Preacher – Qualcuno, per caso, ha visto Dio?

“Il peccato vince e tu stai perdendo.

Quindi, se siamo tuoi figli, perché non ti comporti come un padre,

prendi del tempo ai tuoi numerosi impegni,

e rispondi alle nostre domande?”.

Con questa frase rivolta dal predicatore Jesse Custer a Dio in persona iniziamo la recensione di quella che è senza ombra di dubbio una delle serie più blasfeme mai prodotte nella storia delle serie tv e per lasciarvi la giusta suspence recensiremo volutamente solo la prima stagione.

Prodotta originariamente per la rete via cavo americana AMC, “Preacher” è tratta dall’omonimo fumetto di Garth Ennis e di Steve Dillon pubblicato negli anni Novanta.

La serie narra la storia di Jesse Custer che, dopo anni di assenza, è tornato nella piccola Annville, sua città natale, con lo scopo di portare avanti la missione del padre, morto assassinato in circostanze misteriose. La missione consiste nel guidare la piccola e sgangherata chiesa cattolica di Annville e cercare di redimerne la squinternata comunità.

Annville è il tipico esempio di cittadina della provincia americana del sud e, non a caso, si trova in Texas.

Ancora una volta quindi, gli stati del sud degli USA, con le loro contraddizioni e contrasti stridenti, si prestano perfettamente come seti di una serie come era già stato per l’indimenticabile prima stagione di “True Detective”.

Annville non fa certo eccezione e al suo interno troviamo una conglomerato umano che potrebbe benissimo essere uscito dai racconti sulla Grande Depressione negli anni Trenta.

C’è una giovane ragazza madre coi suoi tre figli, rimasta vedova  e che ha trovato nella fede e nella militanza cattolica la sua ancora di salvezza.

C’è un grande industriale delle carni, il padre-padrone della cittadina, che, a seguito di una tragedia familiare, ha perso la fede e alterna momenti di ferocia a rarissimi momenti di compassione.

C’è il suo braccio destro, tipico sudista arrogante e violento, ma con un lato fragile e tenero che, tra una rievocazione e l’altra delle battaglie della Guerra di Secessione, troverà l’illuminazione.

C’è uno sceriffo tipicamente redneck, duro e burbero ma giusto e con un grande spirito investigativo. Infine, suo figlio, personaggio enigmatico, più di quanto sembri. Orrendamente sfigurato dopo (si dice) aver provato a uccidere la ragazza che lo aveva rifiutato e aver tentato poi il suicidio sparandosi in volto con una doppietta da caccia.

Jesse Custer, pur essendo un pastore cattolico, non è certo un santo e anzi, si potrebbe dire che, il suo lato oscuro è estremamente marcato.

Il predicatore è affiancato nelle sue strampalate imprese dalla fidanzata (o ex-fidanzata) Tulip, un’energica ragazza sempre capace di cavarsela da sola e da Cassidy, un eccentrico vampiro di origini irlandesi che non ricalca per nulla il tipico cliché del vampiro stokeriano ed è anzi una sorta di coscienza critica di Jesse.

Questo improbabile terzetto (una nuova esilarante Trinità? PadreFiglioSpiritoSanto?) è il protagonista assoluto della surreale narrazione, ma…

…ma il cuore della vicenda è però rappresentato da Genesis, creatura divina creata dall’unione tra un angelo e un demone che, per un’inspiegabile ragione, decide di soggiornare nel corpo del predicatore Jesse dotandolo di un incredibile potere.

Saprà un uomo non certo esente da macchie come Jesse utilizzare un così immenso potere per fare del bene?

Riusciranno i due angeli scesi dal cielo per recuperare Genesis a compiere la loro missione?

Se questi sono i personaggi che caratterizzano la storia narrata, scavando un po’ ci si rende conto che il vero protagonista di “Preacher” è l’umanità dolente, peccatrice e imperfetta della provincia texana.

Un’umanità costantemente divisa tra una fortissima ricerca del divino e di una redenzione che tarda ad arrivare e i peggiori istinti che contraddistinguono l’animale chiamato uomo.

Dicevamo che la serie è blasfema, ma solo in apparenza, perché in ogni puntata la ricerca di Dio e assoluto è fortissima.

In attesa delle prossime stagioni…

 

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