Condizioni inaccettabili dei minori a Lampedusa (da First Line Press)

bambini-unicef-540x325Da First Line Press

 

L’associazione che opera a difesa dei diritti dei bambini ha diffuso in giornata un comunicato stampa in cui denuncia le condizioni inaccettabili in cui vivono i minori stranieri all’interno del Centro di primo soccorso e accoglienza Contrada Imbriacola a Lampedusa: dalla pubblicazione dell’ultimo rapporto (pubblicato nell’estate del 2011 a ridosso dell’istituzione dell’emergenza Nord Africa) non sembrano esserci stati dei miglioramenti nella tutela dei diritti dei minori.

In seguito alla pubblicazione su “L’Espresso” dell’inchiesta di Roberto Di Caro, che ha accompagnato il Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora in visita ufficiale presso il CPSA di Lampedusa, dal titolo “Profughi, bambini e dimenticati” (qui una breve anteprima) Terre des Hommes esprime la propria indignazione per la situazione in cui versano i minori nella struttura.

Nel centro (con una capienza massima di 300 posti ma che al momento ospita ben 701 persone) sono presenti 111 minorenni, senza acqua calda e a volte anche senza un letto su cui dormire, “Questi ragazzi e ragazze sono costretti ad una permanenza forzata, ben oltre i termini di 48 ore massimo previsti dalla legge, in locali assolutamente inadeguati dal punto di vista igienico-sanitario, in promiscuità con gli adulti, privi di un valido servizio di informazione su quali siano i loro diritti in quanto minori“, dichiara Federica Giannotta, responsabile diritti dei bambini di Terre des Hommes.

La situazione è grave ed è necessario che il nuovo governo si muova per porre fine alle violazioni dei diritti fondamentali dei minori e delle procedure di accoglienza previste dalla normativa comunitaria e nazionale in materia. Infine l’associazione auspica che alle organizzazioni facenti parte del progetto Praesidium sia data la possibilità di verificare le condizioni di accoglienza dei minori stranieri che continuano a giungere anche sulle altre coste italiane, come prevede la convenzione stipulata con il Ministero dell’Interno.

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