Calenda, i morti sul lavoro e gli scioperi

L’ultima sparata di Calenda.

Ore 12,22 del 7 febbraio 2020.

Su Twitter compare l’esternazione dell’ex-Ministro del Lavoro del PD Calenda: “E’ un paese normale quello in cui aerei e treni scioperano contemporaneamente? Il tutto ovviamente di martedì. Personalmente la considero una punizione divina per non aver fatto fallire Alitalia quando potevo. Ma rimane il fatto che il governo non è pervenuto. Come sempre”.

 

Il capo della formazione politica Azione che contende a Renzi la posizione del Macron de’ noantri forse senza neanche rendersene conto, fa una figura di m. gigantesca e viene, nel giro di pochissimo tempo, sommerso da una serie di dure risposte (per usare un eufemismo).

Sì, perché le due ore di sciopero dei ferrovieri sono state dichiarate a seguito del terribile disastro ferroviario di Lodi dove, nel deragliamento di un Frecciarossa sono morti due macchinisti e 31 passeggeri sono rimasti feriti, per chiedere maggiore manutenzione e sicurezza. Sembra che il disastro sia stato causato da uno scambio lasciato inavvertitamente aperto da una squadra di operai che aveva svolto dei lavori di manutenzione sulla linea.

Forse, da ex-Ministro del Lavoro, Calenda dovrebbe chiedersi se è un paese normale quello dove più o meno una volta all’anno lavoratori e passeggeri muoiono in disastri su quelle che vengono definite le linee ferroviarie d’eccellenza del paese e dove i morti sul lavoro dall’inizio dell’anno sono già quasi una cinquantina.

Ma in fondo, nonostante le recenti dichiarazioni di presa di distanza (a parole) dai dogmi del neo-libersimo, è la storia di Calenda a parlare e lui, in fin dei conti, nella sua esternazione di ieri è stato finalmente sincero.

Noi continuiamo a pensare che trent’anni di privatizzazioni abbiano letteralmente devastato interi settori strategici dell’economia di questo paese. La sbornia liberista degli anni Ottanta e Novanta in cui il dogma era: “Privato è bello” ha fatto diminuire in modo drastico la manutenzione dei servizi con un aumento vertiginoso dei ritmi di lavoro. Quello che prima veniva fatto da dieci persone ora viene fatto da cinque anzi, forse tre! Si sono privatizzare le Autostrade e le Ferrovie cercando di imitare Stati Uniti e Gran Bretagna con effetti devastanti. Basta prendere un qualsiasi treno pendolari in Lombardia per capire qual’è lo stato delle linee “secondarie” ovvero quelle dove non si può lucrare. E in questi anni, invece che spendere soldi in manutenzione, si è deciso di buttarne tantissimi nel grande buco nero del TAV, l’opera inutile per antonomasia.

In questi anni difficili più o meno tutti si dichiarano avversari del neo-libersimo con splendide enunciazioni di principio. Peccato che quando poi si tratti di passere ai fatti non succede assolutamente nulla.

Per quanto riguarda Calenda, se non ci fosse da piangere (per i lavoratori morti) ci sarebbe da ridere e il comico Crozza, come spesso capita, sembra aver colto in pieno l’elemento portante del personaggio con la frase leit motiv: “Lo dico per trasparenza…tenga conto che io non capisco un c.”.

 

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