Città Studi spostata in zona Expo? I cittadini prendono parola…
Chi avrebbe pensato che un anonimo martedì sera si sarebbe trasformato in un momento frizzante, di presa di parola diretta e voglia di autodeterminazione da parte degli abitanti di Zona 3?
In realtà, chi è venuto a lanciare scellerate proposte dal sapore viziato avrebbe dovuto saperlo.
L’Assessore Maran, il Presidente di Arexpo, il Rettore dell’Università degli Studi Vago e l’Assessora Bruzzese hanno presentato un piano di progetto che prevede di trasferire la struttura universitaria di Città Studi dagli edifici storici di Zona 3 all’area Expo.
Feroce e determinata è stata la risposta degli studenti e degli abitanti, che, nei numerosi interventi hanno sottolineato alcuni punti fondamentali:
– di fronte alla progressiva riduzione dei servizi per il diritto allo studio, gli studenti si vedono colpiti nel vedere che l’Università predilige investire milioni e milioni di euro in un’operazione banalmente inutile e dannosa piuttosto che distribuire le poche risorse presenti in supporto della qualità della vita degli studenti e, ancora di più, dell’accessibilità allo studio.
– gran parte di Zona 3 si chiama: “Città Studi”. A partire dal nome, quest’area di tessuto urbano è caratterizzata dalla presenza delle numerose facoltà scientifiche e tecniche che trovano spazio nelle costruzioni storiche considerate un vero patrimonio da tutti. “Spostare” questa zona di sapere dall’altra parte della città significa una grave perdita non solo dal punto di vista del prestigio, ma rischierebbe di portare ad una vero e proprio processo di desertificazione, che nel tempo si tradurrebbe in degrado e abbandono.
– Arexpo e istituzioni governative sono nel panico. Ora che Expo è finito, l’area che ricordiamo essere stata comprata attraverso un’operazione di speculazione su un terreno di verde agricolo, è vuota. Le aste per la sua vendita sono andate deserte. Non esistono progetti efficaci e lo scenario è quello del nulla cosmico. Il trasferimento dell’università a Rho è “un’ottima soluzione” per chi deve governare la Milano del post-Expo e non sa da dove cominciare.
Si parte quindi dalla solita concezione della città come un mosaico di pieni e vuoti, dove i vuoti sono da riempire e i pieni sono da appaltare… Il problema è che non stiamo giocando a “Hotel”.
https://youtu.be/F23OtmWBvew
Oltre al danno di Expo, la beffa delle conseguenze che continuano ad abbattersi sulla popolazione: sugli studenti che si vedono costretti nel modello di campus all’americana dove i saperi non circolano al di là del proprio corso e il trasporto che ti collega al mondo esterno costa 2,50 a biglietto; sugli abitanti di Zona 3 che temono la decadenza del loro quartiere.
– si parla di prendersi cura della vivibilità dei quartieri e poi, proprio quel consiglio di amministrazione che decide per il decentramento dell’università, ha lasciato all’abbandono per anni lo studentato di via Canzio 4, ora occupato dal Collettivo Lambretta. Un patrimonio inutilizzato e sottratto ai legittimi destinatari, gli studenti, costretti a pagare stanze dai 400 euro in su in altre residenze universitarie o negli appartamenti, ora aperto di nuovo alle mille possibilità di sfruttamento come studentato e come laboratorio di crescita culturale, sociale e politica. Davanti allo spauracchio dei lavori che sarebbero dovuti iniziare ora, il Lambretta afferma che se nello stabile inizieranno lavori per la riqualifica, sarà pronta ad abbandonare l’edificio, fermo restando un continuo monitoraggio dei criteri di assegnazione, delle tariffe e delle condizioni abitative.
L’assemblea è stata ricca e la partecipazione radicale e decisa. I relatori hanno parlato di confronto con i cittadini e non di volontà di prendere decisioni senza il consenso… Avranno capito?
Meglio continuare a ribadire quanto uscito martedì:
Gli studenti e Zona 3 non vogliono il trasferimento di città studi. Né oggi né mai!
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