Aggiornamenti da Istanbul: non è finita

nar photosLuca ci aggiorna telefonicamente sulla situazione ad Istanbul in queste ore:

“Le persone che sono state cacciate via da Gezi Park e da Piazza Taksim si sono date appuntamento oggi per tentare di rientrare. Proprio questa mattina c’è stata una visita ufficiale delle istituzioni cittadine a Gezi Park, con una conferenza stampa a cui però non è stato possibile accedere. Nel corso di questo incontro formale è stato ribadito che i parchi e i luoghi pubblici non sono luoghi in cui sia possibile tollerare assembramenti, proteste e manifestazioni.

La gente ora non è più quella folla immensa e unitaria dei giorni prima dello sgombero del parco: ora le 160 realtà che componevano la Piattaforma Taksim sono divise in piccoli gruppi, che si organizzano ritrovandosi in assemblee in diversi parchi della città. I partiti sono fuori da questi gruppi.

Adesso la gente sta tentando di rientrare nella piazza ma è impedito da massiccia presenza di polizia che carica, spara pallettoni e gas lacrimogeni. Vedo a terra le pozze rosse del materiale chimico urticante utilizzato negli idranti dalla polizia.

Non ci sono vie di fuga, per cui la situazione è piuttosto tesa e pericolosa.

Il progetto del Gezi Park è stato per ora fermato: tuttavia le proteste non si fermano, anche perchè è chiaro che il governo farà ricorso, si tratta solo di uno stop temporaneo. Inoltre la gente protesta contro l’avversione del governo alle forme di protesta e dissenso.

C’è tensione tra gruppi rivali, pro e anti Erdogan: di qualche sera fa un video di un grave episodio di violenza perpetuato contro una manifestante da parte di un sostenitore del governo. Ci sono persone armate di bastoni e altre armi contundenti in giro, sono pro governo e la paura è che questi scontri interni possano degenerare.

Intanto il governo Erdogan non viene messo in discussione, sta continuando la sua pratica repressiva ribadendo le proprie ragioni. La polizia è tanta, tantissima, sempre armata e spesso anche in presenza massiccia in borghese, esponendo sempre di più, di fatto, i manifestanti alla repressione.”

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