“Anche la follia merita i suoi applausi” – 29/30/31 Ottobre, Bicocca


unnamedNon ci sono molte occasioni in università per porsi delle domande, poichè il sistema educativo è maggiormente incentrato sul dare delle risposte. Con il seminario del 29, 30 e 31 ottobre il Collettivo Bicocca si propone invece di creare una questione, un problema, senza la pretesa di dare delle risposte. Durante questi tre giorni, infatti, verrà messa in luce la complessità della questione psichiatrica: è giust
o paragonare il funzionamento della mente umana a quella di una macchina? Ha senso deresponsabilizzare il soggetto psichiatrico mettendolo completamente in mano al farmaco e alla terapia? Fino a che punto è possibile reinserire nella società un soggetto comunemente reputato non “normale” e quali sono le proposte pratiche che si intendono perseguire? Grazie alla partecipazione di diverse realtà antipsichiatriche e non esploreremo gli approcci, le problematiche e le idee nate dalla critica al sistema psichiatrico moderno, che riduce ineluttabilmente l’uomo alla dimensione di oggetto, privandolo della sua complessità e unicità.

Una lettura critica alla psichiatria: idee e pratiche per nuove rappresentazioni del disagio mentale.

29/10

h. 9:30 apertura lavori

1) “La distruzione del desiderio”.
Massimo Recalcati, psicanalista ALIPSI.
Introduce Pino Pitasi, psicologo.

2) “Anti Edipo, o del desiderio come creazione di ambiente”
Tiziana Villani, Professoressa di Filosofia-Ecosofia à ENSAPLV -GERPHAU a Parigi.
Direttrice della rivista Millepiani.- e Millepiani/Urban, www.millepiani.org
Direttrice dell’Associazione ETEROTOPIA-FRANCEwww.eterotopiafrance.com
Docente di Fenomenologia dell’Arte contemporanea alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano.

La pubblicazione dell’Anti Edipo nel 1972 inaugura un lavoro di svolta rispetto ai testi e alle pratiche precedenti di due singolari autori, quali Gilles Deleuze e Félix Guattari.
Un discorso “politico e psichiatrico” che da un lato appare sicuramente segnato dal tempo in cui viene prodotto e dall’altro mette in campo concetti che solo più tardi incontreranno il proprio campo d’azione.
In questa sede non interessa ripercorrere la storia di un libro-evento come L’Anti Edipo, quanto soffermarsi su quei dispositivi che, a partire da allora, iniziarono a viaggiare attraverso i più diversi ambiti di sperimentazione.
La centralità che la psicoanalisi aveva assegnato alla nevrosi, in quanto espressione peculiare del contesto borghese e familiare di inizio Novecento, viene fatta slittare su di un terreno ben più insidioso e di difficile articolazione: la figura dello schizo. Al teatro familiare, al microcosmo delle relazioni genitori, figli e parenti si sostituisce una scena più ampia, quella di un sociale pervaso dalla “produzione desiderante” che eccede il piano di una sessualità vissuta come residuale, segreta e limitata. “Il desiderio e il suo oggetto sono un’unica cosa, sono la macchina, in quanto macchina di macchina: Il desiderio è macchina, anche l’oggetto del desiderio è macchina collegata, cosicché il prodotto viene prelevato su del produrre, e qualcosa si stacca dal produrre al prodotto, qualcosa che darà un resto al soggetto nomade e vagabondo. L’essere oggettivo del desiderio è il Reale stesso”.

3) “Il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari.”
Proiezione del documentario “Itinerari: da internati in OPG a cittadini”; commento e dibattito.
Cesare Bondioli, Psichiatra del Centro Franco Basaglia di Arezzo.
Protagonista nella chiusura del manicomio di Siena nel 1996.
Responsabile carceri e OPG di Psichiatria democratica.

h.13:00 pausa pranzo.
h.14:00 ripresa lavori.

4) “Socioanalisi narrativa della residenzialità psichiatrica post-manicomiale.”
Nicola Valentino, socioanalista con la cooperativa Sensibili alle foglie.

