La sparatoria di via Muratori e la “sicurezza” a Milano.

“C’è qualcuno” dice “che non ha ancora capito che Milano è una grande città… Non hanno ancora capito il cambio di dimensioni, qualcuno continua a parlare di Milano come se finisse a Porta Venezia, o come se la gente non facesse altro che mangiare panettoni e pan meino. […] Si dimenticano che una città vicina ai due milioni di abitanti ha un tono internazionale, non locale, in una città grande come Milano arrivano sporcaccioni da tutte le parti del mondo, e pazzi, alcoolizzati o semplicemente disperati che si fanno affittare una rivoltella, rubano una macchina e saltano sul bancone di una banca gridando: Stendetevi tutti per terra, come hanno sentito che si deve fare”

 

Sono le parole con cui Duca Lamberti, il medico-investigatore nato dalla penna di Giorgio Scerbanenco, descrive la sua città in “Traditori di tutti”. Non è ieri, e nemmeno l’anno scorso: la trasformazione di Milano in metropoli è già iniziata, e un giallista ucraino l’ha capito prima di qualsiasi politico o sociologo. Siamo nel 1966.

Quasi 50 anni dopo, la città ancora paga le conseguenze di questa miopia tutta milanese, di una città che spesso si considera l’unica vera metropoli internazionale in Italia, ma poi cerca ancora di vivere in bilico tra l’attaccamento alla tradizione e la spinta globalizzante. Una città che ama dire di guardare lontano e più in alto, ma poi si ritrova a non saper fare i conti con la vita di tutti i giorni. Perchè a Milano nel frattempo non solo sono arrivati “sporcaccioni da tutte le parti del mondo”:  a Milano, e in Lombardia, è arrivata in silenzio e si è sempre più rafforzata la criminalità organizzata.

Milano è stata amministrata, negli ultimi 20 anni, da giunte che non hanno saputo sanare questa dicotomia, e anzi la hanno acuita: l’orizzonte della città si è ristretto, le giunte succedutesi (senza grandi cambiamenti sostanziali) si sono limitate all’ordinaria amministrazione. Nessun progetto di ampio respiro, nessun cambiamento vero, nessun tipo di sviluppo per la città. Giunte limitatesi all’ordinaria amministrazione, che non hanno mai inciso positivamente sul tessuto della città. Giunte che hanno sempre preferito una toppa, magari sgargiante e mediaticamente attraente, a un necessario cambio d’abito.

In parole povere, giunte che non si sono rese conto di gestire una metropoli nell’era della globalizzazione, e l’hanno amministrata come un paesotto di provincia qualsiasi, senza farne un laboratorio, senza progettare alcun tipo di sviluppo per tutte le componenti della cittadinanza, occupandosi solo del qui e ora invece che del domani. Giunte che hanno sempre vissuto di rimedi invece che di piani articolati, incapaci di pensare a qualcosa che non potesse essere sintetizzato nelle poche parole del titolo di una delle tante testate organiche.

Giunte che, massimo esempio di questa politica poco lungimirante se non dannosa, hanno pensato di risolvere il problema sicurezza semplicemente mettendo per le strade della città l’esercito, o trasformando di volta in volta questioni sociali (i Rom, la situazione in via Padova, la movida…) in emergenze mediatiche a cui si rispondeva a colpi di manganello o di sgomberi , sempre col codazzo di telecamere compiacenti (‎”solo nel 2010 la giunta Moratti ha sgomberato 152 campi nomadi irregolari”, si vantava un ex vice sindaco, sfuggendogli  che  se gli sgomberi fossero serviti a qualcosa, sarebbero stati molti meno!).

Potevamo pensare che magari un periodo all’opposizione avrebbe dato l’avvio a un po’ di autocritica, a un’apertura di occhi… invece oggi ritroviamo La Russa che, dalle pagine dei giornali, strumentalizza una sparatoria avvenuta in pieno centro, in via Muratori, che ha causato due morti, per richiedere il ritorno in strada dei militari, affermando che “il boom di reati è figlio dell’ideologia di sinistra”.

Fate attenzione a chi sta parlando. È l’esponente di uno schieramento politico che è stato al potere a ogni livello (Comune, Provincia con la tragica eccezione di Penati, Regione) mentre la Lombardia diventava la culla della criminalità organizzata al nord, mentre con cemento e asfalto di dubbia provenienza si devastava il sistema agricolo della regione finanziando la criminalità, mentre riunioni di altissimo livello della ‘ndrangheta si svolgevano tranquillamente a pochi chilometri dalla tangenziale, mentre il Comune di Milano si rifiutava ostinatamente di varare una Commissione Antimafia. Ma secondo lui, per ripristinare la sicurezza, è sufficiente rimettere per strada le pattuglie miste militari/polizia. Ancora una volta, la proposta è una toppa, sgargiante e attraente per i media (difatti finisce in prima pagina sul sito del giornale che la riporta) che però, all’atto pratico, risulta a dir poco inutile.

Non stiamo dicendo che il delitto di via Muratori sia legato necessariamente alla criminalità organizzata, per quanto molti elementi lo lascino supporre.  Non possiamo però non notare una serie di episodi tipici del crimine organizzato, dall’incendio doloso probabilmente dovuto alla speculazione edilizia del Centro Sportivo Colombo a Lorenteggio, al rogo del furgone del “paninaro” che ha denunciato il pizzo in via Celoria, e ancora a un altro incendio che ha distrutto un bar proprio in via Muratori. La criminalità che la destra ha cercato di contrastare con i militari in strada non è certo questa, e rischiamo di vederne i risultati non solo in qeusti episodi, ma anche negli anni a venire.

Il delitto e le speculazioni su di esso non ci interessano, le lasciamo tranquillamente ai giornali vicini a La Russa.

Ci interessa invece come, ancora una volta, un fatto di sangue porti alla luce le contraddizioni del concetto di “sicurezza” che la destra italiana porta avanti da anni. Una sicurezza fatta di militari nelle strade, di città moribonde, di ordinanze il cui unico scopo è il risvolto mediatico, mentre nei palazzi del potere (e nei piloni delle autostrade) la criminalità più pericolosa e penetrante prospera senza incontrare ostacoli, facendo della Lombardia la terza regione in Italia per presenza di criminalità organizzata.

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Una risposta a “La sparatoria di via Muratori e la “sicurezza” a Milano.”

  1. uitko ha detto:

    bel pezzi, bravi.
    è dura trovare scritti sensati in rete, devo fuggire dalle testate mainstream, ma anche da blog “alternativi” che si fanno solo le seghe su haarp e complotto giudaico-massonico.

    Comunque è straordinario che nessuno di sti fascisti in cravatta abbia collegato il delitto al vittoria (è lì dietro, a 30 metri). Si vede che non andiamo più di moda.

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