Tocchiamo Milano: breve tour nella Milano da abitare.
Un piccolo tour in bicicletta, dal nome “Casa libera tutt*”, per toccare da vicino la Milano da abitare. Ce ne siamo andati in giro per i quartieri di zona 4, a chiederci come si vive nella nostra città, in che stato sono le case popolari, che fine fanno le proprietà immobiliari pubbliche e private.
Ci troviamo in piazza Lodi, davanti all’ex Cinema Maestoso. Pian piano arrivano le bici, appare una scritta. Dopo la Guerra questo cinema era un punto di riferimento per tutto l’allora popolare quartiere di Porta Romana, era piccolo e un po’ defilato, faceva proiezioni di seconda e terza visione. Negli anni ’80 si allinea con le sale della Milano-bene conquistando la prima, quando la città si trasforma e allarga il centro a Corso Lodi. Per il Maestoso, 20 anni di splendore. Ma alla fine degli anni ’90 stare al passo coi tempi diventa lotta per la sopravvivenza con multisala e multiplex, che in breve raggiungono il controllo del mercato. Non si concretizzano progetti di rinnovo, così nel 2007 il piccolo cinema chiude.
Dopo 6 anni di abbandono, nel 2013 il Collettivo Ri-Make occupa lo stabile, lo sistema e lo restituisce alla città, animandolo di iniziative, laboratori, attività e ovviamente proiezioni di film, gratuite per tutti. Lo sgombero però arriva in pochi mesi, nel silenzio della giunta arancione. Così lo spazio viene messo in (s)vendita e torna ad essere inutilizzato, vuoto e ancora oggi abbandonato al degrado. Secondo noi, meglio occupato che vuoto.
DAL CENTRO ALLA PERIFERIA
Si parte! Ci lasciamo gli eleganti palazzi del centro alle spalle e ci avviamo lungo l’altrà metà di Corso Lodi, lo stacco è abbastanza netto se ci si fa caso. Attraversiamo il ponte dello scalo di porta Romana, un’area di 10.000 metri quadrati che è stata fulcro del traffico merci milanese negli anni ’60 e ’70, ora inattiva dal 2003. Un’area citata più volte in fantomatici progetti di riqualificazione, che in 12 anni non sono mai stati nemmeno avviati. Un’area che però viene ripulita per Expodancefloor, festival musicale di 6 mesi: sempre nella logica del grande evento, curarsi dello spazio pubblico ancora una volta è un’opera di camouflage, un utilizzo temporaneo che punta tutto sulla movida mentre spazza via migranti e senzatetto che lungo i binari della ferrovia si sono ritagliati il loro spazio abitativo d’emergenza.
La distanza di due fermate di metro e siamo già nel cuore di Corvetto. Qui negli anni ’20 un’intensa attività edilizia da parte dell’Istituto Autonomo Case Popolari dà vita al quartiere Mazzini, che si estende in un fondo di oltre 80.000 mq allora confinante con l’aperta campagna. Da subito il quartiere accoglie i migranti della prima grande industrializzazione; oggi è uno dei quartieri più multietnici della città. 48 fabbricati, di 4/5 piani ciascuno, formano 4 isolati urbani per un totale di 2.320 alloggi.
Dal ’91 Aler Milano paventa progetti di riqualificazione che si rivelano nel tempo sempre più inconsistenti. Nel frattempo Regione Lombardia ne incentiva l’autonomia finanziaria e l’azienda tenta di coprire l’ormai evidente fallimento buttandosi in operazioni immobiliari e speculative che aggravano un buco di bilancio complessivo di 300 milioni di euro. A pagarne le conseguenze, come prevedibile, sono gli inquilini, che vedono aumentarsi gli affitti in un momento di crisi e che con redditi familiari sempre più bassi diventano morosi e rischiano di finire per strada.
In piazza Gabrio Rosa veniamo accolti dal Comitato degli abitati, ci offrono un aperitivo e ci mostrano il cortile delle case Aler in cui abitano. Appendiamo delle foto, per rendere visibili anche da fuori gli interni delle case. Ci sono decine di appartamenti vuoti e sigillati in questi edifici, altri sono occupati, altri assegnati da tempo. Questi palazzi aspettano da 10 anni interventi di messa in sicurezza, manutenzione ordinaria, bonifica di infiltrazioni e allagamenti.
