Azione all’Assessorato alle Politiche Sociali dopo l’ennesimo sgombero dell’ALER

14705667_899243800209551_4396454552251468900_nAlcuni attivisti per il diritto all’abitare si sono recati ieri mattina all’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Milano dopo l’ennesimo sfratto senza seria alternativa eseguito da ALER. Allo sfratto si è accompagnata una vera e propria campagna di demonizzazione dell’abusivo sfrattato con l’aiuto di articoli compiacenti. Nella Milano post-Expo il problema del diritto all’abitare rimane un gigantesco bubbone per ampie fasce popolari. Una Milano tutta autocompiaciuta della narrazione dominante che la racconta come città dove tutto funziona e dove la qualità della vita è diventata altissima… Peccato che basta uscire dalla cerchia della circonvallazione esterna per rendersi conto che così non è. E il risveglio potrebbe essere doloroso…

Qui il comunicato dell’Unione Inquilini:
ALER SI METTE A SFRATTARE GLI INVALIDI PER COPRIRE LE SUE COLPE E LE SUE INEFFICIENZE.
Ce l’hanno fatta: presentandosi di primissima mattina con l’appoggio di qualche decina di agenti di Polizia in tenuta antisommossa l’ALER ha sfrattato al 94° accesso, tra le proteste e l’indignazione di tanti abitanti del quartiere, una persona invalida al 90% e con gravissimi problemi di deambulazione, lasciandolo letteralmente sulla strada, perché anche la soluzione assistenziale che avevano fatto finta di aver trovato – un ricovero presso la Caritas – non esisteva. E come se non bastasse l’ALER ha diffuso notizie parziali, false e gravemente lesive della privacy, quali il luogo di lavoro della persona sfrattata, per vantare il proprio “successo” e mettere alla gogna mediatica, grazie alla collaborazione di un giornalista del Corriere, non presente sul posto e la cui unica fonte è stata l’ALER stessa (ogni commento sulla sua deontologia professionale lo lasciamo a chi legge). C. si è trovato così sulla strada, senza risorse economiche per poter trovare una soluzione alloggiativa, anche grazie al pignoramento dello stipendio ottenuto da ALER dal 2015 e additato come esempio di “furbo” a danno della collettività. Ma la realtà non è proprio come ALER ce la vuol far sembrare: 206.000 euro di debito, un inquilino che si è sempre disinteressato di tutto, uno sfratto che finalmente si è riusciti a fare al 94° accesso perché prima la sua esecuzione è sempre stata impedita. Va innanzitutto chiarito che se lo sfratto non è mai stato eseguito in oltre 30 anni è perché il nucleo familiare aveva gravissime difficoltà ben conosciute da ALER (fino al 2010 C. viveva insieme ad un fratello con grave invalidità poi deceduto) e perché non è vero che la persona sfrattata non si è mai attivata per definire la propria posizione. Sono stati versati acconti, trattenuti da ALER a copertura parziale dei costi dei legali esterni cui era affidato lo sfratto (malgrado i quali le spese legali rappresentano ancora più di un quarto del debito) da circa 10 anni è stata presentata domanda di contributo di solidarietà e, soprattutto, di cambio in un alloggio più piccolo, ma ALER non ha mai dato un seguito a tali domande. Nel Maggio 2016, inoltre, l’Unione Inquilini ha avanzato una richiesta di rateizzare il debito ai sensi dell’accordo sul recupero della morosità sottoscritto nel Maggio 2015 tra ALER e sindacati inquilini, presentato le documentazioni necessarie per il ricalcolo dell’affitto dovuto in base al reddito, come previsto da tale accordo, e reiterando la disponibilità immediata dell’inquilino al trasferimento in alloggio più piccolo. La risposta di ALER, è stata quella di non entrare nemmeno nel merito delle proposte e insistere per lo sfratto. EVIDENTEMENTE INTERESSAVA DI PIÙ AD ALER SBATTERE IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA, PROBABILMENTE PER FAR DIMENTICARE LE RESPONSABILITÀ DI CHI DIRIGE L’AZIENDA NEL DISSESTO ECONOMICO DELLA STESSA, CHE RECUPERARE IL CREDITO, RISPETTARE UN PROTOCOLLO SINDACALE, TROVARE UNA SOLUZIONE RAGIONEVOLE E RISPETTOSA DELLA DIGNITÀ UMANA DI UNA PERSONA IN GRAVE DIFFICOLTÀ. Riteniamo gravissimo l’atteggiamento di ALER che avrà le opportune risposte dal punto di vista sindacale. Chiediamo al Comune di Milano di dare una sistemazione provvisoria alla persona sfrattata, in quanto non è ipotizzabile lasciare un invalido sulla strada, in attesa che si trovi una soluzione definitiva. Questa mattina (ieri) alcuni attivisti di Unione Inquilini insieme ad alcuni ospiti del Residence Sociale Aldo Dice 26×1 si sono recati in Largo Treves dove si trova l’Assessorato alle Politiche Sociali per trovare finalmente una soluzione alla persona invalida sfrattato mercoledì scorso in via Ca Granda 30. Un paio d’ore d’attesa sollecitando l’attenzione al problema di questo sfratto e finalmente si è riusciti ad ottenere un incontro con l’assessore dove lo stesso si è impegnato a trovare una soluzione al più presto. Nel frattempo questa persona dovrebbe entrare in un centro di pronto intervento in attesa di una collocazione più consona alle problematiche dello sfrattato. Rimaniamo in attesa nella speranza di una soluzione reale e dignitosa.

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