Un articolo che non avremmo voluto scrivere

pistola-puntata-jpgLa Lombardia sarà la prima Regione in Italia a pagare le spese legali ai cittadini accusati di «aver commesso un delitto per eccesso colposo di legittima difesa».

In redazione stavamo discutendo di come dare una restituzione pubblica alle migliaia di condivisioni dell’articolo sul ricordo di Luca Rossi, di come parlare, per una volta, di una città che non dimentica, di una parte di società che coltiva il ricordo di una morte ingiusta, di un ragazzo meraviglioso, come forma di resistenza e di partecipazione emotiva e politica ala vita sociale, e ci imbattiamo in questa notizia, che Repubblica dà segnalando “in realtà il fondo messo a disposizione dalla Regione per queste spese legali è di soli 50mila euro”.

No, non avremmo voluto scriverlo questo pezzo, proprio nei giorni in cui ricordiamo che Luca non è morto per una tragica fatalità, ma per un uso scellerato delle armi protetto da una legge ingiusta e alimentato da una cultura fascista, che si arroga il diritto di sparare sulle persone per difendere le proprietà. Non dimentichiamo il tabaccaio a gambe larghe in mezzo al piazzale che spara sui rapinatori in fuga, che la Lega ha trasformato nel simbolo del diritto alla difesa. E non ci sfugge il senso comune, becero, che blatera di diritto all’autodifesa perché non ha gli strumenti – culturali – per capire che è la guerra fra poveri quella che vogliono alimentare, spiegandoti che esci dalla tua condizione di sfigato se te la prendi con chi è più sfigato di te.

Pagate le spese legali alle famiglie Cucchi, Uva, Aldrovandri. Pagate le spese a chi la violenza la subisce, non a chi se la rivendica come diritto, pagate le spese a chi ha una vita spezzata da piangere e deve subire anche la vergogna di insabbiamenti e falsità nei processi, non a chi sceglie di spezzare una vita per difendere i propri soldi e il proprio misero orticello.

E non blaterate di norme distorte, quando quella che proponete voi è la legge del taglione: abbiamo imparato a riconoscere l’integralismo anche quando ce l’abbiamo in casa.

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