Zone rosse a tempo indeterminato – Inchiesta dall’Emilia terremotata

 

Di necessità virtù.

Quando hai in testa un progetto editoriale e ti senti dire dalle testate mainstream che “complimenti, è interessante ma non porta abbastanza clic“, quando sei convinto del valore di quello che hai in testa e quando senti che l’unica cosa che vuoi è portare a termine quello che hai iniziato, ti rimbocchi le maniche, drizzi le antenne e intercetti gli stimoli.

Per me e Cora è andata esattamente così. Dopo intere settimane passate tra la gente della Bassa colpita dal terremoto, dopo esserci spremute il cervello per decidere il taglio giusto di quello che volevamo raccontare, dopo esserci sentite dire di no da tanti, ci siamo con grande fortuna imbattute in Pubblico Bene.

Pubblico Bene è un progetto sperimentale di giornalismo d’inchiesta finanziato dai lettori, che ha come obiettivo quello di promuovere un’informazione indipendente basata sulla partecipazione dei lettori e dei giornalisti.

Attraverso il sistema del crowdfunding, Pubblico Bene dà la possibilità a temi che non rientrano negli interessi del mainstream di finire in prima pagina. E noi siamo davvero contente di esserci imbattute in questo progetto!

Ecco, quello che io Cora vorremmo proporvi! Guardate il trailer leggete la nostra proposta d’inchiesta!

http://youtu.be/IFZNWRhIdXo

Decine di campanili pericolanti, centinaia di cascine trafitte da crepe e migliaia di opere sepolte dalle macerie. I beni artistici danneggiati dal terremoto che ha colpito l’Emilia lo scorso maggio sono almeno 2500 e secondo i dati forniti dalla Regione, i costi per il recupero ammontano a quasi 3 miliardi di euro.

Ma i soldi per il restauro, non ci sono e la Bassa rischia di rimanere per ancora molto tempo costellata di zone rosse.Dietro a ogni edificio transennato, dietro a ogni strada chiusa e dietro ogni casolare, si nascondono, oltre alla storia del Paese, anche le storie di centinaia di persone.

L’inagibilità dei beni vincolati arreca infatti un doppio danno alla collettività: da un lato la mancata fruibilità del proprio patrimonio culturale, dall’altro l’impossibilità di tornare ad una vita “normale”.

Per capire la quotidianità di chi vive tra le rovine del cratere, abbiamo raccolto storie paradossali: anziani costretti a vivere in roulotte per il pericolo di crollo di un campanile sulla propria casa, esercizi commerciali chiusi per mesi per la vicinanza di chiese inagibili vincolate, ingenti risorse pubbliche impiegate per messe in sicurezza trionfali.

Ma come tutelare il patrimonio artistico danneggiato in tempo di crisi?

E come venire allo stesso tempo incontro alle esigenze dei cittadini?

Che tipo di risposte possono venire dal territorio?

Un viaggio nella Bassa per mettere in luce le contraddizioni, i bisogni e le opportunità di un territorio disseminato di zone rosse a tempo indeterminato.

PROFILO DELL’AUTORE

Anna Pellizzone ha studiato giornalismo della scienza ed è ora dottoranda in Scienze della Terra. Come giornalista ha lavorato presso l’agenzia di comunicazione scientifica Zadig,   è stata responsabile della pagina milanese del quotidiano Terra e ha collaborato con diverse testate tra cui Il Corriere della Sera e L’Espresso.

Cora Ranci è dottoranda in Scienze Politiche a Bologna, dove studia il caso Ustica. Come giornalista ha collaborato con Peacereporter, E il Mensile di Emergency, l’Unità.

MATERIALI REALIZZATI

Reportage video dalle zone colpite dal sisma.

 

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