Lo sforzo greco non basta. Aggiornamenti e riflessione di uno studente.

La penisola ellenica soffre come un animale sfruttato, stanco, deluso, ferito.

I giorni dopo la colossale manifestazione a cui abbiamo assistito dai media mainstream e non, e dai racconti di chi la vive in primo piano, la Grecia dei partiti cerca di alzare il capo.

Ma viene subito messa a cuccia.

Passato il gravoso piano di austerity, infatti, Atene non pare affatto fuori pericolo o sulla strada della risalita.

Questo lo sapevamo già.

Ciò che ci era forse più ignoto sono i pensieri dei leader dell’Unione Europea e dei leader tedeschi. Mentre infatti Angela Merkel tenta di premiare con lodi il comportamento greco, commenti più concreti arrivano da P. Roesler, ministro dell’economia di Berlino e Wolfgang Schaeuble, il ministro delle Finanze.
Più positivo Roesler, maggiormente pessimista Schaeuble, entrambi sottolineano l’insufficienza della sola approvazione dei dettami della Troika e la realtà per cui la Grecia potrebbe nuovamente essere considerata un paese degno dell’Unione Europea solo nel momento in cui verranno attuate riforme strutturali.

Lacrime e sangue quindi non bastano. Arriveranno i 130 miliardi dall’Europa? Le parole dei ministri tedeschi non danno sicurezze.

A queste affermazioni seguono le ultime vicende che vedono protagonista il parlamento greco: l’espulsione da parte del partito socialista e conservatore di una quarantina dei deputati che hanno espresso forte dissenso per i piani della Troika e l’annuncio di elezioni imminenti ad aprile sono due fattori tutt’altro che irrilevanti.
C’è già chi, come il leader dei conservatori Samaras, invoca un cambio di rotta non appena salirà un nuovo governo.

Per ovviare a ciò, il Primo Ministro greco si sta impegnando a far firmare una lettera a tutti i parlamentari di impegno a portare a termine i “patti” siglati con l’Europa.

Staremo a vedere.

La realtà è comunque sotto gli occhi di tutti.
Moody, agenzia di rating, ha nuovamente declassato Italia, Spagna e Portogallo.

La Grecia è alla seconda grave ferita che sta lacerando il paese. E non è nemmeno sicura di farcela.

L’Italia è accolta e acclamata da tutti, ma siamo coscienti che tra un po’ di tempo probabilmente ci verranno imposte altre misure.

Teniamo monitorata la situazione, teniamo un occhio sull’Italia.

Di seguito, le riflessioni di uno studente del Collettivo Lambretta sulla Grecia e le politiche europee:

In Grecia gli squali della politica hanno accettato il piano Austerity che colpirà il popolo greco e non chi la crisi l’ ha creata.
Il piano austerity prevede la riduzione del 20 % del salario minimo e un drastico taglio delle pensioni e grandi tagli sugli ospedali e sui principali servizi pubblici.
Una scritta impressa sui muri di Atene:
Con 400 euro non si vive: Ci si ribella

Fuori dal palazzo del potere le iene dalle tute grigie e dai caschetti bianchi difendono chi giorno dopo giorno sta uccidendo il paese greco.

I manifestanti radunati in piazza Syntagma che si oppongono a queste misure dopo aver lanciato mandarini e ortaggi vari sono stati caricati.

Poco dopo sono arrivati i “Black Bloc” che applauditi dalla gente e dalle famiglie hanno preso d’assalto il parlamento insieme ad anziani e dalle famiglie stesse.
Il popolo greco è stanco di subire tagli, restrizioni e abusi imposti dalla Ue.
I giornali italiani ritengono che gli scontri sono stati fatti da “Black bloc” infiltrati; mai cosa più falsa il conflitto sociale che sta attraversando tutte le città greche è vissuto e compiuto da tutti i greci che non credono più alla classe politica.

Il partito conservatore greco grazie alle sue manovre di falsi in bilancio e furti alle casse pubbliche è il maggior colpevole di questa crisi e perciò viene costantemente e giustamente attaccato dai greci; gli altri partiti, rei anch’essi di appoggiare e di approvare manovre di lacrime e sangue sono giustamente presi di mira da insulti, sputi, molotow e sassi.
Non tirare la cinghia tira il sasso!

La Grecia è un anteprima di ciò che avverrà in Italia .
Monti, i suoi ministri e i partiti stanno uccidendo il nostro futuro come Papademus in Grecia.
La rabbia esplosa il 15 ottobre in piazza San Giovanni a Roma è stata un flash che ha accecato giornalisti, politici e partiti.
E’ stata un flash perché è durato troppo poco e non ha permesso di far capire appieno ai giornalisti e politici il malessere che noi stiamo vivendo.
E’ stata un flash perché le grida e le fiamme sono state grandi e inaspettate e hanno abbagliato in tal modo da non permettere di far capire a pieno ai giornalisti e politici il malessere che noi stiamo vivendo.
Con il tempo, quando la situazione diventerà insopportabile agli occhi di tutti, in parte ancora illusi e storditi dalle stronzate propinate dai giornali, saranno le masse a riavere il mano il proprio futuro

See you on the barricades

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