Diario svedese (2)

11287934_1586456548300288_1723608256_nEccoci ancora qui in diretta dalla bella Stoccolma.
Oggi siamo stat* al centro sociale Cyklopen e ne abbiamo approfittato per visitare la sua biblioteca autogestita

Arrivat* nel quartiere di Hogdalen, non molto lontano dal centro della città, ci siamo addentrati in una zona verde dove, poco più in là, oltre un grande skatepark ecco che vediamo un edificio colorato interamente costruito in plexiglass.
“Qualche anno fa a causa di un incendio appiccato dai fascisti, abbiamo decido di costruire il nostro spazio interamente in materiale ignifugo” ci spiega Julia attivista del gruppo Allt Ät Alla, “grazie all’aiuto di architetti volontari e alla nostra mano d’opera in due anni siamo riuscit* a costruire questo edificio”. Poco più in là dal centro sociale è situato un campo rom in cui i/le compagn* svolgono diverse attività che vanno dalla scuola di svedese alla cucina comune.

Piacevolmente sorpresi dall’intraprendenza de i compagn* svedesi, siamo entrat* ad esplorare il posto. Subito ci imbattiamo in una sala adibita per i concerti con un palco sulla sinistra e un bar sulla destra. I materiali utilizzati sono ferro e vari metalli recuperati. Anche all’interno il centro sociale è variopinto e si respira un clima “artistico”: giallo, verde e rosa sono i colori che caratterizzano il posto. Salendo al primo piano, superiamo uno spiazzo intermedio con tavolini e sedie circolari dai quali poter comodamente vedere il palco. Al piano superiore troviamo tre stanze: la prima, dove terremo l’incontro, è una stanza molto grande adibita per eventi e dibattiti con un bar, diversi tavoli e un proiettore; da degli oblò in stile marittimo si intravede la sala lettura seguita dalla libreria politica piena di testi e dossier di movimento, dove anche noi abbiamo lasciato il nostro contributo regalando a Cyklopen i nostri dossier No Expo, alcune riviste anarchiche e comuniste e un testo di Dante, dato che alcun* compagn* della libreria sono interessat* alla cultura italiana e attent* all’elaborazione di testi politici tanto da tradurre in svedese i testi di Toni Negri.

Sono le 18 e la sala inizia a riempirsi di compagn* e persone vicine allo spazio. Per iniziare l’incontro decidiamo di partire da una critica al paradigma che Expo rappresenta. Iniziamo quindi parlando dell’immaginario che la Fiera Universale ha creato in questi mesi di propaganda spietata. Dai partners ai colori utilizzati in un’abile azione di greenwashing, Expo2015 millanta sostenibilità, attenzione verso i Paesi più poveri e verso un alimentazione corretta, ma per parlare di queste tematiche decide di collaborare con alcuni tra i più grandi colossi mondiali, gli stessi che deturpano il pianeta e assoggettano i Paesi del Terzo Mondo in nome di un profitto cieco e spietato. Abbiamo poi analizzato i diversi processi che hanno attraversato la nostra città come la gentrificazione e le modificazioni che Milano sta subendo a causa del Grande Evento: dalla riqualifica elitaria subita da alcuni quartieri come Isola all’aumento dei prezzi di vita che stiamo vivendo, dalla chiusura della Stazione Centrale ai senza tetto alla militarizzazione della città, Expo non è solo un sito ai confini della metropoli, ma un vero e proprio stile di vita che ci stanno imponendo dall’alto e al quale quotidianamente rifiutiamo di aderire.

Passat* all’analisi delle questioni di genere che attraversano Expo , abbiamo deciso di mostrare il video di Women For Expo e subito ci accorgiamo delle espressioni basite dei/delle compagn*. Il modello di donna proposto si basa infatti su stereotipi svilenti e subordinanti. La donna viene presentata come regina della casa e attiva nella lotta alla malnutrizione mondiale, il tutto ovviamente da casa e con l’aiuto di un piatto… “E’ umiliante”, interviene un’attivista, “non credevo fosse possibile si spingessero a tanto”. Dopo questa triste parentesi ci siamo addentrat* nella spiegazione delle cinque giornate No Expo cercando di trasmettere nel modo modo più esaustivo possibile che cosa questi giorni di mobilitazione sono significati per noi e per la nostra città.

Terminato il nostro intervento abbiamo iniziato un ricco dibattito in cui le/i compagn* ci hanno fatto domande di diversa natura sulle modalità di reclutamento dei volontari e sulle dinamiche con le quali è stato possibile che questo grande evento si radicasse nel nostro territorio con questa potenza. Proprio come in Italia, anche qui in Svezia i processi di gentrificazione stanno cambiando radicalmente la vita della città e la conformazione dell’architettura; la privatizzazione dei beni pubblici sta ormai diventando all’ordine del giorno e domani sperimenteremo la creazione di una realtà alternativa proprio qui nel quartiere di Hogdalen insieme ai compagni e alle compagne di Allt Ät Alla, Il quartiere è infatti una delle zone della città che si trova attualmente nel bel mezzo di queste dinamiche.
Finito l’incontro, abbiamo preso parte alla serata organizzata nello spazio dove con musica e arte lottano e resistono all’austerity imposta dal governo svedese.

Marta&Davide

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