Rosso Vivo: spettacolo teatrale su Valerio Verbano

La storia di Valerio Verbano è una storia assurda, angosciante. Come non potrebbe esserlo quella della morte di un giovane di 19 anni, assassinato con un colpo di pistola alla testa, sul divano di casa sua, praticamente davanti ai suoi genitori?

Ancora più angosciante e terrificante è sentire questa storia raccontata dalle parole e dai ricordi di sua madre, Carla Verbano, autrice del libro che ha ispirato lo spettacolo “Rosso vivo” messo in scena ieri al Teatro della Cooperativa di Milano, e recitato da Alessandra Magrini.

La storia, tuttora irrisolta, di Valerio Verbano è altamente significativa del clima di odio e di terrore che vigeva in quegli anni a Roma (primi anni 80), in cui gruppi legati all’estrema destra impazzavano nella città, connessi alla criminalità organizzata e, molto spesso, anche ad alcuni apparati dello stato.

Valerio, militante antifascista, fu prima arrestato per una rissa in piazza, e, in seguito, uscito dal carcere, si era impegnato in una sorta di “mappatura” delle destre nel territorio della sua città, arrivando a fotografare e a documentare probabilmente una fitta rete di presenze e relazioni.

Poco si sa di questo lavoro di documentazione che venne fatto sparire insieme alle prove che potevano far luce sulle identità dei suoi tre assassini, presentatisi in modo assurdo a casa del ragazzo prima di pranzo, spacciandosi per dei suoi amici e facendosi così aprire la porta dall’ignara madre.

Carla Verbano, che assistette, purtroppo, alla straziante morte del figlio, non sapeva praticamente nulla della sua attività politica: Valerio infatti, data la sua giovane età, si era da poco avvicinato al movimento dell’Autonomia, non era particolarmente “ in vista”, né aveva alcun ruolo di leadership o di rilevanza. Per questo il suo assassinio era e rimane inspiegabile, anche grazie all’opera di silenzio ed impunità calata da parte della polizia e delle istituzioni competenti.

Carla, rimasta sola con il dolore, l’angoscia e molti dubbi, ha portato avanti e tuttora combatte per la ricerca della verità: ha effettuato da sola e con il marito indagini, analizzato documenti, letto migliaia di libri, e soprattutto cercato testimoni, dentro e fuori dal carcere. Dallo spettacolo si evince come questa determinata e disperata ricerca di una spiegazione l’abbiano portata ad aprire le porte di casa sua a personaggi appartenenti e legati a svariati gruppi di estrema destra del periodo, testimoni, legali, familiari e conoscenti non solo del “suo” Valerio ma anche di persone potenzialmente coinvolte nel suo omicidio.

Ed è proprio questa caratteristica che scuote forte chi vede lo spettacolo “Rosso vivo”: non solo la profonda determinazione, ma anche l’umanità e la semplicità della madre di Valerio, completamente sola (nonostante il conforto del ricordo della storia del figlio anche nei movimenti di oggi), alla ricerca di una verità che, dopo 32 anni, sembra ancora molto lontana.

 

 

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