[Blockupy UExpo] Expo e alimentazione
“Nutrire il pianeta, energia per la vita” è il motto di Expo 2015. Dietro questa maschera di marketing, slogan e grafiche bianco patinate non è difficile comprendere che il grande evento sarà un momento per parlare sì di alimentazione, colture, cibo e distribuzione dello stesso, però in chiave di speculazione e sfruttamento del territorio e delle sue risorse.
Partendo da piccoli dati tangibili:
AreaExpo da area agricola è stata trasformata in area edificabile. E non a livello temporaneo. Infatti, alla chiusura delle porte di Expo, quell’area ospiterà uno stadio, parcheggi, ristoranti ed un parco tematico. Non solo, Expo è diventato elemento giustificante per la realizzazione di alcune nuove autostrade (Pedemontana e TEM soprattutto) che non solo devasteranno le aree che attraverseranno, ma modificheranno anche le attività produttive del territorio obbligando ad una transizione da territori agricoli a territori di terziario o servizio per le nuove infrastrutture.
Coop si è garantita l’appalto del grande supermercato dentro all’area di Expo 2015, il supermercato del futuro, quasi del tutto meccanizzato. Dietro all’investimento della più grande cooperativa d’Italia c’è il tentativo di legittimarsi come più grande polo di vendita di prodotti della grande distribuzione. Il costo di quest’operazione è imporre stili di produzione e garanzie di quantità di forniture per i produttori, in continuità con le nuove regole di mercato che già esistono, provando a monopolizzare quella parte del consumo di massa caratterizzato da una certa attenzione alla qualità. Per la distribuzione degli alimenti di alta qualità c’e’ Eataly di Farinetti, impresario al centro della scena del potere in materia agroalimentare. L’operazione Eatlay World – F.I.Co. di Bologna, grande evento sul tema cibo ed eccellenza italiana, senza troppa casualità aprirà proprio alla fine a novembre 2015, in un continuum di speculazione e devastazione dei territori a seguito di Expo.
A questo va aggiunta l’operazione USA firmata Monsanto per la commercializzazione delle sementi OGM in Italia ed in Europa. Aldilà della parzialità delle indagini condotte in merito alla nocività di queste prodotti, il problema di fondo rimane legato all’assetto proprietario attraverso cui questa tecnologia è gestita a livello economico. Un assetto che prevede il controllo del mercato agroalimentare e la privatizzazione del patrimonio genetico delle varietà vegetali da parte delle multinazionali del cibo, mosse da volontà speculative che nulla hanno a che vedere con i reali bisogni della società e la tutela dell’ambiente, verso cui innovazione e ricerca dovrebbero essere indirizzate. Il nostro è anzitutto un discorso politico: natura e biodiversità sono beni comuni che devono essere tutelati e che non possono essere privatizzati. Per questo, denunciamo la rapina legalizzata dei semi perpetrata quotidianamente dalle multinazionali a danno delle popolazioni e ci opponiamo alle modalità di produzione, commercializzazione e brevettazione oggi tipiche delle colture OGM. Il padiglione USA di Expo 2015 dovrebbe essere finanziato quasi completamente da Monsanto, la più grande azienda mondiale produttrice di sementi OGM che da decenni attraverso brevetti e accordi con istituzioni in tutti i continenti sta portando avanti un pericolosissimo processo di mercificazione e di controllo delle varietà agricole, minando la biodiversità con la diffusione di monocolture e violando la sovranità alimentare con il land grabbing. La conferma della presenza USA è stata a lungo in dubbio causa le leggi italiane ed europee in materia di commercializzazione e promozione delle sementi geneticamente modificate. Magicamente, dopo un colloquio privato Obama – Renzi, la firma dall’accordo e di partecipazione ad Expo 2015 è diventata realtà. Il grande slogan di Expo sembra quindi essere nulla di più di una delle tante scuse dell’evento per modificare in maniera irreversibile un pezzo della vita del nostro paese e dell’Europa intera: alimentazione e produzione agricola. Non possiamo pensare con ingenuità che l’investimento USA non sia legato anche al tentativo di creazione di un mercato unico Unione Europea – Stati Uniti d’America (TTIP), così Expo si riconferma per l’ennesima volta scusa e fulcro di interessi politici ed economici che hanno ben poco a che fare con le esigenze delle popolazioni e degli abitanti dei territori teatro di questa farsa.
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