No al MUOS(tro) di Niscemi

no muosCinque satelliti geostazionari, quattro stazioni a terra, e per ciascuna di esse tre grandi parabole alte quanto un palazzo di 6 piani e un’antenna alta più del Pirellone.
Stiamo parlando del M.u.o.s. (Mobile User Objective System), un complesso sistema di telecomunicazione progettato – e in parte già realizzato – dalla marina militare statunitense. L’obiettivo? Coordinare tutti i sistemi militari americani dislocati sul globo tra cui, non ultimo, anche quello di droni (aerei senza pilota) che saranno almeno in parte “parcheggiati” presso la base aerea Nato di Sigonella,  nel siracusano.

Il M.u.o.s. in Sicilia
Una della quattro stazioni è in fase di costruzione sul territorio del comune di Niscemi, una cittadina di 30 mila abitanti circa in provincia di Caltanissetta. Non è un’area qualunque, quella che è stata individuata per la costruzione dell’ingranaggio siciliano del M.u.o.s.: l’installazione della parabole è infatti prevista nel bel mezzo di una riserva di querce da sughero classificata come Sic (Sito di Interesse Comunitario) per il suo importante ruolo a livello ecologico e ambientale, dove, fin dai primi anni ‘90, sorge una base americana, con all’interno ben 46 antenne che già saturano la zona di inquinamento elettromagnetico.

Ma quella del M.u.o.s., in tempi record ribattezzato “MUOStro” dalla popolazione locale, è una storia che supera i confini regionali e nazionali. E’ una storia che riguarda il territorio e la salute della popolazione che lo abita. E’ una storia che riguarda la pace e l’anti-militarismo. L’anti-imperialismo e l’autodeterminazione dei popoli. E’ una storia che riguarda un ministro della difesa (Ignazio La Russa) e i suoi accordi con l’esercito degli Stati Uniti d’America. E’ una storia che riguarda la sicurezza del popolo siciliano e la scarsa trasparenza con cui le decisioni sulla gestione del territorio vengono prese. E’ una storia che riguarda tutti e che racchiude tristemente in sé tutte le ragioni che negli ultimi anni hanno animato i movimenti di difesa del territorio.

I rischi
Ma a drizzare le antenne, in questa vicenda, non sono stati solo gli Stati Uniti d’America. I potenziali effetti del MUOS sulla salute umana, sull’ambiente e sulla sicurezza hanno infatti spinto la popolazione locale ad avviare un percorso di protesta via via più allargato.
Il Muos può fare male. Può fare male alla salute perchè il sistema di antenne  parabole di cui è composto porta ad un’emissione anomala di onde elettromagnetiche. Gli studi di settore, lo dicono da tempo: l’esposizione a campi elettromagnetici nel lungo periodo possono avere un impatto estremamente negativo sulla salute umana e possono determinare l’insorgenza di malattie gravi quali tumori e leucemie. Ma il principio di precauzione tanto invocato dall’Europa non sembra essere al centro dei pensieri del Governo Italiano.
Il Muos può fare male perché le onde che produce possono minare la sicurezza dei voli di linea civili, creando delle interferenze, o addirittura aumentare il rischio di detonazione di armi trasportate da aerei militari in volo.
Il Muos può fare male perché in caso di conflitti internazionali, i primi bersagli dei nemici degli Stati Uniti saranno proprio le basi attraverso cui essi organizzano le proprie incursioni.

Il movimento No Muos
Dal 2009 a Niscemi hanno iniziato a muoversi i primi militanti del movimento No Muos. Iniziando dalle basi, cioè da un’informazione capillare sul Muos, ai volantinaggi e crescendo piano piano di numero. A ottobre del 2012 la prima grossa manifestazione No Muos ha portato 5000 persone a manifestare intorno alle reti della base americana, ed ha coniciso con lo stop dei lavori imposto da una sentenza della Procura di Caltagirone.
Quando il tribunale di Catania ha ridato l’ok per i lavori, i militanti hanno deciso di impedire l’accesso delle gru alla base con la costituzione di un presidio permanente all’ingresso.
Nella notte tra il 10 e l’11 Gennaio, le forze dell’ordine italiane, hanno caricato i blocchi stradali che impedivano alla gru di entrare nel cantiere, e hanno permesso agli americani di continuare con il loro progetto.
Il Movimento non si è disgregato, anzi, ha raccolto maggior consenso, soprattutto dalla parte di cittadinanza che pur solidarizzando si era tenuta fuori dalla militanza attiva. In questo contesto sono nate le il comitato “Mamme No Muos”. Dopo aver scoperto degli operai italiani, nascosti tra i soldati americani, il presidio permanente ha deciso il blocco totale dal basso dei cambi turno, che è stato attuato con il blocco dei mezzi con i corpi dei militanti.
Pratica che è continuata fino al 6 Marzo quando le forze dell’ordine (sempre italiane) hanno caricato anche le “Mamme No Muos” per poter permettere l’ingresso alla base degli americani.
Il Movimento non si scoraggia davanti all’arroganza dello stato italiano che ancora una volta passa sopra gli interessi sociali dei propri cittadini, per interessi di pochi.

Il 30 Marzo a Niscemi ci sarà una manifestazione nazionale, per ribadire che il MUOS in Sicilia, e in Italia “non s’ha da fà”!

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