La Confindustria appoggia la transizione atomica di Cingolani

I nuclearisti gonfiano il petto per un fine anno «atomico», nel senso della propaganda. Da Bonomi a Salvini è tutto un gran parlare di «nucleare da rilanciare». A spianare loro la strada è stato, in queste settimane, il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, che si è espresso favorevolmente all’inserimento dell’energia atomica nella tassonomia europea verde e, più recentemente, ha dichiarato al Financial Times di non essere «un fan del nucleare ma dell’innovazione», precisando, però, che l’Italia dovrebbe considerare di ripristinarlo.

Ha aperto il campo e ora riterrebbe il suo lavoro finito. Una frase sibillina riportata dalla Staffetta quotidiana, storico quotidiano delle fonti di energia, che l’ha incoronato uomo dell’anno. «Abbiamo centrato gli obiettivi posti da Draghi prima del compimento dell’anno. Ora – ha sottolineato Cingolani – c’è un problema di implementazione. E questa fase non ha bisogno di uno con il mio profilo». Gli obiettivi, a cui si riferisce, sono la scrittura del Pnrr, la costruzione di una nuova struttura ministeriale e il capitolo semplificazioni. Risultati che, se si parla di transizione ecologica, hanno fortemente deluso le associazioni ambientaliste da Legambiente a Greenpeace al Wwf. Basti pensare alle ultime dichiarazioni di Cingolani sul «tornare a estrarre gas» per «tagliare la bolletta», a testimonianza di un indissolubile legame con i combustibili fossili.

Un obiettivo raggiunto è stato quello di aver riaperto la questione nucleare, come ai tempi del quarto governo Berlusconi. Tutto ciò nonostante le sonore bocciature ai referendum abrogativi del 1987 e del 2011 e il fatto di non aver ancora compiuto i conti con le scorie radioattive della breve stagione nucleare italiana.
Ieri, alla gran cassa nuclearista si è aggiunta la posizione del presidente di Confindustria Carlo Bonomi secondo cui «sul tema energia paghiamo tutta una serie di stop di stampo ideologico che hanno solo rimandato nel tempo i problemi» e per questo motivo «bisogna ripensare al nucleare pulito, come proposto dal Ministro Cingolani visto, tra l’altro, che la Francia e altri 13 Paesi della Ue hanno centrali atomiche», ha detto al Messaggero. «Ci sono – ha aggiunto Bonomi – progetti internazionali già avviati per tecnologie nucleari più sicure e penso che anche l’Italia dovrebbe parteciparvi». Coglie la palla al balzo Matteo Salvini, che annuncia la proposta della Lega al governo per prevedere nel Piano nazionale per la sicurezza energetica, oltre alle rinnovabili, anche «maggiore produzione di gas e, soprattutto, il ritorno alla ricerca sul nucleare pulito e sicuro di ultima generazione», perché «l’Italia deve sfruttare ogni mezzo per abbassare, oggi e in futuro, i costi delle bollette».

Non la pensa così Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia che, proprio ieri, ha fornito le previsioni dei rincari delle bollette di gas ed elettricità, con un aumento tra 770 e 1.200 euro a famiglia nel 2022: «Ci sono stati due referendum – dice, a proposito dell’idea del nucleare come soluzione – e soprattutto c’è un problema di fondo che è sempre stata l’incapacità dell’Italia di gestire sistemi complessi, come invece ad esempio sa fare la Francia, dovremmo essere onesti e riconoscere che non ce la faremmo».
La propaganda nuclearista non ama soffermarsi sulla questione scorie. Un problema ancora senza soluzione e sui cui ritardi hanno pesato anche i reiterati tentativi di ritornare al nucleare. Il 15 dicembre la Sogin, la società che si occupa dello smantellamento degli impianti, ha pubblicato gli atti del seminario nazionale sul progetto di Deposito Nazionale e Parco Tecnologico e sulla Cnapi, la carta nazionale delle 67 aree potenzialmente idonee, sparse tra 7 regioni italiane: Basilicata, Lazio, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia e Toscana.

Svoltosi dal 7 settembre al 24 novembre, ha rappresentato il primo momento di confronto pubblico sul tema. Vi hanno partecipato istituzioni, enti locali, associazioni, comitati, organizzazioni datoriali e sindacali e singoli cittadini. Difficile dai documenti trovare una sintesi o intravvedere una disponibilità dei territori. Con la pubblicazione, ha preso avvio la seconda fase della consultazione. Nel corso di questo periodo, che si concluderà il prossimo 14 gennaio, possono essere inviate eventuali altre osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione della Carta nazionale aree idonee (Cnai). Dopo la pubblicazione della Cnai, le Regioni e gli enti locali potranno esprimere le proprie manifestazioni d’interesse, non vincolanti.

di Mauro Ravarino

da il Manifesto del 30 dicembre 2021

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