Aiutaci ad aiutare: la popolazione di Gaza non deve rimanere sola!
A Gaza è in corso una grave e generalizzata emergenza sanitaria.
Gli interventi chirurgici sono stati annullati in seguito alla sospensione del 19 maggio del coordinamento civile e della sicurezza tra l’Autorità palestinese e Israele, in protesta contro i piani di Israele di annettere vaste aree della Cisgiordania occupata, e con lo scoppio dei contagi da coronavirus.
I palestinesi di Gaza, normalmente, fanno domanda per le visite mediche all’ufficio locale del comitato per gli affari civili, gestito dall’ANP di Ramallah. L’ufficio si coordina con i militari israeliani che decidono se concedere o meno un permesso.
Prima della crisi del coronavirus, erano tra le 2.200 e le 2.500 le persone che uscivano da Gaza per andare ad Israele o in Cisgiordania per una terapia.
In aprile il numero di persone è calato drasticamente a 159, a cause delle restrizioni imposte in seguito allo scoppio della pandemia.
Gli ostacoli sono ovunque.
Al-Shifa è l’ospedale principale nella Striscia di Gaza per i pazienti che necessitano del trattamento di dialisi, ed ora l’ospedale si prende cura, secondo quanto riferito dal ministro della salute di Gaza, di meno di 820 pazienti su due milioni di persone.
Purtroppo, le restrizioni da Coronavirus hanno reso la vita di molti pazienti davvero difficile.
Con alcuni quartieri in lockdown in momenti diversi, soltanto arrivare all’ospedale è diventato difficile e doloroso per i pazienti.
Con una carenza di medicinali – nel complesso, il ministero della Salute di Gaza stima che gli ospedali della zona abbiano poco più della metà dei farmaci essenziali di cui hanno bisogno – ogni giorno è una sfida per le famiglie di Gaza.
Con tutte le critiche mosse contro l’ANP, la responsabilità del benessere di tutti nel territorio occupato ricade sulla potenza occupante, Israele. Questo è un tema che le organizzazioni per i diritti umani e la salute hanno ripetutamente segnalato nel corso degli ultimi mesi, poiché lo scoppio incontrollato della pandemia di coronavirus ha portato il settore sanitario di Gaza al collasso totale.
La procrastinazione israeliana nel consentire ai pazienti di viaggiare da Gaza e il regime dei permessi di Israele fatale per molti.
A Gaza, è vista come un’altra arma israeliana puntata alla testa delle persone.
In un periodo di 10 anni, dal 2008 al 2018, Israele ha impedito a oltre 51.000 persone di Gaza di recarsi in Israele o in Cisgiordania per cure mediche, secondo le statistiche compilate dal Centro palestinese per i diritti umani.
Dopo 13 anni di blocco israeliano, il settore sanitario di Gaza è decimato, con cliniche e ospedali che mancano di strutture di base, di medicine e di personale medico.
Maggiore è l’assistenza di cui un paziente ha bisogno, minore è la probabile che quella assistenza sia disponibile.
Ma possiamo fare qualcosa per supportare la popolazione della striscia di Gaza.
Partecipa anche tu alla raccolta fondi per inviare materiale sanitario agli ospedali di Gaza:
La solidarietà è un’arma, non lasciamo Gaza da sola!
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