NO MUOS un approfondimento per fare il punto della situazione…
Le cronache nazionali, almeno nell’ultimo anno, si sono riempite a tratti di questa nuova sigla, no muos. Cerchiamo di capirne di più e per farlo incontriamo Ivan, un giovane ragazzo siciliano che con molti altri suoi coetani si impegna nella sua terra contro questo progetto.
Ciao Ivan, con te vogliamo provare a fare un viaggio attraverso questa lotta e questa esperienza. Cos’è il muos?
Il muos (mobile user object system) è un sistema di antenne usato dall’esercito USA per controllare le comunicazioni su tutto il pianeta. E’ composto da più basi, alcune terrestri (Virginia, Hawaii, Australia e ovviamente Niscemi in Sicilia) e altre in orbita terrestre. Serve a controllare in modo più efficace le comunicazioni tra i soldati in guerra e a manovrare i velivoli senza pilota (meglio conosciuti come droni) e i vari apparati missilistici. E’ a tutti gli effetti un sistema di guerra del governo USA. Particolarità tutta italiana, la base di Niscemi è l’unica situata in prossimità di centri abitati, le altre sono situate nei deserti.
Ecco dunque un primo problema giusto?
Sì, qui sta la prima rivendiacazione del movimento no muos. La base di Niscemi è una base già fortemente impattante e inquinante dal punto di vista elettromagnetico di suo. Già oggi conta 46 antenne di trasmissione NTRF che superano i limiti di legge per questo tipo di inquinamento. In più è posta al centro di una riserva naturale orientata, la sugereta di Niscemi. In più come dicevamo è prevista l’installazione del Muos con le sue tre antenne paraboliche basculanti ad altissima frequenza (20m di diametro) ed altre 2 elicoidali UHF. Ndr gli stessi tecnici USA affermano che con il sistema in funzione i limiti di legge saranno superati in un raggio di oltre 135km.
Più di un problema dunque ci pare di capire?
Esattamente, se da un lato si evidenzia un impatto territoriale enorme dall’altro si può ben comprendere la centralità della base negli ultimi scenari di guerra mediterranei, non per ultimo quello siriano. La base è operativa e con il sitema NTRF in funzione attraverso le sue 46 antenne è un nodo centrale delle comunicazioni. E’ questa la seconda grande rivendicazione che si alza da Niscemi e dalla popolazione siciliana, il permettere che il territorio, che quest’isola venga usata per fare la guerra.
Il 9 agosto 2013 cosa è successo?
Più di 2000 persone, cittadini, hanno tagliato le reti della base americana e sono entrati con le loro bandiere per esprimere la loro contrarietà a quanto sta succedendo. Un fatto storico, non solo per la Sicilia ma per il “mondo occidentale”. Duemila persone, per difendere la propria terra, contro le scelte di guerra che invadono un teatro di guerra, una base USA e dicono basta.
Un episodio molto forte, per questo ti abbiamo subito portato nel tuo racconto a questa data. Ma come è possibile che dei cittadini debbano arrivare a tanto per fare sentire il proprio parere, la propria voce?
Perchè questi stessi cittadini per anni hanno provato in ogni modo a farla sentire. Sono state fatte delle petizioni, delle interrogazioni ai vari livelli istituzionali italiani e numerosi ricorsi ai tribunali preposti. Le risposte sono state tutte negative, in vario modo, con silenzi o pareri sostanzialmente contrari ai quesiti della popolazione. La stessa regione Sicilia che inizialmente con il nuovo governatore Crocetta aveva revocato l’autorizzazione sanitaria alla costruzione delle antenne oggi ha fatto marcia indietro e si è piegata a interessi più grandi.
E quindi oggi siete costretti per difendere la vostra terra a scendere in strada?
Sì, esattamente, insieme abbiamo praticato tutte le strade sul piano legale e istituzionale e oggi siamo letteralmente in strada. Proviamo in ogni modo, con grandi giornate e anche in piccoli momenti a bloccare i mezzi che, da lunedì 26 agosto, hanno ricominciato a portare il materiale per la costruzione delle antenne. Abbiamo anche fatto delle barriere lungo la strada per rallentare i loro passaggi ma le ruspe del comune le hanno distrutte scortate dalla polizia in antisommossa.
Ma a che punto è la costruzione delle antenne?
Sono stati costruiti i tralicci e i “basculanti” sui quali dovranno poi ancora essere montate le parobole delle antenne. Insomma ci sono i basamenti e le strutture che servono a sorreggere le parabole.
Pensi che sia servito il vostro percorso di lotta? O meglio, entrare nella base, tagliare le reti, scendere in strada e bloccare i mezzi è stato utile?
Assolutamente sì. Se quello in cui crediamo è giusto, cioè difendere il territorio e ripudiare la guerra bè posso dire che è servito. Se non l’avessimo fatto a quest’ora le antenne sarebbero costruite e in fase testing, bombardando già Niscemi e i siciliani con le loro basse frequenze e proiettate verso il prossimo ed imminente bombardamento bellico.
