Dal Rojava alla Valsusa, la resistenza continua

                                                                       
Dal Rojava alla Valsusa, la resistenza continua
L’11 Aprile a Roma la corte di cassazione ci darà la sentenza contro 38 compagni e compagne, imputati per gli scontri del 27 Giugno e del 3 luglio del 2011 in Clarea, per impedire l’inizio dei lavori del tunnel esplorativo del Tav.
Il 27 Giugno migliaia di manifestanti cercarono di impedire l’inizio dei lavori mettendo i propri corpi contro ruspe e contro le migliaia di sbirri accorsi in difesa degli operai per sgomberare l’area.
I giorni precedenti allo sgombero la Libera Repubblica della Maddalena vide migliaia di persone che si preparavano all’arrivo della polizia, ormai certe dell’imminente attacco e della volontà dello stato di far partire i cantieri.
Decine di persone costruirono barricate ed organizzarono turni di guardia giorno e notte; unite dalla convinzione di difendere un territorio minacciato dello stato italiano che voleva imporre un’opera inutile e dannosa per l’ambiente. Il 27 giugno, la polizia fece fatica a sgomberare l’aerea, che era difesa con determinazione da compagni e compagne, gli ci vollero ore di scontri e migliaia di lacrimogeni per disperdere i manifestanti.
Dopo lo sgombero il movimento Notav dichiarò “Siamo tutti Black block” e lanciò una manifestazione nazionale per il 3 Luglio, con l’intento di arrivare in Clarea e riconquistare l’area del cantiere. Decine di miglia di persone da tutti Italia, uomini, donne, bambini e anziani riempirono con una vera e propria marea umana i 3 punti di ritrovo.
Ancora prima che i cortei raggiungessero l’aera della Clarea, gli sbirri iniziarono a sparare migliaia di lacrimogeni dall’autostrada in direzione dei manifestanti, con l’obiettivo di colpirli, furono decine i feriti dai lacrimogeni sparati ad altezza uomo e dalle pietre lanciate dalla polizia.
Nonostante la violenza della polizia, la determinazione del popolo Notav era molto superiore e la polizia non riuscì a penetrare dei boschi, indietreggiando e limitandosi a sparare lacrimogeni ad altezza uomo per far desistere i compagni e le compagne.
Dopo questi giorni di lotta, i media di regime cercarono di dividere il movimento tra buoni e cattivi, criminalizzando la lotta Notav e scrivendo delle centinaia di poliziotti feriti, di cui più avanti si scoprirà che i referti medici erano falsificati e gonfiati.
Dopo mesi di criminalizzazione e infamie sui giornali, la macchina repressiva non si fece attendere, Il 26 Gennaio del 2012, furono eseguite in tutta Italia 25 misure cautelari in carcere, ed altri compagni furono compiti da divieti di dimora e obblighi di firma.
In totale per il 27 Giugno e 3 luglio sono stati imputati 53 Notav: un processo politico che cerca di spezzare un Movimento che lotta da 20 Anni. In primo grado erano state 47 le condanne inflitte per un totale di 142 anni di reclusione in tutto, nel secondo grado le condanne sono scese a 38.
La corte d’appello deve decidere se accettare i ricorsi presentati dagli avvocati oppure confermare le condanne. I risarcimenti danni che, ad oggi, gli imputati dovrebbero pagare ammontano a 145 mila euro alle parti civili tra cui Talt, sindacati di Polizia e ministeri, e 250 mila euro di spese legali. Lo stato presenta il conto, contro decine di compagni e compagne, che coraggiosamente in questi anni di resistenza hanno lottato, e lottano, contro il Tav.
Molti dei compagni imputati rischiano di finire in carcere subito dopo la sentenza, in questi anni insieme a loro abbiamo percorso quei sentieri, senza arretrare e continuando a resistere.
Dal Rojava, il luogo in cui ci troviamo, non può che arrivare la nostra più piena solidarietà, quella stessa solidarietà internazionalista che ci ha portati qui nel Nord della Siria per difendere una rivoluzione, perché per noi la lotta non ha confini, il nemico è lo stesso, cambiano solo le modalità di lotta e resistenza.
La resistenza continua, la lotta non si arresta.
Solidarietà rivoluzionaria ai compagni e alle compagne imputate, non lasciamoli soli.
La solidarietà è un’arma, usiamola!
3 combattenti italiani dello Ypg
Azadi Raperin,
Botan Sandokan,
Delsoz Arin
10/04/2018

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