Il Piano “Cresci Lombardia” e la mossa di Formigoni
La notizia è arrivata qualche giorno fa.
Sembrava uno scherzo di carnevale anticipato. Ora pare proprio sia una realtà.
Il Presidente della Regione Lombardia prende in contropiede il già complicato quanto scandaloso tentativo di ritoccare l’articolo 18 e decide di scavalcare tutti avviando la trattativa in Lombardia.
Tronfio perché “ la regione Lombardia, così produttiva, così economicamente forte, così splendente non può certo attendere i tediosi tempi nazionali”!
Rende il tutto più appetitoso: in cambio della rinuncia all’articolo 18 potrebbe arrivare un’indennità di terminazione.
Grazie all’articolo 8 del piano di stabilità già menzionato numerose volte, Formigoni di fatto può farlo. E’ proprio di questo pericolo che abbiamo parlato molte volte. La possibilità di derogare alla giusta causa esiste già.
Peccato che la Lombardia sia produttiva, si certo.
Ma è anche vero che la regione sta vivendo soprattutto in questi ultimi anni di crisi un attacco alla piccola, media e grande impresa.
I licenziamenti toccano cifre da mal di pancia, la speculazione territoriale ed edilizia è alle stelle, il lavoro nero fatica ad emergere ed essere regolarizzato. Eliminare così unilateralmente le minime sicurezze rimaste è un colpo basso.
C’è chi dice che la mossa di Formigoni sia un tentativo per uscire di scena dalla Regione e buttarsi nella politica nazionale con un sorridente biglietto da visita per governo e ministri.
Di certo scovare le ragioni di questa strategia è importante.
E’ oltremodo sicuro però, come ha dichiarato lo stesso Formigoni, che, creando un precedente in Lombardia, si possa di fatto influenzare, se non accelerare di molto, l’andamento della negoziazione a livello nazionale.
Preoccupa questa disinvoltura della Regione, soprattutto in un momento in cui Cisl e Uil sembrano gettare la spugna e accogliere il “pochi diritti per tutti”.
Preoccupa le libertà che chiunque si può prendere nell’adottare scelte tanto pesanti quanto pericolose.
Il piano “Cresci Lombardia, più che essere una prospettiva positiva, appare come una minaccia da contrastare.
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