[DallaRete] La truffa del “buonismo”
“Il buonismo è l’oppio dei popoli”. E’ il perentorio e telegrafico intervento di un ascoltatore a un microfono aperto di Radio Popolare nei giorni caldi dei migranti bloccati nelle stazioni e respinti alle frontiere.
Nelle 24 ore successive a quel microfono aperto la cronaca smentiva la bizzarra affermazione. Dimostrava, semmai, che il “cattivismo” è metodo di governo, strumento per la raccolta del consenso, tono della comunicazione, pulsione dominante.
Qualche assaggio, alla rinfusa.
Pur di contrastare l’immigrazione clandestina “siamo pronti a ricorrere a metodi creativi”, dichiara il primo ministro australiano Tony Abbot. E’ creativo pagare i trafficanti perché riportino i “clandestini” dove li avevano imbarcati.
Il premier ungherese Viktor Orbàn annuncia: alzeremo una recinzione lungo il confine con la Serbia. E’ solo l’ultimo arrivato. I muri in funzione nel mondo sono una cinquantina.
“Non abbiamo bisogno del perdono del Papa”, fa sapere il ruspista Matteo Salvini.
A Roma elezioni al più presto, intima Beppe Grillo, prima che la capitale sia sommersa “dai topi, dalla spazzatura e dai clandestini”.
A Milano gli autisti dell’Atm, con tanto di timbro delle Rsu, non vogliono più trasportare profughi e migranti dalla Stazione centrale ai centri d’accoglienza. Hanno paura di prendere la scabbia.
Eccetera, eccetera…
Conclusione. Prima si spaccia per “buonismo”, roba da anime belle e da vispe terese, una posizione politica improntata a giustizia e uguaglianza. Poi si usa il “buonismo” come alibi per essere ingiusti e feroci. Ecco perché il “buonismo”, oltre che una truffa semantica e concettuale, è un’invenzione necessaria del “cattivismo”.
La redazione della Nagazzetta
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