Maroni peggio di Formigoni. Tagliata dote scuola per le pubbliche, confermati 30 milioni per le private
Piove sul bagnato in Lombardia, come sempre quando parliamo di finanziamento pubblico alla scuola privata. Non c’è più il ciellino Formigoni, bensì il leghista Maroni, ma per il resto tutto sembra uguale. E così, anche ora i soldi per la lobby delle scuole private ci sono in abbondanza, mentre gli studenti delle pubbliche e le loro famiglie dovranno accontentarsi della briciole. Anzi, questa volta nemmeno più le briciole.
Infatti, guardando i numeri della manovra finanziaria uscita dalle commissioni e consegnata alla sessione di bilancio del Consiglio regionale, c’è da fare più di un salto sulla sedia! Rispetto all’anno scorso, il finanziamento del “buono scuola”, sussidio riservato alle famiglie degli alunni delle scuole private, rimane praticamente invariato, passando da 33 milioni di euro a 30, mentre gli stanziamenti destinati alle famiglie delle scuole pubbliche vengono letteralmente massacrati: la “dote per il sostegno al reddito” passa da 23,5 milioni a 5 (cinque), mentre quella per il “merito” passa da 5 milioni a 0 (zero).
In altre parole, secondo la destra unita che governa la Lombardia, cioè l’alleanza Lega-Fi-Ncd-Fdi, cose come austerity, spending review e tagli valgono soltanto per scuola pubblica, ma non per quella privata, anche se quest’ultima viene frequentata da un’esigua minoranza. Non c’è dunque da stupirsi che le associazioni di scuole paritarie e genitori della Lombardia si siano abbandonate a un entusiastico comunicato di plauso a Maroni per la sua “scelta coraggiosa e lungimirante”.
Ma i numeri e le cifre non ci dicono tutto e, ahinoi, la situazione è anche peggio. Già, perché le scuole private vengono privilegiate non solo dal punto di vista della quantità di denaro pubblico erogato, ma anche da quello del modo in cui i contributi vengono assegnati. Infatti, per poter accedere alla “dote sostegno al reddito” o alla “dote merito”, tutto sommato di entità modeste (tra 60 e 290 euro nel caso del sostegno al reddito), la famiglia deve avere dei precisi requisiti di reddito e di patrimonio (e di valutazione dello studente nel caso del merito) e dimostrarli mediante l’esibizione della certificazione ISEE (Indicatore della situazione economica equivalente), cioè di quel riccometro di cui proprio in questi giorni si parla molto sulla stampa, preannunciando l’introduzione di parametri più stringenti.
Tutt’altra musica suona invece quando parliamo del “buono scuola”, perché le regole sopra ricordate non valgono più. Anzi, la Regione anni fa aveva addirittura inventato un sistema ad hoc per i richiedenti delle scuole private: niente certificato ISEE da esibire, ma soltanto un “indicatore reddituale” autocertificato. E c’è un bella differenza, perché non soltanto i limiti di reddito ammessi sono sensibilmente più alti, ma a differenza dell’ISEE, che si calcola tenendo presente reddito, patrimonio (immobili, conti correnti ecc.) e composizione del nucleo familiare, l’”indicatore” regionale considera soltanto il reddito e la composizione del nucleo familiare. In altre parole, se hai una casa di proprietà in San Babila a Milano, questo non ti impedisce minimamente di avere il sussidio regionale (ed è successo veramente!).
E, come se non bastasse, anche l’ammontare del contributo regionale è sensibilmente diverso. Per quanto riguarda il “sostegno al reddito” la “dote” viaggia, appunto, tra un minimo di 60 euro a un massimo di 290 euro, mentre nel caso del “buono scuola” le cifre sono rispettivamente 450 euro e 900 euro.
Insomma, se i tuoi figli vanno alla scuola pubblica e hai bisogno di un sostegno regionale, allora devi dimostrare di essere economicamente in una situazione difficile oppure tuo/a figlio/a deve essere particolarmente “capace e meritevole”. Se invece mandi i figli alla scuola privata, cioè se hai i soldi per farlo, allora non importa il profitto scolastico e nemmeno se sei benestante, perché l’unico vero requisito è, appunto, andare alla scuola privata.
Non ci credete, perché pensate che ci sia un limite a tutto? Avete qualche dubbio che il sistema “dote scuola” funzioni davvero così? E allora vi propongo di investire alcuni minuti e leggervi due cose. Primo, il dossier “Il finanziamento pubblico alla scuola privata in Lombardia”, curato dal sottoscritto. Risale alla fine del 2009, ma a parte qualche modifica marginale il sistema è rimasto identico. Secondo, scaricatevi l’Avviso per l’assegnazione della dote scuola – Anno scolastico 2013-2014 di Regione Lombardia e leggete attentamente, senza farvi traviare dal burocratese.
Secondo chi governa Regione Lombardia, Formigoni prima, Maroni ora, tutto questo sistema va bene così. Loro dicono che lo Stato centrale si deve pagare la scuola pubblica, mentre la Regione deve finanziare la “libertà di scelta educativa delle famiglie” (vedi legge regionale n. 19/2007). E così, possiamo starne certi, giustificheranno anche la porcata del taglio della dote per le pubbliche, che è colpa dei tagli dei trasferimenti statali, e la contestuale salvaguardia del megafinanziamento alle private, che invece è merito della Regione.
A loro non passa nemmeno per l’anticamera del cervello che la Regione e il suo bilancio, finanziato dalle tasse di tutti i cittadini (cioè, quelli e quelle che pagano le tasse), non sia cosa loro, ma cosa pubblica, di tutti e tutte. A loro il divieto costituzionale di finanziare la scuola privata non interessa, se non come ostacolo da aggirare. Per loro, evidentemente, è una cosa giusta e normale tagliare i contributi alle famiglie che ne hanno necessità –e diritto-, pur di poter riconfermare un privilegio e un ingiustificato sussidio a chi non ne avrebbe nemmeno bisogno, ma che in cambio rappresenta una potente clientela politica.
Ma non tutto tace per fortuna. Giovedì 5 Dicembre, a partire dalle ore 15.00, ci sarà un presidio sotto il Pirellone, in via Fabio Filzi a Milano, contro lo scippo dei fondi per le pubbliche e contro il finanziamento delle private. Ci sarà l’Associazione NonUnoDiMeno, promotrice della petizione per l’abrogazione del “buono scuola” che ha già raccolto oltre 10mila firme, e ci saranno ovviamente gli studenti.
Un presidio non sarà sufficiente e nemmeno una raccolta firme, ovviamente, ma bisogna pur rompere il silenzio e iniziare da qualche parte. Quindi, facciamo girare le informazioni e cerchiamo di contribuire, ognuno e ognuna come può, affinché in vista della sessione di bilancio (circa metà dicembre) si produca una mobilitazione forte contro questa autentica porcata.
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