Tra i palazzi di periferia
Dopo il piano casa di Renzi/Lupi che sottrae agli abitanti “senza titolo” il diritto alla residenza e all’utenza di luce e gas (art.5) e la nuova Legge regionale del Giugno 2016 che elimina le graduatorie d’emergenza, la nomina di Angelo Sala a nuovo presidente di Aler Milano inaugura il nuovo anno.
Già presidente di Aler Como- Varese-Brianza, ex-segretario provinciale della Lega Nord a Como, l’“uomo forte di Regione Lombardia” ha annunciato un nuovo piano di sgomberi, che assume il sapore di una vera guerra a chi vive in difficoltà economiche. Infatti sommati alla già prevista istituzione di una Banca Dati regionale degli occupanti, per impedire che chi e’ iscritto nel database possa ottenere l’assegnazione anche in un altro comune e un servizio integrato di vigilanza privata, emerge un arsenale che prevede investimenti notevoli. Inoltre c’è da considerare che il costo di uno sgombero si aggira intorno ai 5.000 euro, somma che in molti casi basterebbe per ristrutturare lo stesso appartamento e assegnarlo.
A Milano gli appartamenti popolari vuoti sono oltre 10.000, ma la volontà politica e la capacità di gestione non vanno nella direzione di stanziare i fondi per fare i lavori e assegnare, anzi. Spesso l’ospite prediletto è la muffa sui muri, qualche abitante l’ha anche respirata per anni, insieme all’amianto ancora presente in molti stabili, a scapito della propria salute.
Così suona quanto mai criminale non preoccuparsi di una situazione che vede gli affitti del mercato privato insostenibili per molti. La retorica dell’occupante che toglie spazio a chi ha fatto regolare domanda quindi cade da sé, anche perché in moltissimi casi sono le stesse famiglie in stato di necessità e da anni in attesa ad occupare un alloggio.
Negli ultimi mesi gli alloggi presi a bersaglio dagli sgomberi sono stati quelli di persone sole, uomini o donne, italiani e stranieri, nel tentativo di ridurre al minimo le possibilità di resistere e difendere la propria abitazione. Infatti come in un blitz la Polizia aspettava che l’abitante uscisse di casa la mattina per buttare giù la porta e in seguito sigillarla con lamiere. Ma i casi di famiglie con figli anche minorenni, o disabili a carico sotto sfratto, sono quasi all’ordine del giorno. In alcuni casi si è assistito quasi ad un accanimento, come verso la giovane coppia di trentenni che recentemente ha subito 3 sgomberi in pochi mesi senza nessuna proposta alternativa.
Esiste anche la realtà nascosta del subaffitto dei postiletto. Spesso pur di non stare al gelo o nei dormitori (luoghi che possono sfidare la psiche umana) chi ha qualche soldo, affitta posti letto mensilmente. I luoghi sono svariati, da case a cantine, spesso sovraffollate, dove le prepotenze di chi lucra sulla miseria fanno da padrone. Questo è uno di volti del racket, fatto di parassiti che si annidano nelle periferie delle nostre città.
In Barona da un paio d’anni un gruppo di ragazzi e ragazze attenti al tema dell’abitare ha avviato un lavoro politico sul territorio, col tempo ne è nato un vero e proprio comitato, che ha visto anche il coinvolgimento della gente di zona, varia per età e provenienza. Il percorso non è stato lineare ma frutto di continue sperimentazioni e contaminazioni reciproche, perché il quartiere è un laboratorio collettivo, con un corpo e un’anima.
I punti da cui partire se non erano semplici, erano almeno chiari, andare incontro ai bisogni della gente, e da ciò uno sportello abitativo, dove ci si è anche confrontati sulle folli lettere di morosità ricevute da molte famiglie, in cui ALER si pone come creditore di decine di migliaia di euro, facendo ben notare che la pretesa di tale somma non comporta alcuna garanzia di permanenza nell’alloggio. Insomma tu inizia a darmi i soldi (che non hai) che domani ci pago chi ti sbatte in strada!
Allo sportello abbiamo anche conosciuto molte persone in estrema difficoltà, tradite dal sistema del lavoro, abbandonate dalle istituzioni, emarginate dall’assistenza di base. Determinazione e consapevolezza sono stati gli elementi che ci hanno permesso, insieme, di affrontare alcune situazioni. La consapevolezza che non esiste soluzione sottostando alle logiche di mercato, in questo caso immobiliare, la determinazione a riprendere in mano la propria vita, perché per lo Stato siamo solo numeri, o meglio codici (fiscali), e in qualche caso, neppure quello.
Le altre attività che abbiamo portato avanti con costanza sono: il doposcuola per bambini, soprattutto delle elementari, e la scuola di italiano per stranieri. Da poco è attivo anche un corso di spagnolo autogestito, dove ragazzi che hanno imparato gratuitamente l’italiano si rendono disponibili per un’esperienza di mutuo aiuto. L’aiuto compiti è stata una di quelle esperienze che ha evidenziato con maggiore forza il grande bisogno di cooperazione che gridano i nostri territori. Sarà che i bambini sono la bocca della verità, ma raramente si è vista tanta vitalità e tanto bisogno concentrati nella stessa stanza. Da uno sparuto gruppetto di allegri birbanti del cortile, i frequentatori si sono presto moltiplicati, tutto frutto del passaparola naturalmente. Così ci siamo ritrovati in balia di energiche pesti, con qualche lacuna scolastica o semplicemente difficoltà a farsi controllare gli esercizi a casa per questioni linguistiche. Questo anche per opporci al fenomeno dell’abbandono scolastico, spesso prematuro tra i figli delle famiglie meno abbienti.
Spesso non abbiamo affrontato solo problemi meramente legati allo studio, ma a faccende di vita quotidiana. D’altronde quando entri in contatto con la gente si aprono dei mondi che è difficile ignorare. L’attitudine alla solidarietà dei compagni e delle compagne è un’arma rara e uno strumento prezioso, diventa il linguaggio che supera ogni barriera culturale e generazionale e ci da forza l’uno con l’altra.
Il Bunker (ah si, questo è il nome dello spazio) ha anche visto un periodico corso di breakdance per piccoli, ospitato momenti musicali, cene popolari, proiezioni di film, incontri-dibattito a tema. C’è in progetto una biblioteca autogestita, che richiede ulteriori energie. La voglia di fare è tanta, ma l’urgenza di agire ancora di più. La periferia è un contenitore che ribolle, c’è tanta energia, ma decenni di strategia dell’abbandono, gli effetti della crisi, martellanti campagne di odio delle destre e l’indifferenza diffusa sono elementi che aggiungono incognite al nostro domani.
A chi pensa di avere qualcosa da dare a questo progetto diciamo sarai benvenuto/a!
A chi si domanda in che modo potrebbe contribuire a questa lotta…le risposte sono tante, forse ne abbiamo qualcuna.
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