[DallaRete] YEMEN. Secondo giorno di raid sauditi, la Lega Araba punta ad una coalizione
Roma, 27 marzo 2015, Nena News – Seconda notte di bombardamenti contro i ribelli sciiti in Yemen: i jet sauditi hanno colpito la capitale Sana’a, occupata dal movimento Houthi a settembre, mentre il presidente Hadi arrivava a Riyadh, da cui partirà per l’Egitto in vista del summit della Lega Araba di domani.
Per ora l’esercito saudita, che guida una coalizione di oltre 10 paesi (monarchie sunnite del Golfo, Egitto, Giordania, Turchia, Sudan, Pakistan, Marocco e Stati Uniti), smentisce l’intenzione di intervenire via terra, ma conferma che le truppe sono pronte ad ogni circostanza. A paventare la possibilità di un’offensiva terrestre era stato il presidente egiziano al-Sisi che ha già inviato navi da guerra nel golfo di Aden e preparato l’artiglieria.
All’operazione ribattezzata “Tempesta decisiva”, risponde l’Iran, reale obiettivo della controffensiva sunnita. Il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammed Zarif, ha parlato di “aggressione militare che complica la crisi interna” e ha avvertito il fronte anti-Houthi: “I paesi della regione e l’Occidente siano prudenti e non vadano nella stessa direzione di al-Qaeda e Isis”, chiaro riferimento al sostengo più o meno diretto dato dal Golfo e dagli alleati occidentali alla nascita del califfato di al-Baghdadi. Gli hanno fatto eco gli alleati iraniani dell’asse sciita, Hezbollah e Damasco. Interviene anche la Russia: il presidente Putin ha chiesto l’immediato stop dell’operazione.
Obiettivo dichiarato del fronte sunnita è fermare la ribellione della minoranza sciita Houthi che da settembre, dopo un tentativo di dialogo e la richiesta di partecipare al potere politico, ha occupato la capitale Sana’a per poi avanzare nelle ultime settimane verso sud, minacciando Aden, capitale provvisoria del paese, dove il presidente Aden si è rifugiato a fine febbraio. Il timore di una frammentazione dello Yemen è una probabilità sempre più concreta: sul campo non solo la divisione nord-sud, ma anche la presenza destabilizzante di gruppi estremisti (a partire da al-Qaeda) e le istanze economiche e politiche delle tribù sunnite locali. Un contesto a cui si aggiunge l’ingombrante interferenza dell’Arabia Saudita che da anni controlla con il denaro le politiche del paese, il più povero del Medio Oriente ma strategico perché passaggio dei cargo di petrolio del Golfo diretti in Europa.
All’operazione saudita stanno rispondendo anche gli stessi Houthi: dopo l’uccisione nei raid di tre leader militari del movimento, i ribelli sciiti hanno chiamato la gente a scendere in piazza per protestare contro l’aggressione. La tv Yemen Today ha mostrato stamattina immagini di centinaia di manifestanti scesi in piazza a Sana’acantando slogan contro la famiglia Saud. Nelle stesse ore la popolazione tentava di recuperare dalle macerie provocate dai bombardamenti oggetti personali. Ad oggi, fanno sapere fonti locali, target dei raid è stata la zona dell’aeroporto e un campo di addestramento statunitense per le forze militari yemenite, controllati dall’inizio della settimana da fedelissimi dell’ex presidente Saleh, considerato sostenitore diretto degli Houthi. Alle bombe sulla base al-Duleimi, gli sciiti hanno risposto con il lancio di missili terra-aria. Colpita dai sauditi anche la base di al-Annad, occupata pochi giorni fa dagli Houthi durante l’avanzata verso Aden, e usata dall’esercito statunitense per il lancio di droni anti- Al Qaeda.
Gli Stati Uniti intendono proseguire nella loro guerra a distanza, dopo aver elogiato il modello yemenita di anti-terrorismo globale e aver sostenuto il presidente Hadi, voluto da Riyadh, nella speranza di ottenere dal successore di Saleh la stabilità necessaria alla guerra al terrore. Washington sta partecipando alla missione saudita offrendo intelligence e servizi logistici.
E nonostante il summit della Lega Araba non sia stato ancora aperto (inizierà domani a Sharm al-Sheikh), il segretario generale Nabil el-Arabi ha dato la sua benedizione all’operazione e preparato una bozza di risoluzione per dare vita ad una coalizione militare unita: “Il compito di tale forza sarà un rapito intervento militare per garantire la sicurezza delle nazioni arabe”.
Ieri sera è giunto anche il sostegno dell’Autorità Palestinese alla coalizione di paesi arabi anti-Houthi: il presidente Abbas ha detto in un comunicato che supporta il fronte militare guidato da Riyadh e volto a proteggere il legittimo governo dello Yemen.
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