Il maschilismo orecchiabile – Quando in musica i testi contano

Con la recensione di oggi vogliamo parlare di un libro che, uscito nelle librerie il 28 gennaio scorso, sta facendo parlare molto di sé: Il maschilismo orecchiabile, mezzo secolo di sessismo nella musica leggera italiana di Riccardo Burgazzi (ilMOSAICO, Prospero editore 2021), con prefazione di Carlotta Cossutta.

Il libro è la seconda uscita della nuova collana di saggistica divulgativa ilMOSAICO – in tessere il mondo di Prospero editore, che ha esordito a novembre con il titolo Obiezione respinta! Diritto alla salute e giustizia riproduttiva (a cura di Cinzia Settembrini e con i contributi della rete Non Una Di Meno e della piattaforma Obiezione Respinta!) collocandosi dunque come osservatorio di critica e riflessione su aspetti cardine della nostra società, a cominciare dalle questioni di genere.

Venendo a noi, il libro si apre con la definizione del tema, dichiarando cosa si intende per “maschilismo orecchiabile” in campo musicale, vale a dire tutto quel bagaglio di versi imparati a memoria e cantati senza troppo pensarci in macchina, in spiaggia, cucinando o facendo i mestieri e che sono considerati “neutrali” proprio perché “pop”.

Non a caso Burgazzi cita, in apertura, una figura decisamente emblematica, colui che se vogliamo si è fatto portatore della moderna “rivoluzione culturale italiana”. Proprio lui, Silvio Berlusconi. Un uomo di potere e da palcoscenico che, con un abile ribaltamento della visione gramsciana, ha incarnato il Moderno Principe capace di trasformare il popolo in massa il più possibile acritica e becera, per portarlo a un ignaro consumismo nutrito di spettacolo.

E nel modello Berlusconi sappiamo che la donna occupa, suo malgrado, un ruolo di “oggetto” in primo piano.

Il libro analizza proprio la componente comunicativa dei testi delle canzoni più celebri dell’ultimo mezzo secolo, andando a evidenziare i luoghi comuni, i modelli culturali e comportamentali di cui si fanno portatori. Va da sé che dall’analisi di Burgazzi emerge una buona dose di sessismo, protagonismo maschile, sottomissione femminile e così via.

La questione del linguaggio, ormai ne siamo sempre più consapevoli, non è da sottovalutare. Forse, molte e molti di noi hanno in mente cosa sia l’Iceberg della violenza di genere: una struttura che vede al vertice atrocità come omicidio, stupro, violenza fisica e verbale, ma che nasconde sotto la superficie, ben radicati, tutta una serie di comportamenti che rappresentano il punto di partenza per la scalata verso la cima. Le cosiddette “forme sottili” di violenza, il linguaggio sessista prima di tutto, ma anche la gelosia, il controllo, il ricatto emotivo.

 

Iceberg della violenza di genere

E il linguaggio che definiamo semplicemente “sessista” vedremo che può assumere forme anche apparentemente molto diverse.

L’autore dedica i primi tre capitoli alle “Donne cantate dagli uomini”:

  • LA DONNA ANGELO, “Sei la più bella del mondo” per citare Raf, un’immagine che trova in realtà le sue radici nel Dolce stilnovo, da Cavalcanti a Dante (ricorderemo tutte e tutti il suo “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia”). La donna angelo è perfetta, angelica in ogni suo aspetto e azione, dunque va da sé che non possa permettersi di deludere le aspettative del suo uomo o ammiratore;
  • LA DONNA CIRCE, l’ammaliatrice, la colpevole di seduzione insomma. In questo caso, l’uomo non è che una vittima e questo motiva anche le sue follie, i suoi impeti d’ira (“Come mai, ma chi sarai, per fare questo a me?” impreca Max Pezzali con gli 883);
  • LA DONNA IMMOBILE, quella a cui puoi fare qualsiasi cosa, ma resterà sempre lì ad aspettarti e che alla peggio, come canta Rita Pavone in La partita di pallone, quello che può fare è tornare a casa dalla mamma. Non è preso in considerazione che possa avere una vita indipendente, delle amiche o degli amici, figuriamoci un amante che le faccia compagnia la domenica durante la partita!

