Siria: la guerra delle informazioni

Sempre più complessa la situazione siriana.

Alla già confusa e caotica situazione (solo 2 settimane fa la Croce Rossa Internazionale ha avuto accesso alla città di homs, devastata da mesi di scontri a fuoco, e pochissimi giornalisti sono riusciti a realizzare report dal paese, che è rimasto praticamente sempre blindato a qualsiasi testimonianza esterna) si aggiungono proprio oggi due dichiarazioni importanti.

La prima è quella di Human Rights Watch, importante think thank internazionale, secondo la quale elementi armati dell’opposizione siriana hanno compiuto abusi nei confronti di membri delle forze di sicurezza, quali rapimenti e torture, alimentando una spirale di violenza che ha ucciso più di ottomila persone in un anno. “Le tattiche brutali del governo siriano – ha dichiarato Sarah Leah Whitson, direttrice in Medio Oriente della Ong – non possono giustificare gli abusi da parte dei gruppi armati dell’opposizione. La leadership anti-Assad ha il dovere di parlare e condannare questi abusi”. Secondo HRW, gruppi vicini all’opposizione avrebbero anche compiuto esecuzioni di membri delle forze di sicurezza e di civili.

Il link alla dichiarazione completa, in inglese:  http://www.hrw.org/news/2012/03/20/open-letter-leaders-syrian-opposition.

Un altro sconvolgente elemento che fa capire quanto la situazione sia poco chiara e quanti siano, per chi non se ne fosse accorto, gli interessi in gioco in questo conflitto, è  l’articolo uscito su Nena News (http://nena-news.globalist.it/?p=17848) che accusa al Jazeera di aver coperto in modo fazioso il conflitto siriano (e aver volutamente taciuto sulla repressione del Bahrein).

Al Jazeera ha recentemente avviato un cambiamenti presso i suoi vertici dirigenziali, presso la loro sede principale in Qatar. Secondo Nena News, non pochi collaboratori stanno abbandonando l’emittente, sostenendo che la sua informazione sia stata di parte.

Di ieri l’agghicciante notizia che l’attentato che sabato ha colpito Damasco sarebbe stato architettato dal governo siriano che avrebbe “portato pezzi di cadaveri in decomposizione sul luogo dell’esplosione, per mostrarli ai media”.

Pezzi di cadaveri dei molti desaparecidos e vittime di prigionia e tortura di questi ultimi, atroci, dieci mesi.

Un orrore che sembra non avere davvero più limiti nè dimensioni: e solo quando ci sarà davvero un libero accesso al paese, ne avremo forse, davvero, una realistica idea.

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