Verranno illustrati i risultati di due ricerche, una svolta nel 2002 all’interno delle strutture residenziali della ASL Napoli 2 e l’altra nel 2012 nella comunità terapeutico riabilitativa di Bastia Umbra. Ricerche orientate ad esplorare i dispositivi ancora manicomiali presenti nelle nuove istituzioni.
Durante l’intervento verrà illustrata brevemente anche la metodologia di ricerca che la cooperativa Sensibili alle foglie utilizza per l’analisi delle istituzioni, che si basa sullo scambio narrativo, svolto in gruppo, da attori interni all’istituzione.

5) Seminario: “IO SONO LA CURA. Fare a meno della psichiatria: teoria e pratica. Il modello siciliano di autogestione collettiva delle esperienze extra-ordinarie.”
Giuseppe Bucalo, Scrittore.
Fondatore del Comitato Iniziativa Antipsichiatrica e del Soccorso Viola.

h.19:00 sospensione dei lavori.

30/10

h.9:30 ripresa lavori

1) “Tra antipsichiatria e antipedagogia: l’invasione diagnostica e sanitaria delle pratiche educative e le strategie di resistenza”.
Raffaele Mantegazza, Docente di Pedagogia interculturale all’Università Milano-Bicocca.

2) “La psichiatria istituzionale da sempre divisa tra ruolo terapeutico (vero e proprio scandalo scientifico) e ruolo custodialistico (vero e proprio ‘vulnus’ giuridico). Da sempre divisa tra ospedale e carcere.

Giorgio Pompa, dell’Associazione “Dalle Ande agli Appennini” di Milano.
Ex membro del Telefono viola di Milano.

La psichiatria istituzionale è una branca della medicina?

1.1. Lo scandalo dei 12 pazienti morti nei reparti psichiatrici Grossoni dell’Ospedale Niguarda di Milano.
1.2. La contenzione fisica, ovvero l’usanza di legare e fissare mani e piedi ad un letto di contenzione un paziente psichiatrico già contenuto chimicamente, non è una modalità terapeutica: è solo una forma di tortura (una forma di tortura che indignerebbe chiunque, compresi tutti gli psichiatri ospedalieri, nessuno escluso, qualora venisse applicata ad un cane).
1.3. Le straordinarie diversità tra le modalità proprie della medicina e quelle proprie della psichiatria istituzionale.
1.4. La ‘malattia’ della mente è solo una metafora: da più di un secolo la psichiatria istituzionale interpreta alla lettera la metafora della ‘malattia’ mentale.
1.5. Il significato di ‘manicomio’ non riguarda la tipologia edilizia di una istituzione totale del passato: ancora oggi il significato di manicomio è tutto racchiuso in una lettera dell’alfabeto: la lettera ‘o’, vocale iniziale dell’aggettivo ‘obbligatorio’.
1.6. La perversione del linguaggio, ovvero l’interpretazione letterale del linguaggio metaforico, è la maschera formale della psichiatria istituzionale.

L’intervento psichiatrico istituzionale è l’erede più fedele del processo ‘inquisitorio’?
2.1. Lo straordinario caso del Sig. Giuseppe D.
2.2. Il ‘Processo’ di Franz Kafka in scena alla Procura di Milano e all’Ospedale San Paolo.
2.3. Butta a terra il televisore che sta trasmettendo le immagini dell’attentato alle Twin Tower: finirà in manicomio criminale?
2.4. Le straordinarie somiglianze tra le modalità dei processi dell’Inquisizione, operanti in Europa per 6 secoli fino alla rivoluzione francese, e le modalità del manicomio, operanti in Europa da oltre 2 secoli, da subito dopo la rivoluzione francese.
2.5. Le straordinarie somiglianze tra i manuali degli inquisitori e i manuali diagnostici dei disturbi mentali.
2.6. Il manicomio criminale, sopravvissuto indenne dalle riforme dei sistemi carcerari e manicomiali, è la sintesi perfetta del significato di manicomio.
2.6. Perché la magistratura ufficiale è restia a colpire gli abusi della psichiatria istituzionale, ovvero gli abusi dell’organo di quella occulta giurisdizione speciale, che è deputata al controllo delle idee che non rientrano nella normalità.

3) “Gli occhi non li vedono”
Proiezione, commento e dibattito.

Maria Rosaria d’Oronzo, Centro Relazioni umane di Bologna.