In modo un po’ provocatorio ti chiedo: Non pensi che in ogni caso, con la forza come è successo nelle ultime settimane le antenne verranno ultimate?
Il problema è politico, la nostra proposta di mondo, di futuro per noi e per la nostra terra contrapposta ad un’idea di mondo in cui la terra e le persone sono numeri che si possono consumare ed abbattere anche con le armi. Una popolazione che pensa, ragiona e vuole decidere per sé contrapposta a governi, istituzioni nazionali e non che pensano, ragionano in modo economico, con l’unico obiettivo di difendere gli interessi dell’economia e non delle persone. Lottiamo e ci impegnamo, facciamo del nostro meglio dunque, siamo tornati ad essere protagonisti della nostra vita e non più semplici cittadini che delegano e poi si lamentano quando le cose vanno male.
Dunque il vostro è un movimento popolare ma molto politico?
Politico inteso come movimento che propone delle teorie, dei ragionamenti e prova a farli diventare reali, veri, storia. Siamo contro la guerra? Non vogliamo che Niscemi venga distrutta e inquinata? Bene allora ci adoperiamo, con i ricorsi prima e con il nostro corpo ora perchè questo si avveri.
Tornando alla politica comunemente conosciuta, quella istituzionale, ci pare di aver capito che su questo tema tentennino un po’ tutti.
Sì, quando si tratta di esprimersi contro la guerra o contro le grandi opere inutili e dannose tutti si schierano, poi però nella pratica, negli atti di governo o fanno finta di niente o si piegano ad interessi più grandi. Da Crocetta al sindaco di Niscemi, La Rosa, i vari livelli di governo del territorio hanno provato a cavalcare le posizioni NoMuos, finendo però per tradire il movimento in favore di interessi economici e da politicanti. La Rosa, si esprime contro il MUOS ma manda i mezzi meccanici contro il movimento e i suoi blocchi, e Crocetta volta le spalle senza vergogna provando a criminalizzare il movimento e accusandolo, dall’alto della sua carriera piena di retorica antimafia, di essere per forza di cose, per via del territorio in cui si sviluppa, quasi per biologia genetica, mafioso. Un ragionamento che va oltre i soliti schemi di divisione in buoni e cattivi per raggiungere delle connotazioni apertamente razziste e inaccettabili.
Per questo ad oggi Crocetta è vissuto come il traditore N.1: soprattutto nei comuni del niscemese ha portato avanti una campagna elettorale in cui prometteva una ferma opposizione all’opera e, proprio lì, ha preso tantissimi voti. Il tutto però, per fare poi marcia indietro, il giorno prima della sentenza del tribunale di giustizia amministrativa, ritornando ad obbedire ad interessi altri da quelli di questa terra.
Quali sarebbero questi interessi?
Beh solo per fare un esempio quelli nord americani. Da mezzo secolo l’Italia è vincolata nella sua politica estera ed economica alle scelte made in USA. Questa economia si basa molto spesso sulle guerre, per fare le guerre servono gli eserciti, per questi servono le basi e l’Italia, e la Sicilia in particolare, di fatto sono piene di queste. Serve una nuova base? Serve una nuova antenna? Il governo USA chiama e l’Italia, il suo governo è costretto per vincoli economici e politici a dire sì.
Crocetta, da bravo cavallo rampante del PD e da figura che si promette integerrimo uomo di governo cala la testa. Noi diciamo no, alla Sicilia come base di guerra, no alla guerra nella sua complessità e no alla devastazione e all’inquinamento della nostra terra.
E come pensate di contrastare queste decisioni?
Oggi a Niscemi stiamo guadagnando tempo, continuiamo a tenere alta l’attenzione sulla base e sui lavori, ma in autunno vogliamo portare queste contraddizioni lungo tutta la nostra isola. Vogliamo segnalare i comportamenti del governo regionale che con le sue scelte non sta facendo gli interessi dei siciliani. Chi porta avanti queste politiche deve pagare un prezzo alto in termini di consenso e governabilità del territorio. Tutti devono sapere che queste scelte, il MUOS, sono sbagliate e devono sapere chi le sostiene.
Un buon programma di lotta. Ma sempre in tono provocatorio, pensate di vincere? Di ottenere dei risultati?
Sì, abbiamo già vinto, dopo le mobilitazioni degli anni scorsi, ad esempio quella dei “forconi” tutta la Sicilia si è mobilitata. Tutti i siciliani che vogliono un presente e un futuro migliore per la loro terra e per i loro figli si stanno nuovamente incontrando, sono tornati nuovamente in strada, insieme e stanno lottando. I siciliani con questa lotta stanno tornando ad essere protagonisti della loro vita senza delegarla ad altri.
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