No al Castor!

E’ passato qualche giorno ormai dalla epica giornata vissuta in Germania. tanti arresti, feriti, tanta lotta, tanta voglia di fermare il “treno tossico”. La quantita di persone che si sono moblitate è devastante. Come in Italia succede per la TAV, così in Germania per le scorie nucleari, la battaglia per il benessere e per l’autodeterminazione popolare nelle scelte che riguardano direttamente la vita e la salute delle persone è sentita e condivisa da tutti e tutte a prescindere dall’età, dal genere e dall’origine.

Ecco il contributo di una compagna tedesca che ha vissuto in diretta la vicenda, a fiano dei suoi compagni, di tante persone venute da ogni parte della giornata e dei numerosi contadini e abitanti della zona.

 

Binari imbarcati dalla forza del movimento. Masse di giovani e anziani che bloccavano i binari. Binari distrutti. Binari privati dei sassi della massicciata che servono per un trasporto sicuro. Per la prima volta in Francia una massa si è ribellata contro il trasporto verso Danneberg/Gorleben (Wendland/Germania) – dove si trova il deposito finale. Scontri in Francia come non li abbiamo mai visti prima in questo contesto hanno riscaldato l’aria prima dell’entrata del treno in Germania. I compagni francesi si sono rifatti alla strategia degli compagni tedeschi. Con una durata di 126 ore è stato il trasporto più lungo della storia del Wendland – grazie alle contestazioni lungo tutto il percorso del “treno tossico”.

Azioni diverse e creative contro il trasporto dei rifiuti nucleari segnano la storia della contestazione tedesca e segnano sopratutto la storia del movimento autonomo in Germania.
Quest‘anno è stato particolare. In seguito al disastro di Fukushima, si dice che questo fosse l‘ultimo trasporto dopo l’abbandono dell‘energia nucleare in Germania. Vedremo se questo week-end sarà la fine di una storia lunga. Di una lotta lunga e intensa.

Come sempre tanti attivisti si sono mossi verso il paesino Wendland che noi chiamiamo “Libera Wendland“ (Freies Wendland). Contadini in giro con escavatori e altre grosse macchine: fanno impazzire la polizia perché bloccano spontaneamente le strade. Collettivi di studenti che giorni prima dell’arrivo del treno preparano centinaia di barricate nel bosco e assorbono le forze della polizia. Spesso si trovano strade bloccate con letame o altre cose che stanno bruciando.
La costruzione di una piramide di calcestruzzo fatta da contadini. Attivisti che scalano la cabina di guida del Castor poco prima dell’arrivo a Gorleben. Attivisti che stanno per giorni e notti in massa sui binari fino agli sgomberi di domenica e lunedì. E centinaia di attivisti sempre in movimento nel bosco a distruggere i binari e bloccare le forze dell’ ordine per 4 giorni.
Anche per la polizia quest‘anno è stato particolare La repressione è stata molto più dura in confronto all‘anno scorso. Magari volevano che gli attivisti pagassero per l‘ultimo anno la loro stanchezza e la loro fatica.
L‘anno scorso una parte del movimento è entrato in mobilitazione contro il Castor con una nuova idea per bloccarlo: “Castor? Schottern!“. Che significa: “Castor? Inghiaiare!“. Cioè andare ai binari e togliere la massima quantità possibile di sassi da sotto la massicciata. La strategia di Schottern è di partire in gruppi grandi e dividersi quando si beccano i primi reparti di sbirri. In questo modo, le forze dell‘ordine sono impegnate da diversi gruppi in diversi luoghi e spesso non riescono a controllare lo stato generale della situazione. Per questo, questa strategia funziona bene e l‘anno scorso, per la prima volta, questa tattica ha letteralmente sfiancato la polizia. Memori delle vicende dell’anno scorso, la linea delle forze dell’ordine si è basata quest‘anno sul creare una forte tensione e provocazione. Già venerdì notte hanno circondato uno dei campeggi più importanti. Tuttavia, il campeggio è in realtà un villaggio con capannoni e case dei contadini,impossibile quindi sgomberarlo.
Con il ricorso a cavalli, lacrimogeni, manganelli ed idranti a pressione la polizia non solo voleva impedire le contestazioni, bensì ha bloccato anche i giornalisti e i medici. Il conto dei nostri feriti ammonta a più di 400 attivisti di cui 8 gravi.
Lo Stato pagherà tanto per questi giorni e noi come movimento siamo contenti di aver bloccato così a lungo questo treno tossico con una moltitudine di persone entusiasta e convinta. Anche se fosse l‘ultimo trasporto non finiremo la nostra lotta contro le grandi imprese e lo Stato. Vogliamo una condivisione dell‘energia rinnovabile che parta dalla base, organizzata e divisa in base agli interessi ed ai bisogni della società civile!

 

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