Il documentario “Gli occhi non li vedono” racconta del “Premio Giorgio Antonucci” e vuole restituire alla storia della psichiatria la straordinaria lotta di liberazione e riappropriazione dei diritti fondamentali e civili di individui oppressi dall’ideologia psichiatrica. Non solo il recupero di una memoria, lasciata in oblio e spesso nascosta, ma anche una riflessione sulla storia dei crimini contro l’umanità connessi alla pratica psichiatrica e un’indicazione di metodo alla critica radicale alla psichiatria, attraverso il racconto di alcuni artisti e altri, che hanno attraversato i corridoi e le sale del reparto “Autogestito” del manicomio di Imola, quando Giorgio Antonucci era primario.
Con un contributo particolare di Giorgio Antonucci.

Regia: Maria D’Oronzo
Riprese: Simone Ciani/Alessia Proietti/Giuditta Pellegrini
Montaggio: Alessia Proietti/Simone Ciani
Durata: 20′
Anno 2013
Prodotto: Andrea Mele/Centro di Relazioni Umane di Bologna

h.13:00 pausa pranzo
h.14:00 ripresa lavori

4) “Aver cura della follia, tra pratiche di esclusione, reintegrazione sociale e istanze inclusive”

Cristina Palmieri, Docente di Didattica e Pedagogia dell’inclusione all’Università Milano- Bicocca.

5) Laboratorio-seminario di disegno onirico.
Eugen Galasso, Ricercatore in pedagogia clinica e reflecting presso l’ Università di Firenze.

La tecnica nasce negli anni Settanta del 1900 a Buenos Aires da due psicoanalisti di formazione e ispirazione (non dogmatica, però) junghiana, Alberto Bermolen e Maria Grazia Dal Porto, ma anche dalla loro collaborazione con Abel Raggio, artista post-surrealista (la definizione è limitativa). Tra gli artisti predecessori del disegno onirico, possiamo citare Arcimboldo, Bosch, il “Giorgione”, Dalì, etc.
Non ha senso parlare a priori del disegno onirico, perché si “rovinerebbe il gioco” interpretando i disegni prima che si facciano: si tratta di disegnare in gruppo, di lasciarsi guidare dal “dolce” accompagnamento musicale.
Tuttavia qualcosa si può dire, già prima: A)”onirico” implica il sogno, ma è “sogno” ad occhi aperti, senza che si dorma, senza che ci sia ipnosi; B)è importante l’uso dei colori; C) Non esistono non-colori. Il nero, il bianco, il grigio lo sono, dunque, a pieno titolo, contro interpretazioni classicamente “accettate” quanto oltremodo fallaci; D) Leggere-interpretare un disegno onirico non vuol dire in alcun modo “giudicare la persona”, anzi tutelarne la privacy, capirne le grandi potenzialità, sempre insite anche nella persona più schiva, meno “appariscente”; E) Il disegno onirico si fa in gruppo, non da soli. Che il gruppo o alcuni suoi componenti si conosca(no) o meno, ci si diverte sempre.

h. 19:00 sospensione dei lavori.

31/10

h. 9:30 ripresa lavori

1) “Deleuze: come fare a credere ancora nel reale senza smettere di essere filosofi”.
Rocco Ronchi, Professore di Filosofia all’Università di L’Aquila e all’Irpa di Milano.

2) “Dal ‘malato natura’ al ‘malato cittadino’: la svolta di Franco Basaglia in una prospettiva storica.”
Roberta Passione, Ricercatrice di Storia della Scienza all’Università Milano-Bicocca.

3) “Esperienze Compartecipate e Sistemi Locali di Salute Mentale, dai gruppi di auto aiuto psichiatrico al coinvolgimento della comunità nel suo complesso”
Pino Pini, Psichiatra membro del Mental Health Europe e dell’Associazione italiana di Salute mentale
Da Firenze.

h.13:00 pausa pranzo.
h.14:00 ripresa lavori.

4) “Il disagio diffuso come Wendepunkt del terzo millennio.”
Silvio Boldrini, Sociologo e counseler.
Presidente della Cooperativa sociale Anemos (Cooperativa nazionale del Metodo Alla Salute).
Da Ancona.

5) “Il trattamento nella comunità dei disturbi mentali comuni: evoluzione o nuovo paradigma psichiatrico?”
Marco Lussetti, Psichiatra da Grosseto.

