Gli indignados fanno un anno. A Barcellona sotto la Caixa Bank tra passato e futuro

 

 

Credits: AP Photo/Emilio Morenatti)

Un anno dopo ecco ancora gli indignados in piazza. Sono da tre giorni che a Barcellona presidiano Placa Catalunya, una delle più importanti piazze della città catalana, ciò nonostante gli “orari ridotti” imposti dal ministero della difesa dello Stato spagnolo, ma poiammorbiditi dalle autorità catalane. Il giorno ufficiale del primo compleanno è stato ieri e a Barcellona gli indignados avevano invitato la gente, proprio per il 15, alla mobilitazione, programmando un’azione contro la Caixa Bank: uno dei primi obiettivi politici del movimento.

L’azione consiste praticamente nell’accamparsi durante la giornata e la notte (e forse anche per i giorni successivi) nel piazzale antistante alla banca. Alla chiamata rispondono varie centinaia di persone che partecipano molto attivamente al dibattito dell’assemblea, sono molti, infatti, a prendere la parola. Sotto gli occhi di un nutrito schieramento di forze dell’ordine (elicottero compreso), l’assemblea si interroga sul da farsi proprio sotto il palazzo della Caixa Bank. La banca è accusata dai manifestanti per due motivi principali: quello di frodare i clienti e di essere complice del commercio di prodotti tossici. Il clima è ancora euforico nonostante la presenza dei Mossos d’esquadra, la polizia catalana, e tra un intervento in castellano e uno in catalano si ricordano le battaglie dell’anno passato, le vittorie, gli altri Paesi che si sono mobilitati: Cile, Usa in primis. Si afferma di aver scritto la storia presente e di esser in grado di occupare anche quella futura. C’è tempo anche per citare le altre lotte a cui gli indignados si sentono vicini: Palestina su tutti, ma anche quella dei Mapuche. Tutto questo davanti alla Caixa Bank.

L’importanza del posto per gli indignati sembra di estrema rilevanza, infatti un’altra assemblea di indignados si sta svolgendo quasi in concomitanza in Placa Catalunya. La scelta viene subito criticata nei vari interventi: “Placa Catalunya è il simbolo delle mobilitazion dell’anno scorso. Quest’anno la nostra lotta qui davanti alla Caixa Bank, in quanto questa è la settimana di mobilitazioni contro il capitale finanziario” urla un’attivista al microfono. Altri rincarano la dose: “tornare in quella piazza significherebbe solo festeggiare uncompleanno” e meglio ancora: “avrebbe solo un senso nostalgico”.

Le due assemblee riusciranno a sovrapporsi facendo sì che i manifestanti si ritrovino in più di un migliaio in Placa Catalunya e in varie centinaia davanti alla banca. Più sul pragmatico-organizzativo si muovono le discussioni dalla più partecipata accampata: si cerca di parlare del futuro e delle nuove mosse da poter proporre, si danno gli appuntamenti per il giorno dopo e si decide di supportare l’altro presidio. Ma solo uno sparuto gruppo raggiungerà l’accampata notturna.

Nel frattempo, i manifestanti, preoccupati dal possibile sgombero del presidio davanti alla banca vengono tranquillizzati dai Mossos. Gli indignados potranno dormire sonni tranquilli, la promessa è che non ci sarà nessuno sgombero durante la notte.

Arriva la mezzanotte e gli accampati mettono su una nuova assemblea, ufficiosa sembra. Stavolta si ripromettono di pensare qualcosa per il giorno dopo. Servono idee creative. La mobilitazione sembra, come diceva un manifestante di un collettivo nel nord della Catalunya: “il soffio della candelina e niente di più”. Magari lo si potrebbe contraddire già soltanto vedendo quello che sta succedendo a Puerta del Sol a Madrid, parlando degli arresti, dei feriti (tre), di repressione e di tanto altro. Poi però sembra veramente che la rabbia e il malcontento di tutte queste persone vengano moderati e fatti accampare.

Un potenziale gigantesco (come un elefante) è stato messo fuori gioco?

 

 

 

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