Parlare di Carlo nelle scuole
Caro Massimo Sanvito, piacere, Rita Barbieri. No, non l’assessore comunale di Zona 6. L’altra Rita Barbieri, la studentessa del liceo linguistico A. Manzoni di Milano, relatrice del corso “Carlo Giuliani, ragazzo” e militante del CSOA Lambretta, giusto per aggiungere carne al fuoco.
Evito di soffermarmi su quanta professionalità ci sia nel cercare su Google dei nomi e, puntando al primo risultato di ricerca, attaccare una persona che probabilmente conosce a malapena il mio liceo. Vorrei però concentrarmi su quanto detto da lei in merito al mio corso tenuto durante la cogestione.
Premetto che io avevo 3 anni quando i fatti del G8 di Genova sconvolgevano il mondo e che, quindi, tutte le vicende sono state riportate da informazioni apprese su libri, filmati, atti processuali e articoli di giornale. Io non conoscevo Carlo ma posso affermare di conoscere la sua storia grazie alle numerose testimonianze che negli anni hanno permesso a persone come me di sapere chi fosse il ragazzo sotto quel passamontagna.
Ed è proprio questo che nel corso è stato portato agli altri studenti: la vita di Carlo Giuliani vista come quella di un ragazzo come noi, e che ha trovato la morte in un modo tragico e sospetto. Certo, scrivere che siamo studenti somari che prendono come esempio Carlo è molto più facile e sbrigativo del cercare di capire cosa veramente sia stato esposto ai miei compagni ma ogni tanto, soprattutto se si è giornalisti, si dovrebbe andare a fondo delle vicende e indagare, magari ponendosi delle domande intelligenti a cui dare risposte di altrettanta conformità intellettuale.
Tutto ciò non è stato fatto da lei e dal suo giornale che, a quanto pare, si affida al noto motore di ricerca anche per le foto da mettere negli articoli: la informo che, per esempio, la fotografia messa nell’articolo in questione, ritrae dei ragazzi che stanno sì occupando un liceo Manzoni, ma l’altro, quello classico. Ma è evidente che ci si possa confondere con tutti questi nomi uguali! Inoltre, vorrei rassicurarla, nessun politico di sinistra (men che meno di zona 6) mi ha spinto a fare questo corso ma è stato proposto al comitato cogestione di mia spontanea volontà, come tutti gli altri corsi proposti dagli studenti.
Nella nostra scuola non vige nessuna dinamica partitica e nessun controllo del comune in merito alla cogestione, che è un momento di autoformazione in cui gli studenti propongono se stessi o degli esterni per approfondire temi e argomenti che altrimenti non potrebbero fare in classe, dato il poco spazio che viene lasciato a certe tematiche dentro le scuole. Per fare un esempio, citato anche da voi, i dibattiti politici avvenuti all’interno di questa cogestione sono stati portati cercando di essere il più imparziali possibili, portando schieramenti sia di destra che di sinistra.
Io comprendo che il “centro destra compatto” possa sentirsi escluso dall’assenza di un loro rappresentante ma se chi viene invitato non si fa problemi a disdire l’impegno la mattina stessa, gli studenti non possono fare miracoli e trovare un altro portavoce in così poco tempo. Nel corso degli anni di auto e co-gestione, la nostra scuola ha ospitato esponenti di qualsiasi bandiera e pensiero politico (sempre restando in linea con i valori della nostra Costituzione antifascista), proprio per fare in modo che chiunque potesse intervenire e che gli studenti potessero costruirsi un loro pensiero critico.
Anche lei tra le centinaia di relatori potrebbe essere passato nella mia scuola ma, le posso assicurare, che dopo un articolo del genere, così veramente pieno di errori e calunnie verso di essa, non sarà il benvenuto. Come ultima cosa, ci tengo a precisare che non ho cercato di convincere nessuno a prendere come esempio Carlo anche perché, non so quanti vorrebbero immedesimarsi in un ragazzo che a 23 anni è stato colpito da un proiettile di un carabiniere per poi essere investito, due volte. Le posso assicurare oltretutto che nessuno studente è stato costretto a seguire il mio corso dato che quelli proposti per fascia oraria erano una ventina. Quaranta al giorno per un totale di 4 giorni di cogestione.
Le persone che comunque hanno scelto volontariamente di parteciparvi hanno mostrato molto interesse e voglia di approfondire, chiedendo anche più informazioni rispetto a quelle già date durante il corso. Una curiosità questa che non può che essere vista come un fattore positivo, anche se dovuta al fatto che in pochi conoscevano le vicende di quel maledetto G8 dove trovò la morte un ragazzo. Questo però, insieme alle violenze della Diaz e della caserma di Bolzaneto (per cui l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo) fanno parte della Storia del nostro Paese ed è compito di tutti ricordare giorno dopo giorno cosa sia successo, per non dimenticare, e per fare in modo che tali violenze non possano più accadere.
Sterili già al tempo, erano inoltre le argomentazioni sul passamontagna e sull’estintore, due elementi presenti e importanti in questa vicenda, e che non sono mai stati negati. Ma diventa di nuovo troppo facile nascondere dietro a quell’estintore un sistema repressivo e di violenza messo in campo dal Governo e dalle Forze dell’Ordine. Potremmo quasi dire, infatti, che i protagonisti di quelle giornate furono, purtroppo, tonfa, lacrimogeni, idranti, pistole e le teste spaccate di manifestanti, al posto dei loro slogan di protesta.
Finisco questa lunga lettera riportando una frase che scrisse lo stesso Carlo in una piccola raccolta di 4 poesie che raccontano i momenti di un processo a un condannato a morte. Questo è il momento della difesa: poche righe che, secondo me, per come ho imparato a conoscerlo, esprimono al meglio cosa vorrebbe urlare in faccia a tutti quelli che cercano ancora di denigrare il suo nome e quello della sua famiglia dopo più di 15 anni dalla sua morte: “Non son qui per chiedervi né vita né perdono ma per mostrare a tutti chi veramente sono: non un assassino, un ladro o un traditore ma un essere qualunque, con una testa e un cuore”.
Ecco come dobbiamo ricordare Carlo Giuliani, come un ragazzo.
Rita Barbieri
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