Il “Giardino degli angeli”: diritto alla vita made in Italy

Due settimane fa è stato inaugurato a Roma il “cimitero degli angeli”, un luogo di sepoltura per i feti abortiti “spontaneamente o per necessità terapeutiche”. Così ha tenuto a precisare la vicesindaco Belviso, all’inaugurazione, escludendo in questo modo i feti di aborti volontari, quasi a voler creare donne di classe A e donne di classe B, sottolineando la ben precisa popolazione cui si rivolge l’opera. Non ci si poteva aspettare altrimenti in una presentazione presieduta da un parroco, per un progetto fortemente voluto dalla Chiesa. Apparentemente sembra che la vicensindaco non abbia voluto coinvolgere le donne che hanno scelto di fare un’interruzione volontaria di gravidanza. Solo apparentemente perchè le parole affiorate dal discorso del consigliere Santori sono state “è il luogo del ricordo di chi avrebbe dovuto accompagnare il cammino”, “un inno che è giusto risuoni anche quando, purtroppo, questa vita non ha potuto esprimersi pienamente nel suo aspetto materiale e terreno”.(1) Purtroppo non ha potuto esprimersi a causa di una malattia, o a causa della scelta dei genitori? Il bambino avrebbe dovuto secondo quale volontà? Siamo proprio sicuri che si stia parlando di aborti spontanei? Perchè ricordano tanto espressioni che proseguono con un “avrebbe dovuto ma non gli è stato concesso”.

E meno male che la Belfiore ci ha tenuto a precisare che non si tratta di un attacco alla 194 perchè a proposito di utilizzare le “tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna” (art15) ha poi detto “E’ un modo per rasserenare chi, dopo un evento cosi traumatico, non vuole che il corpicino venga smaltito in una discarica.”(2) Adesso si che tutte le donne che hanno fatto un’interruzione di gravidanza faranno pensieri sereni. Alla faccia del rispetto.

Ma non solo, in contrasto con la legge italiana e nello specifico la 194 che non riconoscono uguale dignità di persona al feto (poiché non essendosi ancora sviluppato il sistema nervoso, quest’ultimo non è in grado di percepire psichicamente, a livello sensoriale, a livello conscio ciò che gli succede, non può provar dolore, non E’ di fatto. Come persona non esiste ancora, sostanzialmente), la Belviso ha infine chiarito che sarà possibile effettuare un funerale e davanti alle lapidi si potranno mettere anche nomi di fantasia. (3) Sono stati chiamati i feti “bambini” distorcendo il significato scientifico-pratico di ciò che si sviluppa nei primi tre mesi di gravidanza e dando un ulteriore significato simbolico al feto come già bambino. E da “bambini mai nati” si trasformano addirittura in “angeli” come dice Angelo Dorsi “ loro sono, addirittura, appunto, “gli angeli”; gli altri restano materiale organico, deiezioni di donne assassine, come tra le compassionevoli schiere del sedicente “Movimento per la vita” vengono bollate le donne che hanno abortito; dunque non meritevoli d’altro esito che quello ovvio dei rifiuti speciali di ospedale.”(4)

In realtà il cimitero dei feti di Roma è solo una delle tante tappe della “crociata anti abortista”; nel 1997 infatti l’assessore regionale alla Sanità autorizza un’associazione antiabortista di Novara ad organizzare il “funerale dei feti” ogni fine mese, nel 2000 due sacerdoti irrompono al S. Camillo di Roma e tentano di impedire l’interruzione di gravidanza di una tredicenne, regolarmente ricoverata con l’autorizzazione del giudice tutelare e nel 2003 in Nicaragua – ci spostiamo in America Latina – una bambina di nove anni, stuprata e rimasta incinta, ha potuto essere sottoposta a interruzione di gravidanza solo segretamente; l’arcivescovo di Managua che si era speso in numerose pressioni psicologiche, evidentemente non andate a buon fine, ha chiesto poi l’incarcerazione dei medici abortisti non prima però di aver proceduto alla loro scomunica. (5) Arrivando poi a Milano nel 2007, quando viene inserita una nuova norma nel regolamento per i cimiteri: obbligo di sepoltura anche al di sotto delle venti settimane; con il voto di tutti compresi Ds e Rifondazione. La norma ha introdotto l’obbligo della sepoltura per gli embrioni e i feti provenienti dagli aborti. Tutti gli aborti, fin dalla prima settimana di gravidanza. Obbligo di sepoltura – sepoltura di stato – a carico della pubblica amministrazione. Anche per donne non consenzienti. Flamigni, professore di ginecologia, componente del Comitato nazionale di bioetica, all’epoca aveva dichiarato al Manifesto: “il provvedimento risponde alla linea scelta dalla Chiesa di dare forza all’etica della verità anziché quella della compassione. Un’etica molto difficile da sostenere perché cozza con le verità degli altri” “Inoltre l’aborto scelto o subito dalla donna è diventato, con le nuove tecnologie in grado di far sentire il battito cardiaco e di fotografare l’embrione, un problema psicologico molto più grave di quello di 20 anni fa. Non capisco perché aumentarne il grado di sofferenza”. Ed il ginecologo del Sant’Anna di Torino Silvio Viale disse: «Un tentativo di ridurre la libertà di scelta e l’anonimato della donna garantiti dalla legge 194, e di introdurre surrettiziamente lo stato giuridico dell’embrione».(6)

Come fece Formigoni nel 2007, anche sul sito del comune di Roma si parla dell’opera come di “un importante servizio sociale rivolto ai genitori che potranno vedere rispettato il frutto del loro concepimento e avranno a disposizione un luogo dedicato dove recarsi”.
Si parla di servizio sociale quando il policlinico Gemelli, centro di riferimento per famiglie con figli affetti da malattie gravi, centro riabilitativo cui fanno capo decine di genitori, ha un debito pubblico talmente elevato che a Dicembre il personale non ha ricevuto gli stipendi. E i soldi della ASL vanno a finanziare il cimitero dei feti? Non esistono più assistenti per disabili in grado di accompagnare i bambini diversamente abili nel percorso scolastico per cui i genitori sono costretti a rinunicare al lavoro per tenerli a casa. Se questo significa dare dignità alla vita..

Tra le fila delle stesse persone che hanno presieduto queste opere si parla di “rispetto per la vita” ma quando viene il rispetto per la vita della donna, della madre? Questo è l’assurdo: ci si preoccupa tanto di rispettare una creatura che tutti gli studi scientifici ci dicono non avere sentimenti e si calpesta la dignità di un’altra, questa si, in grado di soffrire con atti violenti e raccapriccianti frasi come quella della Belfiore sulle discariche. E tra le stesse fila il valore della vita senza il bollo “cittadino italiano” sembra perdere improvvisamente tutto questo valore, tutta questa importanza. Ci si preoccupa di inventare nomi per qualcosa non ancora divenuto persona mentre rimangono senza le migliaia di uomini e donne che affogano nel Mediterraneo o vengono percosse e torturate nei CIE. Cos’è la loro? Non è vita?

(1)(2)(3) da repubblica.it
(4)http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2012/01/07/angelo-dorsi-cimitero-dei-feti-lultima-macabra-follia-dei-paladini-della-vita/

(5)http://resistenzainternazionale.blogspot.com/2012/01/sorvegliare-e-seppellire-il-caso-del.html

(6) Articolo da “Il Manifesto ” del 1 febbario 2007

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *