Referendum sulla cannabis a un passo dal traguardo
495.030 firme. È l’ultimo dato ufficiale della raccolta per il referendum cannabis, diffuso ieri alle 16.30 dai promotori. Manca ormai pochissimo a quota 500mila, cioè il numero di sottoscrizioni necessarie a portare il quesito davanti a Cassazione e Corte Costituzionale e chiedere il via libera al voto per la prossima primavera. Nonostante il ritmo sia calato rispetto all’exploit dei primi giorni, solo tra sabato e lunedì scorsi avevano inserito nome e cognome sul sito referendumcannabis.it in 250mila, l’obiettivo è ormai dietro l’angolo.
«Quella delle 500mila è la soglia psicologica, ma per stare sicuri ne servono molte di più. Quindi è importante in questi giorni continuare a parlare della campagna e sollecitare chi ancora non l’ha fatto a firmare», ha detto Riccardo Magi (+Europa) nel punto stampa che si è tenuto ieri. Il deputato è tornato a chiedere al governo che anche la raccolta firme per la depenalizzazione della marijuana possa concludersi il 31 ottobre, come quelle degli altri referendum (eutanasia, giustizia, caccia). Al momento la scadenza prevista è il 30 settembre: un problema più per gli uffici comunali di chi ha firmato, che devono inviare le certificazioni, che per i promotori ormai a un passo dal traguardo. I tempi stringono, dunque, ma da parte del governo non ci sono state ancora azioni concrete in questo senso.
Ieri, oltre ai numeri complessivi, si è parlato per la prima volta anche dell’età dei firmatari: più della metà hanno meno di 25 anni. Secondo Marco Cappato (associazione Luca Coscioni) la rapidità della campagna non dipende solo dal nuovo strumento della firma digitale, ma soprattutto «da un sentimento diffuso che esiste. Ci sono tanti fumatori, abituali o occasionali, e sempre più persone che non fumano ma si rendono conto che la gestione criminale della cannabis fa danni anche a loro».
All’incontro virtuale con i giornalisti hanno preso parte anche le forze politiche che appoggiano il referendum. «C’è un silenzio imbarazzato nel mondo dei partiti progressisti. Sono 30 anni che si dice: non è la priorità, non è il momento giusto, non è corretto il modo. Grandi classici che ritornano», ha dichiarato Emma Bonino (Radicali Italiani). Per Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) è urgente invertire la rotta: «A chi dice che c’è una crisi e bisogna pensare ad altro rispondiamo che dove la cannabis è stata legalizzata si è prodotta economia e nuovi posti di lavoro». Secondo Maurizio Acerbo (Rifondazione Comunista): «questo referendum può rappresentare uno spartiacque nella storia italiana». Durante la diretta è arrivata l’adesione ufficiale della Cgil, che ha dato indicazione alle sedi locali di firmare.
Intanto mercoledì scorso alcuni dei promotori del referendum, con l’associazione Antigone, hanno incontrato la Ministra per la Pubblica amministrazione Fabiana Dadone (M5S) con cui hanno discusso della Conferenza nazionale sulle droghe che dopo ben 12 anni di silenzio è stata riconvocata il 27 e 28 novembre a Genova. «Avremmo voluto che il processo di formazione di gruppi di lavoro e tavoli di approfondimento fosse più trasparente», ha detto Marco Perduca (associazione Luca Coscioni). Interpellata sul referendum cannabis Dadone avrebbe risposto: «L’ho visto, ma non ho firmato».
di Giansandro Merli
da il Manifesto del 18 settembre 2021
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