Riflessione sull’assemblea antiproibizionista dell’8 Marzo

1920011_507384306049519_2133106226_nL’8 Marzo, durante l’occupazione temporanea dell’ex Acqua Potabile di piazza Carbonari a Milano, si è tenuta l’assembla antiproibizionista lanciata dal collettivo Lambretta e dal Casc Lambrate.

Da alcuni mesi a Milano, come nel resto d’Italia, complice involontaria la Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la legge Fini-Giovanardi che regolava l’uso e la detenzione di sostanze stupefacenti, il dibattito sull’antiproibizionismo ha visto un ritorno di fiamma nei movimenti. Dopo anni di silenzio, sembra essere possibile ricominciare davvero a parlare di droghe con una sana tensione all’approfondimento, allo sviluppo di competenze sulla riduzione dei rischi e dei danni connessi all’uso di sostanze stupefacenti e al riconoscimento della scelta di consumare come un diritto delle persone, e come tale non punibile. La manifestazione dell’8 Febbraio a Roma è stata un primo passo, da molti punti di vista deludente, una delusione causata dal lungo periodo in cui anche i movimenti politici più vicini al tema hanno lasciato il campo libero ai dispositivi repressivi, e in cui, la mancanza di informazione laica in senso ampio ha prodotto migliaia di consumatori inconsapevoli, con tutti i danni che ne conseguono.

Il confronto con la Comunità di San Benedetto, un faro nella notte nel mondo degli operatori del settore, e con il Tpo di Bologna, che rimane una delle realtà che ha dimostrato nella sua storia di saper portare avanti con impegno e serietà percorsi all’avanguardia nel campo della riduzione del danno e della costruzione di strumenti per la consapevolezza, è stato ricco e stimolante. La sensazione che si stia aprendo di nuovo uno spazio politico reale ci fa pensare di essere sulla strada giusta.

Due cose ci portiamo a casa. Anzitutto, l’occhio di riguardo da tenere su ciò che avviene nelle scuole. In un luogo di formazione sempre meno si parla di droghe, del loro uso e della consapevolezza, e sempre più si interviene con strumenti repressivi, camuffandoli sotto il grande cappello della prevenzione.
Può avere risultati utili chiamare ad intervenire nelle scuole superiori forze dell’ordine con i cani? Noi crediamo di no, crediamo invece che l’unica conseguenza nella quale possiamo incorrere sia la marginalizzazione dei ragazzi e delle ragazze “scoperti” con piccole quantità di sostanze stupefacenti, additati dagli adulti del mondo della formazione scolastica, e spesso anche dai compagni, come “drogati”, senza spiragli che permettano di parlare davvero dei consumi e della ricerca di piacere e divertimento che sta dietro alla scelta di usare sostanze, delle dinamiche di gruppo e della voglia di crescere e di sperimentare che abbiamo vissuto tutti e sempre ci troveremo a vedere nei giovani, ma anche nei meno giovani, che vivono il mondo.

L’altro piano che pensiamo sia importante approfondire e portare avanti, se vogliamo davvero, da militanti politici, ripartire con un percorso sull’antiproibizionismo e la consapevolezza, è quello che riguarda la necessità di affrontare senza giudizio e senza tabù la questione dei consumi dentro ai nostri stessi spazi, spesso legittimati dalla superficialità dei ragionamenti che a volte permeano anche i luoghi che dovrebbero essere più sensibili e preparati. Come spesso ci diciamo, e purtroppo non altrettanto spesso pratichiamo, partire da noi è l’unica strada percorribile per cambiare lo stato di cose.

Quando si parla di droghe partire da sé significa essere in grado di analizzare e riconoscere i momenti in cui consumare, saper sostenere coerentemente le scelte che facciamo a livello pubblico, introiettarle nel nostro agire. Anche per questo crediamo che sia necessario trovare sistemi che ci permettano di eludere il percorso oggi obbligato per i consumatori, che passa inevitabilmente dal narcotraffico e dalle mafie. Ci poniamo come strumento in questo senso la creazione di momenti pubblici, e rivendicati come tali, dedicati alla semina e al raccolto autorganizzato, e lo poniamo a chi come noi ha scelto di percorrere la strada dell’antiproibizionismo, come oggetto di riflessione per la costruzione di percorsi condivisi che siano in grado di costruire alternative reali.

Guardiamo quindi con interesse alla partecipazione di altri spazi politici, incontri e dibattiti, momenti pubblici che ci diano la legittimità e la forza di prendere parola e crescere nel solco dei diritti delle persone.

 

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