Solidarietà e Autorganizzazione – Bollettino dal Sisma – n°2

L’Emilia brucia sotto il sole di Agosto. Un’altra settimana si è conclusa, molte cose sono successe e molte ancora devono accadere. Qui a Cavezzo il nostro punto d’ascolto continua ad essere luogo di incontro tra volontari e popolazione.

 

Dal 17 Luglio al 10 Agosto sono passate da qui oltre 400 persone. Di queste, il 64% di chi ha la casa inagibile ha preferito trovare una sistemazione autonoma rispetto ai centri di accoglienza preposti dal Comune e dalla Protezione Civile. Tra “gli inagibili”, che ancora non sanno come e quando rientreranno in casa, almeno 7 casi su 10 si trovano a far fronte anche al problema lavorativo: molti in cassa integrazione, molti avevano un’attività autonoma, molti si trovano con un solo stipendio a sostenere tutta la famiglia, spesso anche quella allargata.

 

Ma il dato che più ci incuriosisce riguarda la percentuale di chi si è rivolto al magazzino popolare pur avendo la casa agibile (circa il 40% dei contatti totali). Di questi solo il 5% ha perso il lavoro a causa del terremoto. Quasi 6 casi su 10 si trovavano in condizioni di difficoltà economica anche prima del sisma di Maggio: famiglie molto numerose, alcune con membri che richiedono assistenza quotidiana, molti disoccupati, molti nuclei monoreddito, molti con un mutuo sulle spalle o un lavoro occasionale (soprattutto in agricoltura). Se da un lato è chiaro che l’apparato istituzionale che deve fronteggiare l’emergenza non è preposto per sobbarcarsi anche questi casi, dall’altro lato risulta evidente come il terremoto abbia riportato in luce oggettive difficoltà di larghe fasce di popolazione che a fatica reggono il peso della crisi, economica e dell’intero mondo del lavoro.

Si apre dunque una partita politica che dentro l’emergenza s’intreccia a tutto il resto per scostarsi dal puro livello assistenzialista e porsi come riflessione generale a tutto tondo sul sistema economico e sociale in cui interveniamo.

 

COSA C’ENTRA LA POLITICA?

Accanto al cancello del Campo Base di via Cavour 49, pochi giorni fa è apparso un cartello:

Il magazzino popolare non chiude per colpa del Coc o di alcuni Cavezzesi, ma perchè la politica deve rimanere fuori dalle donazioni“. Al di là dell’inesattezza della prima parte, conprovata dagli incontri a cui abbiamo partecipato con Comune, Protezione Civile e cavezzesi che gestitscono il market comunale, ciò che più ci sconcerta è a quale idea di politica si possa riferire quella scritta.

Pensiamo che quando un singolo si riunisce in gruppo per affrontare insieme un problema della collettività stia facendo politica. Pensiamo che l’etimologia stessa della parola politicarimandi ad un impegno oggettivo volto a superare l’egoismo individuale per mettere al centro il concetto di comunità. Il nostro intervento è politico, perchè politica è la nostra visione del mondo. Un mondo in cui la solidarietà sia la base da cui ripartire per combattere le differenze e salvaguardare i diritti di tutti. Un mondo in cui le fasce più deboli della popolazione possano trovare un supporto concreto per la propria emancipazione. Per questo i volontari delle BSA sono prima di tutto militanti. Per questo l’intervento è contruito collettivamente durante le assemblee di gestione interna. Per questo cerchiamo di attivare metodi di inchiesta e censimento dei nostri “utenti” basati sul dialogo e non sul controllo. Perchè crediamo nell’orizzontalità, nel rispetto delle differenze, nell’autorganizzazione della popolazione.

In questo senso, se il nostro fare politico fosse davvero il motivo della chiusura dello spaccio popolare, emergerebbero forti dubbi sul concetto di benessere collettivo e sul valore che tutti noi gli attribuiamo, dentro e fuori le emergenze.

 

Il giorno successivo all’affissione del cartello, un pick-up della Protezione Civile è passato davanti al nostro magazzino. Tre persone a bordo, con il braccio dentro teso, hanno urlato “viva il duce!” per poi dirigersi verso il Campo Abruzzo. Probabilmente è stata iniziativa di singoli non attribuibile all’organizzazione Protezione Civile nel suo complesso. In ogni caso l’episodio è grave e si commenta da sè.

 

MIGRANTI NEL POST TERREMOTO

Il 10 Agosto il Palaverde – centro di accoglienza quasi esclusivamente per stranieri – ha chiuso. Come al solito, la fase di transizione ad altra sistemazione, sia essa il Campo Abruzzo oppure autonoma, non è stata lineare per tutti. Chi non può dimostrare la residenza non riceve in automatico la famosa tessera come gli altri. E come spesso accade chi ha maggiori problemi con i documenti, di questo tipo soprattutto, sono proprio i migranti. Per ora alcune di queste persone sono accampate fuori dal Campo Abruzzo. Hanno una tessera che scadrà il 31 Agosto, poi si vedrà. Di nuovo.

 

Comunque ormai con molti ragazzi siamo diventati amici, proprio mentre scriviamo alcuni di loro sono seduti alla tavola del nostro campo, a pranzo cous cous, a cena lasagne. Per continuare a mettere a valore questi incontri vorremmo organizzare un’iniziativa in occasione della festa del Ramadan. Un evento aperto a tutti, grandi e piccini, per passare insieme altri momenti allegri!

 

RICOSTRUIAMO LA BASSA

La mattina dell’11 Agosto molti emiliani si sono svegliati con l’idea di ricevere il contributo promesso dalla Regione per le cosiddette “sistemazioni autonome”, ossia tutti coloro che hanno scelto di non accedere ai campi della Protezione Civile. Un brutto risveglio, perchè i soldi non sono arrivati. Intanto tutta la bassa aspetta ferragosto per l’uscita del famoso decreto attuativo che stabilirà – speriamo – l’iter di erogazione dei fondi per la ricostruzione.

La demolizione delle case, la rimozione delle macerie, la perizia giurata dei danni e il progetto di ristrutturazione sono – salvo casi particolari – tutti a carico del cittadino. Chi possiede una casa danneggiata deve metterla in sicurezza, altrimenti incorre in reato penale. Ma gli aiuti dove sono?

Intanto i rimborsi saranno erogati all’80%, perchè siamo in crisi. Anche questa è una scelta politica, che ancora una volta dimostra come a pagare debbano sempre essere i più deboli.

Ci sembra importante continuare il lavoro delle staffette anche informando la popolazione sui diritti e doveri che le spettano. Abbiamo seguito fin da subito la costituzione del comitato “Ricostruiamo la bassa“, formato da associazioni e cittadini che hanno deciso di esserci come parte attiva dentro le fasi di gestione dell’emergenza e pianificazione della ricostruzione. L’ultima assemblea a Dogaro ha dimostrato quanto sia viva in queste terre la voglia di partecipare e capire. Come BSA sosterremo ogni giorno di più queste forme di autorganizzazione, nella convinzione che la consapevolezza sia il primo passo per il riscatto e che la partecipazione attiva sia un punto di partenza fondamentale per ricostruire insieme, non solo le case e anche oltre il terremoto.

 

Brigate di Solidarietà Attiva

Campo Base di via Cavour 49 – Cavezzo

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