante la seduta. “Il numero programmato è una soluzione iniqua ed escludente. Questa decisione non può essere presa, tanto più se in totale assenza di dialogo” continua Quadrellaro.
Il senato è stato convocato per oggi alle 14 e 30 mentre gli studenti saranno in presidio con lezioni aperte e
seminari.
Gli studenti e le studentesse in mobilitazione.
Fonti:
http://www.anvur.org/index.php?option=com_content&view=article&id=25&Itemid=118&lang=it
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-04-26/eurostat-italia-paese-ue-meno-laureati-fa-peggio-solo-romania-164010.shtml?uuid=AEpV7nBB&refresh_ce=1
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