6)
a- “Breve storia dell’elettroshock dal 1938 ai giorni nostri.”
Ripercorrendo la storia dell’elettroshock (dal 1938 anno della sua invenzione fino alle vicende più attuali come la dichiarazione di incostituzionalità nei confronti dei tentativi di vietare tale pratica) si cerca di mettere in luce quei meccanismi che hanno garantito la sopravvivenza della terapia elettroconvulsiva nel corso dei decenni. Documentiamo come l’elettroshock non sia un metodo desueto, ma tutt’ora utilizzato in Italia dove viene praticato in più di novanta strutture pubbliche e private.

b- “Il Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud. Identità, metodo e finalità.”
Presentazione del lavoro portato avanti dal collettivo Antonin Artaud, illustrando i differenti piani su cui struttura l’azione di contrasto all’istituzione psichiatrica; il piano propriamente politico e quello delle relazioni con le persone che si rivolgono al nostro gruppo in cerca di informazioni, ascolto e consigli circa le tattiche di autodifesa.
Condivisione con il pubblico delle esperienze accumulate nel corso degli anni di vita del collettivo

Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud.
Pisa.

h.19:00 fine lavori.

“Quello che noi attacchiamo non è un’ideologia, non è l’ideologia della psicoanalisi. E’ la psicoanalisi stessa nella sua pratica e nella sua teoria. E in questa prospettiva non c’è contraddizione se si dice che essa è qualcosa di formidabile e che ha preso una brutta piega fin dall’esordio. La svolta idealistica c’è da subito. Non è contraddittorio: fiori magnifici che hanno del marcio fin dalla nascita. […] Materialista è quella psichiatria che introduce la produzione nel desiderio, e inversamente, il desiderio nella produzione. Il delirio non riconduce al padre e neanche al nome del padre, riconduce ai nomi della Storia.”
Gilles Deleuze
Pouparler, Macerata, Quodlibet, 2000, pp.27-28

Con questo evento noi attacchiamo il soggetto intero.
Lo mettiamo a nudo.
Gli strappiamo i vestiti.
Quel pezzo di reale morto (certamente non vivo).
Statico.
Vuoto.
Un individuo che si identifica così fortemente col proprio sembiante, da trasformarsi in una struttura perfetta, piacevole alla vista, al primo approccio, senza contraddizioni, paradossi, mancanze.
Mancante di mancanze.
La mancanza. Dipende da come la guardi. Una malattia mentale, una psicopatologia. Ma anche, pur passando per il reale della sofferenza, un sentiero verso una vita che sia, e non che giochi ad essere; che soddisfi e non che abbia.
Anche le mancanze possono riempire: dar voce a domande, conflitti, desideri senza meta e senza oggetto, così infiniti da darci vita.
Quella vita fatta di un godimento non effimero: profondo.
Quella vita porta a godere NON di un gadget o di un altro, ma CON l’Altro.
Lotta contro il discorso del capitalista, voglioso di un soggetto che da solo goda di un oggetto.
Quella vita ci restituisce le nostre competenze a saper stare con l’altro in qualunque situazione si trovi.
A “saper essere”.
Le sottrae a chi a sua volta, armato di scienza, ce le ha strappate.
La scienza. Dipende da che punto la guardi. Un sapere così nobile, così utile. Ma anche così invasivo, coercitivo, contenitivo, manipolativo.
Con questo evento noi attacchiamo lo scientismo. Il positivismo, il neopositivismo, il post-realismo, i paradigmi bio-medici e organicisti, il totalitarismo di un discorso della scienza interventista che annulla il desiderio soggettivo in funzione di una Cura e di un Bene comune.
Critici verso l’ideale della salute mentale, che porta a soggetti interi ma vuoti e a processi di psichiatrizzazione di massa.
Verso una psicologia e una pedagogia etico-estetiche.
Verso una scienza che padroneggi un sapere, e non grazie ad un sapere.
Tu non sei il tuo corpo. Tu non sei una macchina.
Già lo dicevano gli antichi isterici.


Collettivo Bicocca
http://collettivobicocca.blogsport.eu/

Le sujet ne va pas de soi.
Felix Guattari
Le tre ecologie

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *