Con la cultura non si mangia
Spending review, tagli, crisi economica, austerity. Queste le parole più in voga nell’assolata estate italiana, che in pratica si traducono in “sacrifici” per soddisfare la fame dei mercati. L’ennesimo attacco arriva nei confronti dell’università, già bersagliato dai precedenti governi. Dall’inizio della crisi economica nel 2008 l’università e il mondo della formazione sono sempre stati terreno di saccheggio per far cassa e rendendo di conseguenza scadente e maggiormente esclusiva l’istruzione pubblica. E quindi anche Profumo, che fantasia non ne ha di certo, torna a bussare a quattrini sull’istruzione.
Negli ultimi anni gli studenti hanno risposto in maniera nettamente determinata alle “riforme universitarie” arrivando a Piazza del Popolo il 14 dicembre 2010 ad esprimere tutta la loro rabbia
In un momento di malcontento diffuso quale quello che stiamo attraversando, la situazione che il governo dei tecnici vuole evitare è un altro movimento universitario magari capace poi di coinvolgere ampie fette di popolazione come avvenuto proprio nel 2010. Proprio per questo l’attacco si fa più fine e mirato. Rincari ma solo per i fuoricorso e gli studenti stranieri, ai quali viene sbloccato il limite standard per le tasse, che potranno quindi aumentare a piacimento.
La bellezza del neoliberismo!
Gli studenti fuori corso, rei di metterci più tempo a conseguire la laurea, sono quindi le vittime sacrificali scelte da Profumo, che dovranno pagare il prezzo della speculazione e dei mercati. Lo specchietto per allodole, che poi tanto specchietto non è ma trattasi bensì dell’ennesima menzogna perpetrata dai tecnocrati all’opinione pubblica, è stata affermata dallo stesso ministro: “Pagano solo i fuoricorso al di sopra una certa fascia di reddito”.
Ah! Quanta equità!! Peccato che le tasse aumenteranno per tutti del 25% , per chi ha un reddito superiore ai 90mila € del 50% e per chi supera i 150mila del 100%!
Non può certo mancare il gran furbone che butta ancor più fumo negli occhi e sostiene che gli studenti-lavoratori saranno esclusi da questo conteggio. Appare ovvio che bisognerà presentare il contratto di lavoro e “ovviamente” tutti gli studenti-lavoratori hanno contratti regolari e non in nero, occasionali o di breve durata.
Nella società dell’efficienza essere fuoricorso è uno scotto da pagare, con un aumento indiscriminato delle tasse. Poco importa che lo si è perché bisognoso di lavorare per pagare rette sempre più alte, per studiare, per svolgere attività extracurriculari e per accrescersi.
Si avvicina sempre di più il progetto di “università-azienda”, già avviato da anni, dove lo studente non è nient’altro che uno stagista in attesa di lavoro. Ogni singolo giorno dev’essere speso per la formazione, per la costruzione della professionalità, per poter regalare alle aziende lavoratori efficienti a basso costo.
In un’Italia della crisi prodotta da banche e mercati sono ancora gli studenti a dover pagare perché Lor Signori certo non si fermeranno qui con le riforme da brave sanguisughe schiave di lobby finanziarie, agenzie di rating e banche. Certamente cercheranno di farne tante mirate invece che poche e generali tentando di buttargli più fumo possibile intorno cosicché nessuno avrà nulla da dire e se lo farà sarà lo “sfigato bamboccione, probabilmente comunista che non ha nulla da fare”.
Siamo chiamate e chiamati un’altra volta a dire basta e a difendere i beni più preziosi che abbiamo, gli unici il cui valore non verrà svalutato da nessuna crisi o inflazione, la cultura, i saperi e l’Università pubblica, anche se per Loro non producono plusvalore.
D’altronde ci avevano già avvisato che “con la cultura non si mangia”.
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