Dalla parte giusta della barricata

“Si può esprimere un’opinione davvero imparziale
soltanto su cose che non ci interessano.
Ragion per cui, indubbiamente, un’opinione imparziale
è sempre del tutto priva di valore”.
Oscar Wilde

Questo autunno MilanoInMovimento compie dieci anni. La nostra piattaforma è infatti nata pochi giorni dopo la “battaglia” di piazza San Giovanni del 15 ottobre 2011 a Roma, nel pieno delle mobilitazioni contro l’austerity. Da quel momento non abbiamo mai smesso di raccontare quello che facciamo, noi e tante altre realtà “di movimento”.
Quello che facciamo è quello che siamo, per citare un vecchio slogan. Siamo parte di una comunità politica riconducibile a un insieme di spazi sociali e collettivi dai confini tutt’altro che certi e in perenne peregrinazione identitaria e geografica, ma che agisce e trova il suo fulcro nella città di Milano. Una comunità non omogenea e contraddittoria, che si compone di corpi, idee, spazi che continuano a vivere nonostante i periodici sgomberi e le difficoltà tipiche delle collettività. Segnata da sconfitte, ma anche dalla capacità di aprirsi e mutare insieme con le persone che la compongono e che, in più di un’occasione, ha reso vive le strade e le piazze di questa metropoli.
In realtà, però, MiM è nato nel solco di una storia ancora più lunga, che ci ha vistə attraversare Milano come “Corsari” quando la nostra metropoli era un territorio, per certi versi, molto più ostile, dove per sopravvivere politicamente era necessario inventare di continuo nuovi modi di fare aggregazione e conflitto. Esistiamo dal primo anno della giunta guidata da Giuliano Pisapia. L’amministrazione arancione, sovraccaricata di aspettative, si è rivelata ben poco “gentile” nei nostri confronti: sgomberi e denunce si sono susseguiti come sotto un De Corato qualsiasi. Nel frattempo la città ci è sfuggita sotto gli occhi. Ce la ricordavamo come un paesone provinciale e asfittico amministrato da uno sceriffo ed è sfrecciata improvvisamente nell’élite mondiale delle città-stato. Lo skyline meneghino è un orizzonte affollato di grattacieli e gru, e mentre scriviamo ci ammonisce che il mercato immobiliare non si ferma nemmeno con una pandemia globale. E se la politica è fatta di rapporti di forza, è presto spiegato quale peso possa avere “un pugno di ragazzi pazzi di speranza” alla ricerca di spazi da liberare dentro questa Gotham City di “figa e fatturato”.
In questi dieci anni molto è cambiato anche all’interno dei movimenti sociali. Esaurita da un bel pezzo la spinta propulsiva degli anni Novanta, a Milano il giro di boa può essere identificato nel Primo Maggio 2015. Una data che, come spesso capita nei momenti conflittuali di questa città, segna più una fine che un inizio. Si può dire che quel giorno sia terminato un ciclo iniziato con il movimento universitario dell’Onda del 2008; ciò che è venuto dopo, infatti, è stato notevolmente diverso. La militanza in stile novecentesco si è rarefatta, ma si sono fatte largo nuove esperienze di lotta: Non Una Di Meno, Fridays For Future, le mobilitazioni antirazziste, giusto per citarne alcune. Il ciclone transfemminista ha travolto anche noi, mettendoci di fronte ai nostri limiti e contraddizioni, terremotando le nostre certezze e ponendoci alla ricerca di equilibri più avanzati.
Il 2020-21 è stato un biennio quanto mai anomalo. Nel momento più buio della pandemia, le Brigate Volontarie per l’Emergenza hanno stravolto modalità e linguaggi del fare politica militante a cui eravamo abituatə. Vedere centinaia di ragazze e ragazzi percorrere le strade della metropoli rese spettrali dal lockdown e organizzare una solidarietà molto concreta ci ha dimostrato, a vent’anni dai fatti di Genova, che quel “mondo diverso è possibile”.
Tagliando il traguardo del decennio abbiamo deciso di realizzare un libro per raccontare le tappe più significative della nostra storia, rivolto tanto alla nostra comunità di riferimento quanto a coloro che ci sentono vicinə leggendoci quotidianamente, o a chi ancora non ha cominciato. Un libro, dunque, capace di offrire a tantə la possibilità di ritrovarsi all’interno di una storia collettiva: questo è l’obiettivo che ci siamo postə e che speriamo di aver raggiunto, almeno parzialmente.
Tanti fatti e avvenimenti sono accaduti in questi dieci anni, e noi abbiamo cercato di descriverli, ma soprattutto di viverli in prima persona o attraverso le nostre collettività di riferimento. La redazione, ovvero “l’assemblea di gestione” del sito, è uno spazio attraversato in maniera fluida i cui membri, in modi e forme differenti, nel tempo hanno lasciato traccia di sé: la voglia di mettersi in gioco individualmente e collettivamente è stata il vero motore della nostra attività. Nel ricostruire e riempire la linea del tempo, ci siamo trovatə a saltare da una vicenda di quartiere o cittadina (come la storia dei nostri spazi sociali, l’attività studentesca o delle Brigate Volontarie) a temi di respiro internazionale (la lotta palestinese, la rivoluzione del Rojava), da un’assemblea allo scontro di piazza, dalla lotta per la casa alle catastrofiche conseguenze della pandemia. Per fare questo ci siamo resə conto che una raccolta di scritti d’archivio non sarebbe stata sufficiente: se da un lato ci interessava mostrare come negli anni la redazione ha raccontato le vicende di cui si è resa più o meno protagonista, dall’altro ci è parso interessante chiedere dei contributi ad hoc che osservassero quegli avvenimenti con lo sguardo critico dell’oggi. Per questo motivo la narrazione si compone di entrambe le parti, così come da un ricco apparato fotografico, linguaggio che ci è appartenuto fin dall’inizio. Questo è il nostro modo di fare informazione indipendente: non siamo giornalisti mancati o scrittori professionisti, blogger tuttologi o influencer alla moda, ma prima di tutto militanti. Nell’era della fuffa spacciata per storytelling è proprio questa internità alle dinamiche di movimento il nostro tratto identitario e la nostra forza.
E domani? MilanoInMovimento continuerà a indagare la città che viene: quali conflitti, culture e linguaggi la rendono più ricca e bella da vivere. Perché, se è vero che sopra le nostre teste volteggiano capitali finanziari e poteri ben più forti di noi, nelle strade dove viviamo si parlano già nuove lingue e si praticano nuovi modi di riappropriazione del tempo e della vita. Noi racconteremo tutto questo, rimanendo sempre ben saldi dalla parte che abbiamo scelto dieci anni fa, la parte giusta della barricata.

Tratto da “MiM21, dieci anni d’informazione dalla parte giusta della barricata”.

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