#BLOCKUPY DEUTSCHE-BANK! – Video dell’azione alla sede della Deutsche Bank di Milano
#BLOCKUPY DEUTSCHE-BANK!
Verso Francoforte! Stop Troika! NOI LA AUSTERITY NON LA PAGHIAMO!
Oggi come realtà politiche che hanno dato vita all’appello
“#BlockupyMilano!”, abbiamo organizzato una azione simbolica per
rivendicare il rifiuto del debito e prendere parola insieme ai
tantissimi che in tutto il mondo da New York alla Grecia, alla Spagna da
anni scendono in piazza e lottano perchè la Crisi finanziaria globale
sia fatta pagare ai suoi veri responsabili.
Abbiamo deciso di ribadire questo, all’interno della sede centrale
italiana della Deutsche Bank (Milano, Piazza del Calendario) proprio per
smascherare uno dei principali responsabili delle speculazioni
finanziarie di questi anni e del grave impoverimento globale che
colpisce milioni di persone in Europa.
La Deutsche Bank è stata in prima fila tra gli autori del crack della
Grecia e mantiene un posto di primissimo piano nella cabina di regia
della Troika (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e
Unione Europea) che ha di fatto commissariato la politica italiana col
Governo Monti imponendo solo tagli, cancellazione di diritti,
precarietà, macellaeria sociale e austerity.
Ecco perchè oggi siamo qui e domani scenderemo in piazza a Milano: una
tappa della nostra roadmap verso le grande mobilitazioni europee di
Francoforte del 17-18-19 Maggio, quando in tantissimi bloccheremo con
determinazione la centrale finanziaria d’Europa, per rivendicare il
nostro diritto a non pagare la Crisi…
Lab.Out – Unicommon Milano
ZAM – Zona Autonoma Milano
Di seguito il volantino della spezzone BlockupyMilano al corteo
nazionale del 31 Marzo
#BlockupyMilano!
Il 31 Marzo scenderemo in piazza a Milano per rivendicare il diritto al
rifiuto del debito.
Il rifiuto del pagamento dei debiti sovrani degli stati è condizione
imprescindibile per costruire un futuro che non riproduca le
disuguaglianze, sempre crescenti, tra il 99% della popolazione e il
restante 1%.
Gran parte dei debiti sovrani sono illegittimi in quanto contratti
contro l’interesse della collettività, a favore dei grandi fondi di
investimento privati (prima fra tutti l’industria bellica) e
dell’oligarchia finanziaria. I debiti pubblici sono aumentati
considerevolmente negli ultimi anni per salvare le banche travolte dai
meccanismi perversi di creazione e accumulazione di ricchezza, che non
hanno corrispondenza nell’economia reale. Le stesse banche che speculano
ora sui debiti pubblici per imporre manovre finanziarie finalizzate
all’accrescimento dei profitti attraverso la distruzione dei diritti e
dello stato sociale e la privatizzazione dei beni comuni.
La politica abdica al suo ruolo per istituzionalizzare il modello del
“governo attraverso il debito”, di cui Monti è l’espressione diretta in
Italia. Osserviamo come la governance finanziaria sovradetermini e
diriga le politiche nazionali arrivando a commissariare, direttamente
(Grecia) o indirettamente (in Italia e Spagna), i governi tramite i
diktat della BCE. Assistiamo così, in Italia e in tutta Europa, a un
attacco frontale ai diritti dei lavoratori, allo schiacciamento dei
redditi, all’aumento della ricattabilità sui posti di lavoro (Marchionne
docet) e al peggioramento delle condizioni di vita, giustificati con
l’ineludibilità del pagamento del debito. La retorica della crisi
diventa la scusa (o l’opportunità, dipende dal punto di vista) per
imporre sacrifici e per chiudere spazi di libertà in nome di un ritorno
ad austerità e moralità antiche. Vengono così legittimati i peggiori
stereotipi: il welfare viene confuso con la famiglia, le donne sono
ricacciate in casa a occuparsi dei figli, i diritti di gay, lesbiche e
trans rimandati alla fine della crisi, l’arte e la cultura lussi che non
ci si può più permettere. Ogni dibattito poltico viene soffocato e
nascosto sotto la voce dei tecnici.
Specularmente alle misure di austerity, la “mitica” ripresa, tanto
inseguita, viene oggi proposta con la veste del project financing, alias
grandi opere come il TAV e la TEM: la legalizzazione dello sperpero di
denaro pubblico a favore del sistema di potere colluso, ormai
palesemente, con le mafie, e a discapito dei territori e della loro
storia, la svendita dei beni comuni in nome di una “modernità” imposta
che viene costruita sopra la testa delle popolazioni. In alcuni
territori però questi interessi hanno incontrato le prime sacche di
resistenza che hanno declinato il rifiuto del pagamento del debito,
sotto le sigle NO TAV e NO TEM, lotte reali che vedono una
partecipazione trasversale. Di fronte alla doverosa resistenza, il
governo Monti mostra la sua natura autoritaria e accondiscendente verso
i poteri forti, mettendo in atto operazioni repressive vergognose e
servili; una criminalizzazione dei movimenti volta a sopprimere
qualunque forma di dissenso e a instaurare definitivamente il pensiero
unico neoliberista. Di fronte a questa deriva autoritaria imposta dalla
troika è necessaria una risposta forte che rivendichi il diritto al
dissenso, la libertà di movimento e il diritto di sottrarsi
collettivamente al pagamento dei debiti pubblici. Solo attraverso questo
processo determinato attivamente dai movimenti, che deve partire in modo
imprescindibile da un audit sul debito stesso, si può immaginare di
costruire un reale contropotere finanziario che rompa i perversi
meccanismi messi in atto dalla governance globale.
Questo passaggio diventa condizione necessaria per una vera uscita
dalla crisi e il primo passo per la liberazione dalla dittatura della
finanza e dai ricatti che essa tenta di imporci. Rifiutare il debito
significa dichiarare l’indisponibilità a mettere in discussione i propri
diritti e rivendicarne l’estensione a chi oggi non ne usufruisce.
Significa rivendicare un reddito svincolato dalla prestazione lavorativa
per la costruzione di un welfare in grado di far immaginare un futuro
alle giovani generazioni. Significa mettere al centro i beni comuni,
sottraendoli alla privatizzazione imposta dalla troika. Significa che
siamo in credito, in credito di un’università come luogo di condivisione
di saperi, in credito di un reddito che ci permetta di uscire dal
ricatto del salario, in credito di diritti, in credito del nostro futuro
che è stato svenduto a banche e finanziarie.
Il 31 Marzo scenderemo in piazza per opporci alle misure di austerity
imposte dalla BCE, per rivendicare il diritto all’insolvenza e per
esprimere la nostra più totale avversione alla carcerazione preventiva
dei militanti NOTAV.
Il 31 Marzo saremo in piazza dietro lo striscione “Blockupy Milano. Non
pagheremo il vostro debito” e il 30 Marzo saremo nei nostri territori
per una giornata di iniziative di lancio verso il corteo.
Verso il primo Maggio, verso l’assedio alla BCE del 17/18/19 Maggio a
Francoforte.
NIC LIBERO SUBITO.
LIBERI TUTTI
Lab.Out – Laboratorio in Movimento www.labout.org
ZAM – Zona Autonoma Milano
Milano In Movimento www.milanoinmovimento.com
Collettivo Lambretta
Rete Studenti Milano