Da qui, si passa ad analizzare le forme dell’abbandono e le relative reazioni:

  • SE LUI ABBANDONA LEI, perché “Il mio posto è là” come cantavano i Pooh. L’uomo, quando lascia, ha  sempre uno “scopo più alto”, una spinta invincibile e inesorabile, che chiaramente investe solo gli individui di sesso maschile, il richiamo del Vento di Battisti;
  • SE LEI ABBANDONA LUI. Emblema di questa opzione inaccettabile è Bella stronza di Marco Masini. La colpa è tutta di lei, che lo ha fatto innamorare, lo ha spinto a “sceglierla” e ammetterla al suo cospetto… E adesso, figuriamoci, sostiene di averne abbastanza. Ci mancherebbe che il poveretto non possa insultarla, sognare violenze e rivendicare odio.

Infine, tre capitoli sono dedicati agli uomini:

  • IL CLUB DEI TREMENDI, quelli dei tira e molla infarciti di parole come “piccola”, “bambina”, “baby”. Per ogni Tremendo, c’è sempre una Donna immobile pronta a perdonare;
  • GLI STALKER che non se ne fanno proprio una ragione e finiscono per superare il limite, ma tutto per amore, s’intende ( citiamo ad esempio Little Tony e il suo Cuore matto, ma anche Ti amo o ti ammazzo di J-Ax);
  • I GRANDI MAESTRI, quelli che “sanno  loro come si fa” (il famoso “Prendi una donna, trattala male…”).

Il testo si chiude con una breve riflessione sul “cosa resta fuori”. La grande assente potrà sembrare senza dubbio la musica trap. In primo luogo, ricordiamo che il focus tratta la musica popolare italiana da fine anni Cinquanta ai primi Duemila (e nemmeno , ovviamente in modo onnicomprensivo, vista la vastità della produzione), dunque cronologicamente la produzione più recente resta fuori. Anche perché, per analizzare una tendenza che possiamo definire “epocale”, è pur sempre necessaria una certa distanza critica, mentre noi nella trap ci siamo letteralmente dentro. Volenti o nolenti stiamo imparando a “orecchiare” questo genere, che sta iniziando a occupare le radio sempre più e che, tuttavia, resta un linguaggio parlato dalle giovani generazioni e per questo non può essere definito “pop”. Questa è la seconda ragione della sua assenza nel libro.

Per chiudere e lasciare a chi vorrà leggere il libro la gioia della scoperta, ci preme solo una precisazione, a nostro avviso doverosa, a partire da quanto detto sulla potenzialità, ma anche pericolosità del linguaggio.

La musica è a tutti gli effetti una forma d’arte, e come tale esprime, catalizza, interpreta e sfoga innanzitutto sentimenti. Per questo motivo, la tesi del maschilismo orecchiabile non è che tutti i cantanti e le cantanti riportati nel testo siano tacciabili di sessismo. Sarebbe come accusare di violenza o omicidio Francis Bacon per i suoi quadri raffiguranti corpi squarciati. 

L’obiettivo del libro è portare la nostra attenzione sui codici linguistici e sui modelli culturali radicati nella nostra società: iniziare a “percepire” le stonature e le “insidie” che alcuni testi di ben note canzoni che inconsciamente canticchiamo contengono significa fare un passo avanti nella presa di coscienza di quanto questi modelli siano radicati nei nostri comportamenti e nelle nostre attitudini. La speranza è arrivare a maturare una consapevolezza tale da  sovvertire questi modelli culturali sostituendoli con dei nuovi. A quel punto, saremo tutte e tutti più liberi di cantare quello che ci pare. Ma la strada, lo sappiamo, è ancora lunga e complicata.

da “Lo Scaffale di Primo”

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