La Regione Lombardia sospende la fornitura dei test della Diasorin
A poco più di una settimana dalla sentenza del Tar della Lombardia che annullava l’accordo tra il Policlinico San Matteo di Pavia e l’azienda Diasorin sui test sierologici, ecco l’ennesimo coup de théâtre di Regione Lombardia. L’assessore al Welfare Gallera annuncia la sospensione della fornitura di sierologici della Diasorin in attesa che si pronunci il Consiglio di Stato sul ricorso presentato dall’azienda stessa. Il Tribunale amministrativo regionale aveva infatti accolto l’esposto della concorrente TechnoGenetics, predisponendo anche il trasferimento degli atti dalla Procura di Milano alla Corte dei Conti per accertare, ed eventualmente quantizzare, il danno erariale. «La Fondazione San Matteo – si legge nella sentenza – ha impegnato risorse pubbliche, materiali ed immateriali, con modalità illegittime, sottraendole alla loro destinazione indisponibile». L’ennesimo tentativo, insomma, per cercare di salvaguardare e giustificare l’operato di Palazzo Lombardia e di Aria (azienda regionale che si occupa degli acquisti).
Gallera tenta la carta del “rimpiazzo”. Ma la toppa è peggio del buco: «In attesa delle evoluzioni della magistratura, abbiamo sospeso i test della Diasorin in via cautelativa ma la Regione ha attivato una serie di acquisti con l’azienda farmaceutica Roche. La gara è stata attivata più di un mese. Adesso stiamo aspettando di capire se il governo si farà carico dei costi». Nonostante la soddisfazione da parte delle minoranze in consiglio regionale – che già da tempo avevano chiesto chiarezza ai vertici del Pirellone – non mancano le polemiche sulla decisione «tardiva».
Durante i mesi di emergenza, infatti, i numerosi rinvii allo screening epidemiologico tramite test sono stati imputati alle lungaggini burocratiche che hanno preceduto la chiusura dell’accordo tra il Policlinico e l’azienda vercellese, oltre che all’arrivo della licenza. «È gravissimo – commentano dal M5s – che in questi mesi si siano spesi tempo e risorse per seguire un percorso che non ha portato da nessuna parte. Sono stati spesi soldi, rischiando il danno erariale, per trovarci senza nemmeno la bozza di un piano di screening della popolazione».
Un’accusa condivisa anche da altre forze politiche interne alla minoranza, soprattutto dopo la bocciatura in consiglio della mozione di revoca dell’affidamento alla Diasorin della concessione in esclusiva. Non solo: si è tornato a parlare di plasma e di come – proprio attraverso gli esami sierologici – la Diasorin, abilitata dal San Matteo e autorizzata da Regione, gestisca la mappatura dei potenziali donatori di plasma, che potrebbero essere utilizzati dal San Matteo per la terapia. Una gestione «poco trasparente» la definisce Elisabetta Strada dei Lombardi Civici Europeisti. Il Pd, invece, plaude per l’approvazione della mozione che obbliga la Regione a fissare una tariffa standard per test e tamponi e i laboratori privati a rispettarla.
Intanto, mentre in aula Gallera cerca di restare a galla (non si parla più di commissariamento ma il “rischio” per lui è dietro l’angolo), sotto Palazzo Lombardia, pensionati e sindacati manifestano per chiedere un nuovo «Patto per la salute». Il tema al centro della protesta è ancora la gestione «criminale» delle Rsa durante l’emergenza. Fra le proposte, maggiori investimenti per innovazione e riorganizzazione dell’offerta sociosanitaria. «Non vogliamo Rsa trasformate in hospice o lazzaretti per anziani e nemmeno in reparti ospedalieri», gridano. Poi promettono: «Torneremo in piazza il 19 giugno».
di Francesca del Vecchio
da il Manifesto del 17 giugno 2020
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