Brescia alla «terza ondata», la Regione se ne accorge ora

L’annuncio shock lo fa il super consulente della Regione Lombardia Guido Bertolaso: «In provincia di Brescia siamo di fronte alla terza ondata della pandemia».

Ancora nessuno si era spinto tanto in là, neanche quei virologi accusati dal capo della Lega Salvini di fare «annunci che gettano nel panico il Paese». Questa volta le parole di Bertolaso vanno prese sul serio vista l’impennata di contagi nella provincia bresciana. Una situazione allarmante che la Regione però conosce da almeno un mese.

Era metà gennaio quando l’Ats bresciana iniziava a vedere numeri di contagi anomali tra i bambini delle scuole materne e delle elementari di Corzano e Castrezzato. Scattava così il campanello d’allarme sulla variante inglese che si diffonde molto velocemente tra i bimbi. Il 22 gennaio il sindaco di Corzano emanava un’ordinanza di chiusura delle scuole, il primo febbraio lo seguiva anche il sindaco di Castrezzato. Chiusi anche spazi comunali come parchi pubblici e giardinetti. Nel frattempo la variante inglese si era già propagata nella zona sud ovest della provincia, nella Franciacorta e l’Ats di Brescia certificava che un quinto dei nuovi positivi era con la variante inglese. Da allora è passato un mese e ancora una volta ci si domanda perché la Giunta Fontana non sia intervenuta prima.

La memoria va all’inizio della pandemia, alla mancata zona rossa nella vicina Valseriana, ai morti di Alzano, Nembro e della provincia di Bergamo. La gravità della situazione era visibile da tempo guardando a quanto stava succedendo all’ospedale Mellini di Chiari, quello che accoglie i pazienti del sud ovest bresciano e della Franciacorta, tornato per primo a riempirsi di pazienti Covid. «Siamo nelle condizioni di marzo, quando non riuscivamo a trovare un letto libero per chi arrivava» hanno dichiarato Gabriele Zanolini, primario di medicina, e Claudio Gentilini, di cardiologia, alla stampa locale.

I medici di base del posto chiedevano da giorni di fare una zona rossa, e invece nulla. Ma se ora siamo davanti alla terza ondata, è sufficiente una zona arancione rafforzata? «No, serve una zona rossa per un tempo ristretto di 10-15 giorni e impedire la circolazione delle persone» taglia corto la consigliera delegata alla Sanità della giunta di Brescia Donatella Albini. «Bisogna interrompere la catena del contagio» dice. «La zona arancione penalizza la scuola mantenendo le attività commerciali e produttive, quindi le persone continuano a circolare. Chi accudirà i bambini e le bambine se i genitori sono a lavorare?».

La zona arancione rafforzata è applicata a tutta la provincia di Brescia, a sette comuni della provincia di Bergamo confinanti con quella bresciana e a un comune di provincia di Cremona. «È stata decisa una strategia di mitigazione e contenimento» ha spiegato l’assessora al Welfare Letizia Moratti. L’ordinanza è stata concordata con il Ministero della Salute. Sono finiti i tempi della giunta lombarda all’attacco del governo, la parola d’ordine ora è «collaborazione».

Moratti ha parlato di un’accelerazione del contagio con l’aggravante delle varianti arrivate fino al 39% dei nuovi contagiati bresciani. L’ordinanza firmata dal Presidente Fontana resterà in vigore fino al 2 marzo e prevede, oltre alle normali misure da zona arancione, anche la chiusura dei nidi e delle scuole dalle materne alle università e l’utilizzo del lavoro da casa ove possibile. Cambia parzialmente anche il piano vaccinale, la nuova strategia prevede di dare la priorità alle aree più colpite modulando la distribuzione del vaccino di AstraZeneca, non dovrebbe cambiare nulla, secondo quanto detto dall’assessore, per la campagna di vaccinazione degli over 80.

«Ma la voglia di Salvini di riaprire tutto non è in contraddizione con queste notizie? I ristoratori vanno sostenuti ma non resi complici dell’aumento dei contagi» ha scritto su Twitter Pietro Bussolati, responsabile imprese del Pd e consigliere regionale in Lombardia. Anche per il M5S: «Regione Lombardia è ancora una volta in ritardo. Si rincorre il contagio provando a mettere una pezza» ha commentato il consigliere Massimo De Rosa.

di Roberto Maggioni

da il Manifesto del 24 febbraio 2021

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