Registro dei testamenti biologici a Milano? SI, grazie!

Non si tratta affatto di eutanasia, come titolano molti quotidiani. Quello di cui si sta discutendo al Comune di Milano è la possiblità o meno di istituire un registro dei testamenti biologici, attraverso il quale i cittadini possano esprimere la propria volonta’ sui trattamenti terapeutici che intendono ricevere o rifiutare in caso di incoscienza o di incapacita’ mentale.
Il comitato popolare “Io scelgo”,nato con l’obiettivo di far nascere questo registro a Milano, ha raccolto più di 6000 firme a sostegno di questa proposta. Il regolamento nell’iter della proposta di delibera popolare, prevede sia un riscontro formale prima della consegna delle firme raccolte (superato con successo) che un vaglio di ammissibilità da parte del collegio dei garanti.
Quest’ultimo a Giugno, ha stabilito che la delibera è inammissibile e lo ha deciso a maggiorananza (due dei tre garanti sono stati nominati dall’amministrazione precedente).
Dalle ultime notizie pare che il Comune si prepari a varare a Settembre la “Carta dei diritti del malato” all’interno del Piano di zona sul welfare comunale. Un documento, stando a quanto dichiarato da Majorino, nel quale verrebbe esplicitato ‘il diritto di ogni individuo di esprimere le proprie volonta’ rispetto al rifiuto dell’ ‘accanimento terapeutico’ e del prolungamento forzato della vita in condizioni di coma irreversibile o di disagio estremo’. Di per sé l’evento non porterà alla creazione di un registro ma ad aprire un dibattito sui diritti. L’iter, infatti, sara’ quello di una delibera di iniziativa consiliare da portare in Aula dopo il via libera della Giunta e del Consiglio comunale alla Carta.

Nonostante le dichiarazioni sconclusionate di Masseroli e De Corato facciano intendere il contrario, non esiste alcun ostacolo per i Comuni che vogliano agevolare i cittadini mettendo a disposizione un registro gratuito, come già fanno privatamente soggetti come i Valdesi, la Fondazione Veronesi, l’Associazione Luca Coscioni ed altri. Vi sono già, infatti, 105 Comuni italiani che hanno approvato il registro, tra i quali vi sono città come Firenze, Genova, Torino, Cagliari, Napoli.

De Corato e crociati al seguito abusano della parola eutanasia, in maniera del tutto fuori luogo. Infatti “l’eutanasia è morte provocata con mezzi o sostanze su un malato terminale, non rispettando lo sviluppo naturale della malattia e la sua conclusione naturale. La terapia imposta a Welby e la nutrizione artificiale imposta per 17 anni alla Englaro rientrano, a loro modo, in forme di accanimento terapeutico. Chiedere la loro sospensione, pertanto, non ha nulla a che vedere con l’eutanasia, ma rientra in quella libertà che non può essere negata a nessun uomo che chiede che la sua sorte sia riconsegnata alla natura stessa e sottratta a costrizioni tecnologiche che non sono affatto naturali ma artificiali.”.

E a proposito di questi uomini che si fanno paladini della giustizia cristiana è interessante leggere il pensiero di Giovanni Reale, uomo cattolico, professore per tanti anni all’università del San Raffaele, il più conosciuto studioso di Filosofia antica: “Se mi trovassi nella condizione di non aver più speranze di guarigione, non avrei dubbi su cosa scegliere. Di recente sono stato in ospedale per un’operazione semplice e ho dovuto firmare una dichiarazione in cui accettavo di essere sottoposto all’intervento. Saggio. Qualcuno potrebbe non volerlo e sarebbe suo diritto rinunciare. Perchè la stessa cosa non può essere detta quando il malato si sente oppresso dai tubi in modo per lui insostenibile? Non è eutanasia, è riconsegnare alla natura la possibilità che la malattia faccia il suo corso. Non fatemi vittima di una tecnologia che costruisce qualcosa di sostitutivo e artificiale. Il centro dev’essere la persona umana e la sua libertà. La grandezza di Dio è nell’aver creato l’uomo libero. Il malato chiede che gli venga concessa la libertà di essere rimesso in mano all’evolversi degli eventi stabiliti dalla natura stessa. Io, come credente, sono sicuro che questo sia lecitissimo e giustissimo: la natura l’ha creata Dio, la tecnologia è opera dell’uomo: se io preferisco, alla fine della mia vita lasciare alla natura il suo corso sono ben lontano dal commettere un atto irreligioso, anzi mi sento molto religioso, in quanto dico a Dio: è venuta per me la fine, sia fatta la tua volontà, senza bisogno che intervenga l’uomo con le sue tecniche”.

Il problema è di non accettare come inevitabile uno sbilanciamento fra una scienza e una tecinca sempre più potenti e un’etica, un diritto sempre meno capaci di offrire loro una cornice di regole matura e adeguata, in grado di assicurare trasparenza e controllo democratico sulle procedure e i risultati della ragione scientifica.*
Il testamento biologico, trasformato in legge dello stato senza l’ipocrisia dell’alimentazione forzata, è un atto di civiltà perchè lascia al singolo, che ha dei buoni motivi e che non pratica l’apologia del dolore, la possibilità di avere una buona morte nel senso di una morte più serenamente accettabile.*

*Emanuele Severino e Remo Bodei. “Che cosa vuol dire morire”.

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