Da ALER A MM, QUARTIERE ETTORE PONTI
Ripartiamo da Corvetto e pedaliamo verso il cuore di zona 4, costeggiando un’area immensa che si estende verso la periferia e ospita cascine diroccate, edifici costruiti per metà, stabili privati e comunali abbandonati, il campo rom di Bonfadini, i capannoni dell’Ortomercato. Sulla nostra destra il regno di So.Ge.Mi., la società ex controllata del Comune di Milano, ormai divenuta famosa per infiltrazioni mafiose e lavoro nero. Dall’altro lato della strada, il complesso abitativo “Ettore Ponti”, costruito tra gli anni ’30 e ’40 dallo IFACP per conto del Comune e pensato sotto la dittatura fascista per ospitare gli sfrattati delle classi sociali più in difficoltà. Dei 9 edifici costruiti, due furono abbattuti per far spazio proprio alla zona dell’Ortomercato. Anche qui ci accoglie il Comitato, questa volta di Via del Turchino. Negli ultimi mesi in queste vie si sono susseguiti sgomberi e sfratti, mentre decine di appartamenti comunali sono vuoti, molti inagibili, gli spazi comuni degradati, le cantine inutilizzabili, i lavori di manutenzione del tutto insufficienti.
Continuiamo su viale Molise, dove siamo felici di salutare i compagni di Macao, l’ex macello comunale ex proprietà Sogemi liberato nel 2012 dall’annoso abbandono.
DALLA PERIFERIA AL CENTRO IN POCHI METRI
Giriamo intorno allo scalo di Porta Vittoria verso il parco Marinai d’Italia. Una lunga rete separa la strada da una zona incolta che dovrebbe essere il canti ere del progetto fantasma BEIC, la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura che da anni viene sventolata come innovativo e strategico progetto di riqualificazione, presentata tra le altre opere per vincere il bando di EXPO2015 e mai realizzata. In compenso a ridosso dell’area sorgono imponenti palazzi di nuovissima costruzione, con appartamenti in vendita che le agenzie immobiliari definiscono “il prestigio a due passi dal centro”. Plurilocali e attici con box e terrazze da 4.400 fino a 6.100 euro al metro quadro.
Seguiamo un pezzetto del percorso del tram 12, che è appena partito da v.le Molise e gira intorno al parco in Corso XXII Marzo, verso il Duomo. Da questa parte invece fa angolo un edificio con uno striscione appeso: “VENDESI”. E’ il civico 30 di XXII Marzo. A piano terra un panettiere, una cartoleria, un barbiere, un tabacchi, due bar. Sopra 4 piani di appartamenti per un totale di 50 unità. Una volta la proprietà era del Comune, ma la giunta Moratti ha inserito questo ed altri stabili comunali nei fondi I e II BNP Paribas, incassando oltre 200 milioni di euro, pari al 60% del valore complessivo delle proprietà. Il restante sarà versato al Comune una volta che il fondo si sarà assunto oneri di ristrutturazione e sarà rientrato della cifra anticipata. La rendita di questo immobile dovrebbe fruttare 20 milioni di euro, che finiranno quindi nelle mani di BNP. Per il Comune rientrare del restante 40% sarà un’operazione lunga e soggetta all’andamento del mercato, che non gode certo di ottima salute. Gli appartamenti sono stati completamente ristrutturati nel 2011 e ad oggi sono ancora invenduti.
TORNIAMO VERSO CASA, MOLISE-CALVAIRATE
Viale Umbria percorre il suo arco di cerchia verso piazzale Lodi, dove siamo partiti ormai un paio d’ore fa. I suoi condomìni si schierano a dividere centro e periferia che neanche te ne accorgi. Su piazzale Martini si affacciano alcuni dei diversi complessi residenziali del quartiere Aler Molise-Calvairate. Ci fermiamo davanti alla biblioteca, storico centro aggregativo e culturale dei dintorni. Di recente hanno ripreso in mano i progetti dei Contratti di Quartiere e hanno deciso di ristrutturarla, spendendo 3 milioni di euro. Metteranno una vetrata nella parete di facciata e ricaveranno una sala per ospitare eventi da 900 posti a sedere. Questo e altri piccoli interventi comporteranno la chiusura della biblioteca per due anni, senza prevedere uno spazio alternativo per assicurare la continuità dell’attività culturale e sociale. Nei palazzi intorno gli appartamenti sono molto piccoli, tanti “sottosoglia”, in casa non ci si riesce a stare. Per cui si esce e si va in biblioteca, non solo per i libri ma anche per fare i compiti, leggere il giornale, socializzare. E poi, considerando una spesa media per appartamento, con 3 milioni di euro si potrebbero ristrutturare e assegnare 200 case popolari che adesso sono vuote.
A causa della pioggia finiamo il nostro tour in Via Degli Etruschi, ospitati in emergenza dal Comitato Molise-Calvairate. Scendiamo dalle bici un po’ affaticati, pieni di tutte queste immagini che ci sono scorse davanti. Immagini di una città che troppo spesso ci sfreccia ai lati e troppo di rado ci tiene a chiacchierare nei portoni. Finiamo arrabbiati perché la realtà che ci raccontano ogni giorno è un’altra, una favola di modernità e respiro internazionale che cela quartieri disperati ed esclusione sociale. Finiamo comunque contenti di aver voluto toccare, con mano e cuore la nostra Milano, salutandoci con un aperitivo e ringraziando tutti quelli che con noi si sono addentrati in questo pezzetto di tutta la storia, la storia di com’è abitare a Milano.
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